Aspirazioni e sogni dell’uomo grato a Twilight

Le star, per lo più, adorano la fama. Si inebriano di lusinghe e adulazione, e amano essere riconosciute. Trovano divertente mettersi in posa per i fotografi. Altre vivono come eremiti ed evitano persino le cerimonie di premiazione.
Robert Pattinson appartiene indubbiamente a questo secondo gruppo. Vive a Los Angeles, ma detesta essere fotografato. Ha eletto a residenza Los Feliz, nuovo quartiere hipster della città, confinante con Hollywood ma al riparo dai riflettori. E nonostante gli incassi miliardari di Twilight, gira per Hollywood alla guida di un pick-up Silverado da 1.500 dollari. «Mi piacciono i pick-up tutti ammaccati. Puoi farci salire un sacco di gente e nessuno si mette in mezzo, perché sanno che non te ne frega niente se vai a sbattere – è fantastico», mi ha spiegato Pattinson quando ci siamo incontrati alla presentazione dello spot dell’ultimo profumo Dior Homme. «Ogni tanto mi capita di essere inseguito dai giornalisti. Se guidi una bella macchina, i paparazzi sanno di poterti tagliare la strada. Ma non appena vedono il mio Silverado, capiscono che non ci metto niente a speronarli! Detesto avere gente che mi segue dappertutto. Così frequento solo locali dove so che non accadrà, anche se a Los Angeles saranno cinque».

Dipingere Pattinson come una star arrabbiata, tuttavia, sarebbe sbagliato. È un attore, ho scoperto, ossessionato dall’idea di crearsi un corpus di film di tutto rispetto. Ha un’estrema consapevolezza di dove vuole arrivare. «Ammiro le performance di grandi attori come Nicholson e De Niro, quando hanno messo a segno otto film di seguito, uno più bello dell’altro. Ecco, vorrei avere anch’io un periodo d’oro così. E ora credo di aver bisogno di un sonnellino!», ha detto scoppiando a ridere mentre chiacchieravamo sulla terrazza di un boutique hotel losangelino.
È garbato, Pattinson, sicuro di sé in un modo british, senza la studiata distanza di un aristocratico o di un laureato a Oxford. Il padre importava auto d’epoca americane. Robert ha cominciato a lavorare a teatro nel tranquillo quartiere londinese di Barnes, prima di ottenere una parte in una serie tv a soli 18 anni. Poi, ad appena 24, è arrivato il ruolo di Edward Cullen in Twilight, che l’ha trasformato in una star mondiale.

Eppure, il ruolo non gli si addice. Poche ore prima di essere stato scelto come testimonial del nuovo spot Dior, si trovava in uno dei suoi luoghi preferiti a Los Angeles, il riservatissimo e un poco inquietante Chateau Marmont.
In uno dei bungalow di questo albergo in stile gotico morì di overdose John Belushi. Nel vialetto d’ingresso, Helmut Newton ebbe il suo incidente automobilistico fatale. Mentre Lindsay Lohan ne è stata bandita dopo aver accumulato un conto insoluto di 46.000 dollari, di cui 700 di sole sigarette (in meno di sei settimane!). Pattinson, invece, che non è un festaiolo, ci va solo per gustarsi un drink, anche se la sera dell’anteprima della campagna di Dior una ventina di bellezze da capogiro hanno consumato il red carpet a furia di camminare avanti e indietro per attirare la sua attenzione.

Dopo averlo osservato per diversi giorni, alla fine ci siamo accomodati per un’intervista. A una condizione, però: non avremmo parlato di Kristen Stewart. La brusca fine del loro idillio risaliva a sei mesi prima, dopo la scoperta dell’affair dell’attrice con il regista Rupert Saunders. Essendo più anziano di Pattinson di una generazione, e avendo vissuto le mie pene d’amore, ho riconosciuto al volo l’uomo dalle ferite non ancora rimarginate.

Malgrado ciò, nella campagna pubblicitaria di Dior Homme non si avvertiva angoscia.
«Il primo giorno è stato complicato. Guidavo la Bmw a più di settanta miglia all’ora perché la sabbia era così soffice, e sono finito in acqua… assieme a una videocamera!», è scoppiato a ridere Pattinson. «Per fortuna Dior è stato comprensivo», ha aggiunto l’attore, un autentico workaholic che non va in vacanza da sette anni. «Non sono bravo a fare vacanze. E poi abito in una città dove splende sempre il sole. Perciò mi sento in vacanza tutto l’anno!».

Pattinson, benché multimilionario, è uno che sta attento a ogni centesimo. Prima della performance per Dior Homme, Pattinson ha rifiutato svariate offerte di brand di tutto rispetto. Nel caso di Dior, ha accettato (per un cachet, gira voce, superiore ai 10 milioni di dollari) a una sola condizione: avrebbe scelto lui il regista. Lavorare con Dior fa parte della strategia per rinnovare la sua immagine come attore. E la scelta è caduta su Romain Gavras, noto per i crudi videoclip realizzati per M.I.A. e simili. E – sempre col proposito di dare un taglio più sofisticato alla sua immagine – le foto della campagna, scaturite dalla mano di Nan Goldin, e in particolare i ritratti del making-of, ci presentano un Pattinson letteralmente intriso di dissoluta eleganza.

Robert ci riconduce a un’era precedente di Hollywood, in cui star come Burt Lancaster (nel Gattopardo di Visconti) e Jack Nicholson (in Professione: reporter di Antonioni) consideravano fondamentale lavorare con grandi registi europei. Scrollandosi di dosso il ruolo di teen idol, ha messo a segno una delle sue migliori performance in Bel Ami, dal romanzo di Guy de Maupassant, in cui il nostro irretisce tra le lenzuola Uma Thurman, Christina Ricci e la Stewart. Sì, di nuovo lei. «Avevo letto il romanzo a scuola ed era diventato una fissazione», spiega Pattinson. «Benché sia una storia scritta e ambientata in Francia, il cinismo del protagonista, quel fare il tifo per il perdente, sono elementi molto inglesi».
Ma anche se Pattinson aspira a ruoli di rango, come quello ottenuto in Cosmopolis di David Cronenberg, su Twilight è onesto: «È stata la cosa più importante che mi sia capitata. Sarebbe arrogante, follia allo stato puro, fingere non sia accaduta… Un’esperienza che avranno fatto altre venti persone al mondo. Voglio dire: incredibile».

Testo: Godfrey Deeny
Traduzione: Silvia Montis