In versione classica o sportiva, con maglieria preppy o dettagli fluo, torna il capospalla cammello: ecco quale versione scegliere e come indossarla

Un classico nell’armadio autunnale del gentleman, il capospalla cammello si ripresenta puntuale all’appuntamento con la stagione fredda.

Per questa stagione, però, la moda ne prevede due versioni: oltre alla classica, fatta di doppiopetto, vestibilità slim e pantaloni classici, guadagna punti anche una sua variante più casual, dal tocco sportivo, volumi morbidi e cinte in vita, con accessori dai tocchi di colore decisi.

Gli amanti della tradizione possono comunque dare un tocco di novità ad un sempreverde come il capppotto cammello, scegliendolo sì nel classico doppiopetto, ma abbinandogli maglieria preziosa, cardigan a v da abbinare alla camicia, come da Paolo Pecora, oppure optando per un lusso discreto e informale, come con il pull in cashmere di Pringle of Scotland, nel quale la classica lavorazione argyle dal gusto Vecchia Inghilterra si arricchisce di inserti in visone. Ancora, da Jil Sander, il doppiopetto cammello si svecchia, bilanciando il serioso maglione a collo alto con pantaloni dalla vestibilità mordida, ma soprattutto stringate dai volumi bombati, in pelle lucida, come quelle di Marni.

Dall’altra parte, a sostenere un’interpretazione più casual del capospalla, la nuova generazione di designer, come Andrea Pompilio, che lo immagina morbido e allacciato in vita, come una vestaglia, o nomi che sono ormai un marchio di fabbrica, come Paul Smith, che lo preferisce con i reverse del collo a lancia, ma indossato obbligatoriamente senza abbottonarlo, arricchendolo di dettagli in nuance forti, sciarpe o weekend bag in toni fluo. Ed allacciato in vita si porta anche il modello di ENN+W, la cui seriosa vestibilità slim si smorza grazie agli inserti in canapa sulle spalle. Meglio indossarlo con sneakers in pelle lucida, come quelle di Lanvin, e regalargli un guizzo street con uno zaino, da scegliere in nuance scure e rigorose fantasie geometriche, come quello di Valentino Garavani