James. Blue James. Così almeno lo "vede" la sua costumista. Dopo 50 anni di variazioni sul tema, tra film, mostre e memorabilia, l’eleganza di Bond continua a sedurre. Anche gli sponsor

Al tavolo del club Le Cercle, Sean Connery flirta con Sylvia Trench, la prima bond girl della storia. Indossa uno smoking sciancrato, papillon nero e pochette bianca. Pochi dettagli, semplici, raffinati e senza tempo. Inizia così Licenza di uccidere del 1962, primo episodio della saga che renderà James Bond l’agente segreto più celebre e ammirato del mondo.

In quel primo film era già forte il legame con la moda. Dopo una scazzottata, alla domanda dell’antagonista: «Chi ti ha addobbato così?», Bond precisa: «Il mio sarto a Londra». Vero: fu Anthony Sinclair, uno dei sarti di Savile Row in Mayfair, a definire l’eleganza di James negli anni 60.

Nei suoi romanzi, già Ian Fleming aveva definito con precisione lo stile del personaggio, spianando la strada a sarti e costumisti: «La valigia era una Revelation di cinghiale usata, che un tempo doveva essere costata molto cara. Il contenuto si addiceva perfettamente all’aspetto esterno: un abito da sera; un abito pied-de-poule bianco e nero per la campagna e il golf; scarpe da golf Saxon; un vestito blu scuro in “tropicale” uguale a quello che Bond indossava; qualche camicia di seta bianca e qualcuna sportiva di color azzurro scuro, con le maniche corte e il colletto chiuso; calzini e cravatte; biancheria di nylon e due lunghe camicie da notte di seta bianca che Bond preferiva al comune pigiama. Tutti senza etichette né iniziali» (Una cascata di diamanti, pag. 38, Garzanti 1967). E il Connery più iconico veste nello stile dell’autore: pantaloni informali, camicie di cotone, polo, un maglione, tutti declinati in blu scuro o panna. Niente cintura o bretelle: i pantaloni hanno linguette laterali regolabili, le Daks top, inventate da Simpsons of Piccadilly.

Il GENTLEMAN IN PALESTRA — «Il Bond di Craig ha molto in comune con quello di Connery», spiega Lindy Hemming, la costumista che veste Bond da GoldenEye (1995). «Quando Daniel è stato chiamato per Casino Royale, la sua fisicità mi ha subito convinta che 007 poteva tornare a essere un eroe elegante e casual, proprio come ai tempi di Connery, che resta il più sofisticato degli interpreti (anche se il mio preferito è Brosnan, alto, magro, elegante). Così, ho inventato per lui un look che mischiasse classico e contemporaneo e che ricordasse i primi film della serie».

Anche gli accessori sono parte integrante del fascino di 007, come gli orologi di classe, dal Rolex Submariner fino all’Omega Seamaster, che accompagna Bond dal 1995 e che è stato scelto proprio da Lindy, ospite d’onore all’inaugurazione della nuova boutique Omega a Londra. Tra l’altro, al mezzo secolo del Bond cinematografico la maison svizzera ha dedicato un nuovo modello in edizione limitata, il “Seamaster James Bond 007 50th Anniversary Collector’s Piece”.

Mentre in rete è possibile scegliere tra i look di Connery nel sito del già citato Sinclair, acquistare gli abiti di Tom Ford (www.tomford.com), lo stilista che ha vestito Daniel Craig in Quantum of solace (2008) e, per i fan di Pierce Brosnan, quelli di Brioni (www.brioni.com), che per l’occasione ha realizzato anche uno speciale smoking “Brioni for James Bond”, venduto in pochi e selezionati negozi.

«Quando lavoro su un ruolo», continua la Hemming, «prima immagino il suo look ridotto all’essenziale e poi gli cucio i costumi addosso in base alla sceneggiatura e alle particolarità dell’interprete. Daniel Craig è uno 007 che esplode nei propri abiti. La trasformazione del personaggio da gentleman britannico a duro palestrato è uno specchio del nostro tempo». I richiami a Connery sono comunque evidenti: in Casino Royale (2006) Craig indossava un costume da bagno di Grigio Perla che citava gli shorts di Thunderball – Operazione tuono (1965). Anche in Quantum of Solace lo smoking era un omaggio al capostipite, benché con qualche variante: Craig indossava una fusciacca e i pantaloni non avevano pieghe. Tuttavia, a parte la larghezza dei risvolti, ogni altro dettaglio era identico: stile classico, mai datato. «Detto questo», conclude la Hemming, «se dovessi definire il personaggio con un’immagine, Bond secondo me è blu. Ovviamente, blu inglese».

testo: Gerry Mandara