I Kasabian tornano in tour con il nuovo ultimo album, 48:13, la moda celebra il loro stile da rockstar: bohémien e inequivocabilmente british

Si chiama 48:13 il nuovo album dei Kasabian, come i minuti che ci vogliono per ascoltarlo. Il gruppo di Leicester torna quindi sulle scene con il suo stile, ormai un marchio di fabbrica: mescolano abilmente un rock classico, sixities alla maniera dei Beatles, con un sound psichedelico, ispirato a formazioni come i Led Zeppelin e Primal Scream. Un album che faranno ascoltare dal vivo ai fan italiani nelle due date del tour, il 31 Ottobre a Milano e il 1° Novembre a Roma, dopo il concerto evento dello scorso anno in Piazza Duomo. 

Un successo che ha già celebrato il primo decennale, quello della formazione nata sui banchi di scuola sul finire degli anni novanta: il cantante Tom Meighan, il chitarrista Sergio Pizzorno e Ian Matthews iniziano come tanti, divenendo famosi come pochi. Nel 2005 vanno in tour come gruppo spalla degli Oasis, altro loro modello di riferimento. Il rapporto con i tempestosi fratelli Gallagher è di collaborazione, tanto che i due si dichiarano loro fan, e nel 2009 il chitarrista dei concerti dei Kasabian Jay Malher lascia la band per entrare nel nuovo gruppo di Liam, i Beady Eye. 

Raggiungono la fama anche nel Bel Paese più tardi, quando, nel 2010 accompagnano i Muse e addirittura gli U2 nei loro concerti. Una presenza scenica di grande carisma e la capacità di creare atmosfere parallele, piacciono al popolo dei festival, che li ha visti quest’anno al Glastonbury, e anche alle grosse produzioni cinematografiche hollywoodiane, che scelgono i loro brani per la colonna sonora di alcuni blockbuster, come in Tomb Raider o nel più recente The Avengers.

Ma a rendere riconoscibili i Kasabian è anche il loro stile, peculiare e inconfondibile. Dichiaratamente brit (nonostante Pizzorno vanti radici italiane, e nello specifico genovesi), hanno fatto loro la lezione dei grandi del rock inglese, da David Bowie in poi, rileggendola in chiave contemporanea. Capispalla scenografici, pantaloni solo se slim-fit, i quattro di Leicester non rinunciano mai al denim, eleggendolo pezzo base sul quale disegnare tutti i loro look. Più chiaro per il giorno, si abbina a blazer in velluto da dandy. Le camicie si arricchiscono di dettagli bohémien, al posto della cravatta un foulard in seta stampato. La cravatta però è un must per la sera: meglio se stretta, si inserisce tra i colli alla francese delle camicie, sotto blazer a motivi grafici, dalle righe al plaid, non ci sono limiti all’immaginazione. Il denim è nero, per concedersi l’illusione di un’eleganza più formale. Vero elemento di riconoscimento, le scarpe: sì ai boots che strizzano l’occhio agli anni sessanta dei Chelsea, ma solo se in pelli preziose, dall’aspetto used, con fibbie in vista e suole armaturate, dall’appeal sartoriale ma senza prendersi troppo sul serio.