Addio a Peter Beard, il fotografo che raccontò l’Africa
Peter Beard fotografato il 4 luglio 1981 nella sua casa a Montauk, New York. (Photo by Ron Galella/Ron Galella Collection via Getty Images)

Addio a Peter Beard, il fotografo che raccontò l’Africa

di Paola Corapi

Il fotografo e artista statunitense che ha raccontato la fauna africana è scomparso a 82 anni. Ha ritratto personaggi dell’arte e della moda, ma il suo lavoro più celebre è il libro “The End of the Game” che documenta la scomparsa degli elefanti in Kenya.

Peter Beard nasce a Manhattan il 22 gennaio 1938. Fotografo, artista, naturalista, ma soprattutto avventuriero di New York, è stato ritrovato morto quasi tre settimane dopo la scomparsa dalla sua casa di Montauk, nell’East End di Long Island. Aveva 82 anni. È conosciuto per le sue fotografie dinamiche e realistiche che hanno immortalato tutto il fascino di una savana selvaggia e sconfinata. Ma anche per i diari che aveva continuato a scrivere fin da quando era un ragazzo, per i suoi collage creati raccogliendo quasi ossessivamente qualunque tipo di oggetto, oltre che per la sua tecnica: abbelliva le sue stampe fotografiche con inchiostro e sangue (umano, il suo, e animale, da macelleria). Un creativo che, con il suo lavoro, ha influenzato artisti come Andy Warhol e Francis Bacon ma che considerava se stesso un uomo che semplicemente viveva:

«Ogni singolo momento della mia vita è servito solo ad ottenere vita attraverso di esso, non c’è un solo momento di programmazione. Tutto ciò che è (la mia vita) è proprio come una barriera corallina: accumulo accidentale»

MONTAUK, NY – JULY 25: Actor Peter Beard and actress Cheryl Tiegs attending 20th Anniversary Greenery-Scenery Celebrity Cocktail Party on July 25, 1981 at the Montauk Manor in Montauk, New York. (Photo by Ron Galella/Ron Galella Collection via Getty Images)

Cresciuto tra l’Upper East Side e Long Island, figlio di una famiglia illustre, ha iniziato a scattare fotografie da bambino ma è nel 1955, a 17 anni, che Peter fa il suo primo viaggio in Africa. Rimase folgorato. Lontano dalle convenzioni americane, qui scoprì la meraviglia e il dramma della natura, che avrebbero condizionato tutta la sua poetica artistica.

Entrato a Yale per intraprendere studi medici, cambia rapidamente rotta e inizia a studiare storia dell’arte. «Ben presto divenne dolorosamente chiaro», disse in seguito Beard, «che gli esseri umani erano la malattia». Torna in Kenya l’estate dopo il suo ultimo anno e qui fotografa e documenta la scomparsa degli elefanti e di altri animali selvaggi, scatti che saranno pubblicati nel suo primo libro: The End of the Game. Di questo capolavoro, come riportato dal New York Times, nel 1965 il giornalista americano J. Anthony Lukas scrisse:

«I ritratti degli animali stessi – vivi, morenti e morti – sono superbi. Questi non sono ‘graziosi’ scatti di gazzelle di Walt Disney che saltano attraverso i prati o pappagalli che chiacchierano nel verde della giungla. Le foto di Beard catturano tutta la ferocia selvaggia degli animali che devono dimostrare ogni giorno che sono adatti a sopravvivere»

A woman looks at a photograph titled ” Large Crocodrillos” by Peter Beard during a press preview on April 2, 2008 at Sotheby’s in New York for the Quillan Collection of Nineteenth and Twentieth Century Photographs that will go on sale April 7, 2008. AFP PHOTO / TIMOTHY A. CLARY (Photo credit should read TIMOTHY A. CLARY/AFP via Getty Images)

Peter Beard ha vissuto e lavorato in Kenya per lunghi periodi. Collabora con la scrittrice danese Karen Blixen e, a metà degli anni ’70, camminando per una strada di Nairobi conosce Iman, la supermodella e attrice somala, futura moglie di David Bowie.

Una vita intensa ma segnata da cicatrici profonde. Nel 1977, mentre si trova a New York, la sua casa di Montauk viene distrutta da un incendio e, con lei, il lavoro di decenni, tra fotografie e diari, oltre che i dipinti che avera realizzato di Warhol e Bacon. Nel settembre 1996, invece, durante un picnic vicino al confine tra Kenya e Tanzania, fu attaccato da un elefante. Per giorni lotta fra la vita e la morte, i danni al suo nervo ottico lo resero cieco, ma nel tempo ha riguadagnato la vista e la capacità di camminare. 

Oltre a documentare la fauna e la natura dell’Africa, ha fotografato alcune delle donne più belle del mondo nei servizi di moda per Vogue, Elle e altre riviste. Nel 2009, poi, è stato scelto come fotografo per il calendario Pirelli in Botswana. 

Questa era la sua vocazione all’arte, talmente immerso nella natura da subirne il sublime e il dolore, ma con uno spirito di sopravvivenza tipico animale. Addio al fotografo della Natura.

Peter Beard. (Photo by Arnaud BRUNET/Gamma-Rapho via Getty Images)