Dal Pasolini di Ferrara agli italiani Costanzo, Martone e Munzi. Passando per una giuria presieduta da Alexandre Desplat. Ecco la 71esima edizione del Festival

Le carte sono sul tavolo. La rosa dei film e dei registi che parteciperanno alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è svelata. Ad aprire le proiezioni, il 27 Agosto, sarà Birdman (o The Unexpected Virtue of Ignorance) di Alejandro Iñárritu, con un curriculum da 12 nomination all’Oscar (per i film precedenti) e un cast (quello attuale) di assoluto richiamo (Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts). Spiccano tra i registi nomi di peso come Andrei Konchalovsky, Amos Gitai, Peter Bogdanovich, ma anche Shinya Tsukamosto, David Gordon Green, Abel Ferrara e Roy Andersson, che di solito siamo abituati a vedere a Cannes. Per il secondo anno consecutivo in gara c’è inoltre un atteso documentario, The Look of Silence, di Joshua Oppenheimer, fuori concorso Salvatores e Lars Von Tryer. Ora che la macchina è stata innescata, mentre si lavora febbrilmente ai palinsesti e a oliare gli ingranaggi perché tutto funzioni al meglio, il tormentone parallelo è in fieri. Ecco i temi caldi:

La prima domanda scontata. Un po’ come i mondiali di calcio, il festival del cinema di Venezia produce sempre un certo nazionalismo, che si traduce nella domanda: e i film italiani? Il direttore Alberto Barbera ha raccontato di averne passati al setaccio parecchi, di questi 3 sono in lizza per il Leone D’Oro e si faranno notare. Si tratta de Il Giovane Favoloso di Mario Martone, con Elio Germano nei panni di Leopardi; Anime Nere di Francesco Munzi, girato (in dialetto calabrese) in un paesino dell’Aspromonte; Hungry Hearts di Saverio Costanzo che invece è stato girato a New York, con un budget contenuto, interpretato da Alba Rohrwacher e Adam Driver, ora impegnato nelle riprese del quarto episodio di Star Wars con George Lucas. “Non sono certo i film che sbancheranno il botteghino” – ha spiegato Baratta – “ma i festival rimangono uno dei pochi luoghi in cui la logica soffocante del profitto non costituisce l’elemento dominante”.

La seconda domanda scontata. Ci saranno le grandi star? A metterne in dubbio la presenza è la concomitanza temporale con il ben più accentrante Festival del Cinema di Toronto, ma di nuovo Baratta conferma che lo struscio di divi di spicco è assicurato: Al Pacino, Michael Kiton, Willem Dafoe, Ethan Hawke, Bill Murray, Edward Norton, e le attrici, naturalmente, a cominciare dalle francesi Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni, Charlotte Gainsbourg, ma anche le hollywoodiane Emma Stone e Naomi Watts.

Non è festival senza la madrina. Se l’anno scorso è stata una bionda, Eva Riccobono, ad aprire e chiudere il Festival, quest’anno sarà una bruna mediterranea. Luisa Ranieri è un’attrice di cinema e di teatro, con frequenti incursioni in fiction televisive. Debutta nel 2001 con Leonardo Pieraccioni nel film Il Principe e il Pirata. Fa il suo ingresso nel cinema d’autore tre anni più tardi con Il Filo Pericoloso delle Cose, episodio del film Eros di Michelangelo Antonioni (presentato alla 61esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia).

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La stanza dei bottoni. Tra i responsabili del verdetto finale ci sarà anche Carlo Verdone, assieme a Tim Roth, Sandy Powell, Joan Chen, Philip Gröning, Jessica Hausner, Jhumpa Lahiri, ed Elia Suleiman. A capo del panel di giurati: Alexandre Desplat, pluripremiato compositore di musiche per il cinema. Tra i maggiori successi, le saghe di Twilight e Harry Potter, ma anche i film di Wes Anderson. 

Tra il qui della crisi e l’altrove della letteratura. Se è vero che il cinema riflette lo spirito del tempo, è da constatare lo stato di crisi che i film raccontano, molti di questi hanno per tema la guerra (Good Kill di Andrew Niccol con Ethan Hawke e The Cut di Faith Akin, sul genocidio degli armeni). Ma c’è soprattutto tanta letteratura: l’atteso Pasolini di Abel Ferrara (con Dafoe, Riccardo Scamarcio e Valerio Mastrandrea), il Leopardi di Martone, The Humbling di Berry Levinson, tratto dal romanzo di Philip Roth, con Al Pacino, The Sound and The Fury di James Franco tratto da William Faulkner. Annunciata anche la presenza della politica nei film italiani (tra questi La Trattativa di Sabina Guzzanti).

Per dirla con Alberto Baratta: “un altro cinema possibile”.

Festival del Cinema di Venezia, dal 27 Agosto al 6 Settembre