Si è alzato il sipario sulla Fashion Week p/e 16. Ecco tutte le sfilate e i trend per la prossima stagione calda

Dal 19 al 23 giugno Milano mostra al mondo della moda maschile quale sarà lo stile che segnerà l’abbigliamento per la primavera/estate 2016. Colori, tagli, accessori, tendenze. ICON segue passo passo le sfilate per raccontarvi da vicino come la MIlano Fashion Week, anche questa volta, è stata in grado di stupire.

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(In aggiornamento)

FUSION. Sulle note di Non succederà più di Adriano Celentano si alza il sipario della fashion week di Armani che con Emporio Armani ha voluto ricordare un monito ai lui caro: ‘uomini vestitevi da uomini’. E così dall’incontro di mondi sfila una collezione che vede nella fusione tra Oriente e Occidente la sua peculiarità. Il rigore di re Giorgio si vede anche nella palette che non dà adito ad eccessi: grigio, blu, sabbia, fango. Cromie totali e polverose mosse solo da una nota di petrolio. Ampi pantaloni con pince profonde e baschi sulla testa che danno un sapore tutto metropolitano alla collezione. Sempre a Oriente guardano anche Stefano Gabbana e Domenico Dolce che rendono omaggio alle sete stampate di una Cina perduta ma anche ai giardini segreti e fioriti della Sicilia decadente cari alla maison Dolce&Gabbana. Naviga in altri mari invece Donatella Versace che vuole l’uomo un po’ pirata, un po’ manager. Dai completi dai toni grey spuntano T-shirt lunghe tono su tono per un gioco di sovrapposizioni leggere nelle sfumature naturali della terra. Un nuovo tribal, rivoluzionario, invece da MSGM: ricami e dettagli d’ispirazione tribale si fondono in maglie oversize, pantaloni con grandi pince e tute workwear dal gusto minimalista. E sotto i bermuda spuntano leggins in maglia a righe in un gioco fusion di volumi e pesi nei toi dei marroni bruciati, arancio e ocra.

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ANTICONFORMISTA. L’abito sartoriale? Blazer e bermuda. Così si affaccia sulla nuova stagione Corneliani che rilancia un rigore anticonformista dove lunghi trench scorrono fluidi fino alle caviglie e T-shirt in pelle di ampio volume si portano con pantaloni con stringi vita che disegnano la silhouette. Vive di contrasti anche l’uomo di Jil Sander che trasforma il tessuto più tecnico in abito sartoriale. L’antivento prende coì la foggia del blazer più classico mentre il coat si fa ampio e rigido disegnando mantelle con cappuccio in vernice color ghiaccio o total black. Da Marni invece predominano i toni intensi del blu, del verde bosco, del bordeaux per abiti dalle linee essenziali che riprendono però field jacket di gusto casual su pantaloni ampi ma corti alla caviglia o bermuda oversize. Uno sguardo al passato nei dettagli delle camicie con le punte del colletto allungate Anni 70 a contrasto con le sneaker in nylon e neoprene indossate sotto il completo più sofisticato. Alessandro Dell’Acqua invece da N 21 gioca con le sovrapposizioni e la fusione di generi. Genderless pare essere la nuova parola d’ordine dell’uomo anticonformista, che non disprezza tuniche lunghe,praticamente delle gonne, maglie oversize su bermuda e una certa attitudine rilassata che dallo sportswear si fonde con i dettagli bespoke.

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NEO CLASSICO. Stefano Pilati rilancia un concetto di neo classicismo che porta Zegna Couture su un gradino d’eccellenza sempre più alto. Dai tessuti che sa mixare in modo unico alle linee che aderiscono al corpo pur rimanendo morbide e fluide, come nei suoi Broken Suit, non c’è dettaglio che sia sfuggito allo stilista nel creare un guardaroba contemporaneo ma con tutti i dettami della più classica sartorialità. Una sinfonia di colori: dai madras pastello alle tonalità neutre, intervallate da bianchi ottici e total black. Completano il look fluttuanti coat e trench chiusi fino al colletto, gilet multitasche, bomber e blouson drappeggiati. Da Salvatore Ferragamo invece si mescolano aspetti classici, sartoriali e quindi di tradizione, con il mondo dello sport. «Lo stile è elegante, ma l’ho pensato in disequilibrio. Ho pensato a un collezionista eclettico che ama contaminare tutto con con le sue diverse sensibilità politiche e culturali», dice il designer Giornetti che ha giocato con le lettere che compongono il nome della maison per maglie dal gusto futurista e dai colori bruciati ma forti, quasi a rafforzare un mix tra arte e tailoring di nuova generazione.

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COM’È PROFONDO IL MARE. Già un mare profondo e calmo. Sinuoso e docile, ma elegante nel movimento ondulatorio. Sinuoso e fluido come la colezione di Giorgio Armani che non ostenta anzi cerca nella riflessione coerente la sua strada maestra. Fatta di grigi sfumati, toni mauve, azzurri nuvola e glicine. Anche i tessuti seguono l’andamento ondulatorio del mare e così sete lavate alternate a lane dai motivi check dal peso piuma si fondono in abiti morbidi, decostruiti, come solo Armani sa fare. E mentre Armani percorre rotte sicure, Dean e Dan da Dsquared2 mettono in scena surfisti californiani alla Point Break. Corpi tatuati da ‘mute’ full body tattoo che come una seconda pelle scolpiscono la silhouette. Modelli pronti al punto di rottura, veri no-limits men che dello sport estremo hanno fatto una divisa (glamour): pantaloncini da surfer incrostati di ricami multicolor, jeans oversize e poncho fuoriscala, portati come mantelli, o forse come coperte di emergenza per una notte di falò sulla spiaggia.

NATURAL WAY. «Questa collezione si ispira al fascino di un viaggio di ritorno alla natura, alla ricerca di un riposo spirituale», svela Tomas Maier da Bottega Veneta che approccia Madre Natura scegliendo tutte le sfumature più soft della palette della terra. I marroni bruciati, i verdi delle foglie, le nuance tenui del sabbia, fino ai blazer grigio scuro come l’ardesia tracciati da righe marroni e ai pull bianco glacier. Un tappeto di petali di rosa, invece, accoglie i modelli sulla passerella di Missoni che rinnova il motivo zig-zag con nuace delicate come gli arancioni, i gialli, i verdi in tutte le sue sfumature cosiì come i blu per bomber, maglie morbide. Tutto all’insegna di un lusso rilassato, molto sofisticato, per un viaggiatore cosmopolita in armonia con il mondo che lo circonda.

POST INDUSTRIALE. Prada non si omologa e anzi sembra rendere omaggio a una certo rigore workwear mixato alla freschezza giovanile di T-shirt con i ricami ironici di coniglietti pop, razzi, macchinine da corsa. La sfilata di Miuccia Prada sovverte gli schemi a partire dalla location che pare un mondo post-industriale capovolto:grandi lastre trasparenti scendono dal soffitto su un pavimento di cemento (progetto di OMA di Rem Koolhaas), sul quale afilano veloci uomini con shorts corti e soprabiti lunghi al ginocchio. Citazioni anche workwear con gli abiti che citano tute industriali, con le tasche posteriori chiuse da zip. Concetto workwear anche per Sunnei, uno dei nomi emergenti di questa Milano Fashion Week 2016 che dopo gli esordi al White ha presentato per la primavera 2016 una collezione che riecheggia le tute da meccanico, in tutte le sfumature di blu. Proponendo anche dei macro gessati oversize nelle proporzioni e dal taglio minimale. Zip, tasche grandi e tessuti effetto denim e lino per il duo di creativi Loris Messina e Simone Rizzo.

SPORT COUTURE. Italo Zucchelli per Calvin Klein trasforma il look con le fasce di velcro che regalano ai capi forme nuove. Sportswear sartoriale quasi che non dimentica le origii americane del brand, anzi le esalta nei capi icona come il giubbino denim in tonalità neutre come il beige e il classico jeans. Sempre sport oriented la sfilata di Moncler Gamme Bleu che questa volta si ispira al mondo del canottaggio per i suoi uomini in divisa. Rigore e colore le parole chiave per lo stilista Browne che sceglie shorts e bermuda seersucker a cui sovrappone blazer a righe di diverse dimensioni, bomber-piumino di ampio volume e cravattini che infiocchettano il look a righe da club inglese. Bermuda in struzzo e parka con dettagli tailoring invece da Pal Zileri che si evolve e stupisce con una collezione che traghetta il casual wear nella dimesione luxury dell’artigianalità made in Italy.

INTO THE BLUE. Il colore della primavera 2016? Non ci sono dubbi: il blue. In tutte le sue sfumature, come le onde del mare, lo stesso mare messo in scena da Antonio Marras che dedica la sua sfilata agli uomini che amano le acque cristalline e allo stesso tempo impavide dell’Oceano, come il proagonista del monologo di Alessandro Baricco: Novecento. Così i suoi modelli vestiti in giacche doppio petto bianche e blu attraversano una passerella fatta di pagine di libri dipinte di azzurro, e lo spettatore si tuffa in una collezione per marinai-poeti. Anche Brioni ha scelto le nuance del blue. Ma nei toni più polverosi del celeste. Abiti slim chiusi in vita da una cintura a evidenziarne la silhouette si alternano a spolverini leggeri come l’aria per una collezione che si appropria di tutte le tonalità del cielo per disegnare completi elegantissimi, disegnati da linee geometriche, da portare con sandali in pelle a doppia fascia. In suede ceruleo invece le varsity jacket di Canali con tasche oversize.

L’UOMO POETICO. Détournement è la parola chiave che Alessandro Michele ha scelto per la sua collezione. Ovvero quel gioco sottile capace di rimettere in circolo frammenti decontestualizzati. Un agire che distrugge e fa rinascere. Una pratica estetica che riannoda frammenti dispersi all’interno di un nuovo significante che in sé ha una dimensione univoca. Dove maschile e femminile si fondono e lasciano spazio alla delicata poesia di abiti in seta raffinati come pigiami di lontana memoria, decorazioni floreali come giardini incantati e ricami preziosi come i pappagalli che si posano leggeri sulle maglie dai colori raggianti che Gucci fa sfilare con armonia infinita nonostante il gioco perenne di contrasti e accostamenti. Dall’unione di generi parte anche la sfilata di Etro che immagina la passerella come un uovo, simbolo della vita primordiale, che nelle sue curve ha in sé la sintesi della perfezione e dell’essenzialità. Così la moda riflette la maestria della fluidità femminile con il rigore maschile. Camicie in georgette di chiffon si sposano ad abiti dal taglio sartoriale. E l’inconfondibile motivo paisley della maison si nasconde in una sorta di caccia al tesoro che lo vede a volte polverizzato, a volte più geometrico, ma sempre presente nei completi che vanno dal rosa al tabacco, fino al pervinca e al rame.

NEO ARMY. Ufficiale gentiluomo: questo l’uomo di Ermanno Scervino che sceglie la divisa militare ma la decontestualizza in chiave sartoriale con inattese maglie tricot impreziosite da punti luce dati da fili di pailettes argentate e intarsi floreali.