
È morto Chuck Berry: le 6 canzoni più importanti del padre del Rock
Si è spento a 90 anni il cantante di St.Louis: da Johnny B. Goode A You never can tell, i sei brani senza i quali il rock non sarebbe stato lo stesso
Se volete chiamare il rock con un altro nome, chiamatelo Chuck Berry
A dirlo, è stato tempo fa uno che non aveva bisogno di paggerie, John Lennon. Ed in effetti, il suo tributo al novantenne di St.Louis che si è spento ieri nella stessa città nella quale è nato non poteva essere più sentito: se non ci fosse stato Chuck Berry, il rock così come lo conosciamo oggi non sarebbe esistito. Così come non sarebbero esistite formazioni come i Rolling Stones, i Beach Boys, e anche i Beatles.
Galeotto a meno di vent'anni, carattere difficile, a fargli da padrino fu Muddy Waters, che lo introdusse al produttore di Chicago Leonard Chess. A colpire però non furono le sue radici blues, quanto la sua capacità di suonare la musica country, non un genere di solito ascoltato dai neri d'America. Già padre di una bambina, uno stipendio arrangiato mettendo insieme diversi lavoretti, la sua vita cambia quando Chess gli fa incidere Maybellene, adattamento del classico country Ida Red, che Chuck aveva portato quasi per scherzo all'audizione. Un milione di copie vendute, arriva dal nulla al quinto posto della classifica.
Il mix da lui inventato di blues con elementi del country e del boogie-woogie è la base sulla quale si fonda il rock'n roll moderno, dal quale prendono spunto molte formazioni in quel momento agli inizi. Dopo aver infilato un successo dietro l'altro, da Johnny B. Goode a Roll Over Beethoven, la sua carriera subisce una drammatica battuta d'arresto. Accusato di aver avuto rapporti sessuali con una minorenne sua dipendente in uno dei locali di sua proprietà e trovato colpevole, viene condannato ad una reclusione di cinque anni, che poi diventeranno tre. A nulla valgono le sue accuse di razzismo. Quando esce dalla prigione, sono arrivati gli anni cinquanta, i giovani hanno dimenticato la sua Duck Walk, e quelli che a lui si sono ispirati, lo hanno rimpiazzato sulla scena musicale. Beatles, Stones, e soprattutto i Beach Boys, che avevano creato uno dei loro più grandi successi, Surfin'USA, ricopiando Sweet Little Sixteen, un plagio che sarà riconosciuto e sanzoniato solo diversi anni dopo.
Le due band inglesi invece, in segno di rispetto inseriscono nei loro album delle cover dei suoi brani, contribuendo a riportarlo alla ribalta, tanto che ad un certo punto John Lennon e Chuck re-incidono insieme Johnny B. Goode. Un tributo che Chuck, re del rock n' roll, ha apprezzato solo in una certa misura, da padre fondatore del rock dall'ego spropositato, convinto del desiderio delle nuove leve di rubargli la scena.
My ding-a-ling rimane l'unico successo che raggiungerà il primo posto in classifica e segna il suo ritorno sulle scene negli anni settanta, che lo vedono esibirsi anche alla Casa Bianca. Una stella, la sua che riprende a brillare a fasi alterne, complici guai con il fisco, ma che torna alla ribalta grazie a Quentin Tarantino, che lo fa conoscere anche alle nuove generazioni inserendo You never can tell nella scena divenuta iconica di Pulp Fiction, protagonisti John Travolta e Uma Thurman.
A breve sarebbe uscito il suo nuovo album, chiamato semplicemente Chuck. Un album che il re non ha fatto in tempo a vedere.