Paris Fashion Week, backstage e tendenze delle sfilate maschili di Parigi

Paris Fashion Week, backstage e tendenze delle sfilate maschili di Parigi

di Annalisa Testa

Decostruzione della formalità maschile. Dopo gli show di Milano e Firenze, Parigi esprima la sua idea di mode masculine.

Un’opera poetica. Una voce soave che accompagna un defilè che parla di una nuova sensibilità al romanticismo. Pierpaolo Piccioli chiama sul palco l’artista FKA Twigs per accompagnare la sua idea di sartorialita. L’abito, un valore che ritorna nei racconti di Valentino che sembra prendersi cura dell’educazione alla moda delle nuove generazioni. Tagli precisi, silhouette snelle e fluide. Nero, quel nero profondo che pochi riescono a immaginare. Nero, bordeaux e poi grigio piom. Illuminati da apparizioni bianche e avorio su cui ecco le immagini floreali di Inez e Vinoodh e le parole sentimentali di Melanie Matranga ingrandite fino a diventare astratte.

Cartier Williams, un giovane ballerino di tip tap di Washington, accompagna gli ospiti presenti allo show di Virgil Abloh per Off-White in attesa del primo look. Ed eccola in passerella, la sua collezione per la prossima stagione fredda. Una ricollocazione dell’abito maschile che si allontana un po’ dal suo solito streetwear, fatta di abiti che si sono evoluti verso una maturazione e una consapevolezza di un cambiamento naturale. L’evoluzione di Abloh non è ancora verso il formale, decisamente, ma la strada è quella. 

Romanticismo decadente potrebbe essere il titolo della prima collezione che Federico Curradi, Direttore Creativo Rochas Homme, questa volta, porta in passerella. Abiti disinvolti di poeti maledetti esprimo un’eleganza intensa, un po’ al di là dei confini abituali. Il guardaroba è fatto di tessuti preziosi su cui aleggia un nuovo senso di decorazione. Collane, catene, orecchini, spille, sbocciano su camicie, cappotti legati in vita e stivali inglesi.

Da Louis Vuitton si parla di nuovo di abito formale. È tra le nuvole che Virgil Abloh, direttore Artistico delle collezioni maschili, riflette sull’evoluzione dei codici di abbigliamento tradizionale. Un taglia e cuci che si legge anche nell’allestimento che capovolge la prospettiva infantile a cui il designer era solito aderire. I fanciulli si vestono ora di abiti e camicie surreali, di denim stampati con figure oniriche e dei simboli dell’artigianalità sartoriale.


A Parigi Paul Smith riflette su cinquant’anni di creatività e guarda avanti con positività azzurro cielo. Prima dell’inizio del dèfile, un video mostra la sua carriera. Cinquant’anni di sfilate e successi, la storia di una moda in evoluzione, un viaggo sartoriale che si racconta attraverso una scossa aggl abase degli archetipi che sono stati i pilastri della maison londinese. 

Il designer reinventa stampe e forme che sembrano uscire dal suo archivio, dai soprabiti doppiopetto che le impunture a contrasto ai cappotti con i bordi ancora grezzi. E poi la sartoria, pulita e snella, che ricorda i suoi cartamodello degli anni Settanta, ma riportati sotto i riflettori con una nuova lucentezza. 

Sembra un viaggio che parte dall’India per terminare a Los Angeles. Una mescola di anima dandy e stile cowboy, interpetati con naturalezza e tradizione dagli abiti disegnati da Clare Waight Keller per l’uomo Givenchy che pian piano sta tornando ad avere una sua identità. Nell’headquarter parigino sfilano nomadi della New Age dove la decorazione diventa una storia che racconta di edonismo e feticismo in un elegante guardaroba del futuro. Blazer a doppio petto e cappotti stretti si allacciano con fermagli, spille kilt e catene impreziosite da ciondoli. Camicie e gilet avvolgenti, risvolti a contrasto, strati di lattice dai toni gioiello e fasce girovita con zip e su tulle elasticizzati. Un guardaroba con l’alto potenziale di attrarre le nuove generazioni. 

  

Fumo multicolor e atmosfera drammatica per il backdrop di Dior. L’ispirazione di Kim Jones si chiama Judy Blame, icona punk anticonformista che contamina il senso della couture di Christian Dior rielaborandone i codici. Gli abiti sono ricchi di ricami, adornati da guanti lunghi, perle e spille di sicurezza. Sfilano cappotti in raso e camicie lunghe fino al ginocchio, fasce da cerimonia, maglioni ricamati a mano, montoni rovesciati e doppipetto con reverse in velluto.

Canada Goose svela la sua ultima collaborazione con il label parigino Y/PROJECT. Una capsule di sei capi tra parka asimmetrici, maglie e benies reversibili disegnati reinterpretando i modelli più iconici del brand.

Un fumetto dipinto ad aquerello, quello di Hugo Pratt e del suo Corto Maletese, è il trampolino di lancio di Bruno Sialelli, direttore creativo di Lanvin che sfila in quell’edificio brutalista che è il Centre national de la danse a Pantin, alle porte di Parigi, con una collezione che sembra essere destinata ad una nuova gioventù. Gli avventurieri di Lanvin indossano cappotti da ufficiale e scarpe da skateboard dai volumi esagerati e lacci fluo. Portano camicie di seta, su cui ecco di nuovo la striscia di Pratt, e peacot jacket in pelle abbottonate fino all’ugola e al collo portano collane con appesi denti di squalo a rievocare il tema della collezione: beach birds.