A lezione di street photography da Fabien Ecochard con uno Xiaomi 14 Ultra in mano
Fabien Ecochard (Credits: Xiaomi)

A lezione di street photography da Fabien Ecochard con uno Xiaomi 14 Ultra in mano

di Paolo Capuano

Grazie alla Master class Xiaomi Supported by Leica, abbiamo seguito il fotografo francese per le strade di Madrid e Valencia. Scattando anche noi. Sperimentando. E chiedendogli i suoi segreti. «Con la fotografia di strada affronto l’ignoto e l’inaspettato»

Nel brusio di vie attorno a Puerta de Alcalá, emblema di Madrid. E poi a Valencia, tra i riflessi giocosi della Città delle Arti e delle Scienze, le maestose Torres de Quart che si ergono lungo le antiche mura urbane, e Calle Cañete, vivace di colori e graffiti… Con uno smartphone Xiaomi 14 Ultra in mano e un maestro di fotografia d’eccezione: lo street photographer francese Fabien Ecochard. E con lui, una schiera di fotografi, professionisti del ritratto e documentaristi, tutti dotati di uno Xiaomi 14 Ultra per immortalare attimi unici. Da Maurice Pehle a Javier Corso, da Rui Caria a Emanuele Di Mare. E poi Vasilis Makris, Anto Magzan, Dominic Nahr e Matt Stuart.

Due giorni speciali per esplorare e catturare l’anima delle città e il pulsare quotidiano da una prospettiva inedita, grazie alla Master class Xiaomi Supported by Leica. Seguendo i passi e i consigli di Fabien Ecochard, l’attenzione si è spostata su dettagli non sempre evidenti al primo sguardo. Abbiamo osato sperimentare e ci siamo divertiti, sentendoci per un momento street photographer con storie da raccontare. Del resto la filosofia della Master class è stata “See the world in a new light”.

Fotografo di strada a Parigi, Fabien Ecochard cattura frammenti di vita e momenti sospesi nelle sue immagini, creando un universo dalla forte atmosfera cinematografica. L’opportunità di averlo come maestro si è trasformata nella felice possibilità di intervistarlo.

Fabien Ecochard con Xiaomi 14 Ultra
Credits: Xiaomi
Fabien Ecochard alla Città delle Arti e delle Scienze di Valencia

Fabien, come sei entrato nel mondo della fotografia e cosa ti ha portato a concentrarti sul genere della street photography?

«Sono uno street photographer con sede a Parigi. È stato il viaggio a svegliare in me l’interesse per la fotografia. Guardando indietro, mi rendo conto che non sono mai stato attratto dai paesaggi da cartolina o dai monumenti famosi, bensì dalle persone. O meglio, dalle persone nel loro ambiente, perché ai miei occhi questi due elementi insieme raccontano una storia.

Naturalmente questa curiosità ha invaso la mia vita quotidiana, tanto che oggi non esco mai di casa senza la mia macchina fotografica. Un’immagine da catturare è sempre dietro l’angolo».

Il tuo lavoro da street photographer si concentra su soggetti spontanei e inaspettati. Nelle tue foto c’è quasi sempre un’idea di movimento, un’umanità viva e attenta. Come scegli i tuoi soggetti?

«Mi piace l’idea che, negli spazi pubblici, ogni giorno si incrocino centinaia di traiettorie, a volte anche senza che l’una si renda conto dell’altra. Siamo individui anonimi, eppure facciamo parte di un tutto, di un quadro che ci trascende. L’anima di un quartiere esiste solo attraverso le persone che lo abitano.

Ovviamente mi interesseranno i personaggi pittoreschi, ma anche le persone comuni che riescono a regalarmi una scena insolita. Questa è la grande bellezza e anche la grande difficoltà della street photography: il proposito è istintivo. L’idea che sta dietro ai miei scatti è quella di raccontare e documentare la vita, ma anche la città. Costruisco le mie foto in modo da far interagire corpi e ambientazioni, che rimangono inseparabili».

Hai fotografato le strade animate di Parigi, ma anche le contraddizioni di Istanbul, le luci al neon delle città americane, le strade di Tokyo… Qual è il tuo luogo preferito?

«Anche se considero ogni nuova destinazione come un vero e proprio soggetto da studio fotografico, il terreno di gioco preferito rimane la città in cui vivo, Parigi. Credo di amare soprattutto l’idea di poter creare nel mio ambiente quotidiano. Rimanere ispirati in casa propria è una sfida, ma è anche un’opportunità per offrire un lavoro più personale e approfondito, che a volte manca nella street photography.

Penso che ci siano tante Parigi da raccontare quanti sono i fotografi. La Parigi in cui vivo è vibrante, cosmopolita, a volte caotica. Mi sforzo di andare contro i cliché e la visione a volte troppo antiquata della capitale e cerco di catturare l’energia e la complessità di una città globale in continuo movimento».

Come ti rivolgi alle persone che fotografi? Le cogli di sorpresa? E come reagiscono in genere? Hai mai avuto problemi?

«Per me la street photography consiste nell’affrontare l’ignoto e l’inaspettato. Nessuno dei soggetti dei miei scatti si mette in posa e non chiedo mai il permesso. Con il tempo e la pratica, la maggior parte delle volte riesco a farmi dimenticare o a dare l’impressione di essere interessato a un altro soggetto. Il più delle volte le persone non sono sicure di essere il soggetto principale della mia foto e passano oltre. Non ho dovuto mai affrontare situazioni molto problematiche e, se inizia una discussione, di solito mi basta spiegare il mio approccio con un sorriso e mostrare il mio lavoro per stemperare ogni tensione».

Come riesci a bilanciare l’elemento di spontaneità tipico della street photography con la ricerca di composizioni e soggetti interessanti?

«Questa ricerca di equilibrio è continua, un allineamento di pianeti che premia la perseveranza del fotografo di strada. Ma questa esperienza ha il costo di migliaia di scatti non riusciti! Al di là della tecnica e delle regole di composizione, credo che si debba imparare a percepire le cose prima di rilasciare l’otturatore: è una questione di feeling e di tempismo».

Fabien Ecochard con Xiaomi 14 Ultra
Credits: Xiaomi
Fabien Ecochard con lo smartphone Xiaomi 14 Ultra

Lavorando con Xiaomi, hai avuto l’opportunità di esplorare la fotografia con gli smartphone. Quali sono, secondo te, i principali vantaggi e le sfide dell’utilizzo di uno smartphone come lo Xiaomi 14 Ultra per la street photography?

«Con mia grande sorpresa, mi sono reso conto che fotografare con uno smartphone non richiedeva di adattare la mia pratica. Posso passare da uno strumento all’altro senza che questo influisca sul mio approccio alla street photography. In alcuni casi, direi addirittura che lo smartphone offre vantaggi significativi. Innanzitutto perché è così compatto. Come si dice, “la migliore macchina fotografica è quella che hai sempre con te”, quindi cosa c’è di meglio di uno smartphone? In secondo luogo, credo che cambi il modo in cui siamo percepiti dai soggetti che fotografiamo. Invece di vedere un fotografo, vedono un passante che gioca con il suo telefono, qualcosa di meno invadente e più discreto».

Quali sono le principali differenze, se ci sono, tra la fotografia con una fotocamera tradizionale e quella con uno smartphone come lo Xiaomi 14 Ultra? E come ti poni nei confronti di queste differenze?

«Francamente, il confine tende a scomparire. Tanto che considero Xiaomi 14 Ultra più come una “fotocamera con telefono” che come un “telefono con fotocamera”. Per quanto riguarda le riprese, posso preimpostare lo Xiaomi 14 nello stesso modo in cui preimposto la mia fotocamera, fare la messa a fuoco a zona, avere un controllo totale sulla velocità dell’otturatore e sulla compensazione dell’esposizione, e persino destreggiarmi tra diversi obiettivi Leica senza dover svitare l’obiettivo. E poi posso sfruttare il formato Ultra RAW per ottenere il meglio da ogni immagine nel mio processo di editing».

Fabien Ecochard con Xiaomi 14 Ultra
Credits: Xiaomi
Fabien Ecochard per le strade di Valencia durante la Master classi Xiaomi Supported by Leica

Quali consigli daresti a chi vuole migliorare le proprie capacità fotografiche e affinare il proprio stile utilizzando uno smartphone?

«Oggi fotografare con uno smartphone non significa più scendere a compromessi sulla qualità. Per questo è diventato l’alleato perfetto per accompagnarvi in quello che è un passo fondamentale per ogni street photographer: la sperimentazione. Con uno strumento così compatto, discreto e performante, potete approfittarne per concentrare tutta la vostra attenzione sull’ambiente circostante e lavorare su ciò che alla fine conta di più: il vostro sguardo».

Quindi esci di casa sempre con la tua macchina fotografica… La fotografia ha un effetto terapeutico su di te?

«Porto sempre la macchina fotografica al collo. Credo che tutti noi siamo assorbiti dalla routine quotidiana, a volte abbiamo la sensazione di vivere la nostra vita con il pilota automatico, pensando costantemente al domani e ai nostri progetti. La street photography mi permette di dare un taglio netto a tutto questo, di dedicarmi completamente a ciò che mi circonda, di essere totalmente qui e ora. È un momento di riconnessione, con benefici quasi terapeutici. Tanto che oggi il momento conta più del risultato, la bella foto è la ciliegina sulla torta».

Hai una foto che ti sta particolarmente a cuore tra le tante che hai scattato? E ce n’è una che non hai ancora scattato e che ti piacerebbe fare?

«Faccio fatica a isolare una foto da un’altra. Le vedo un po’ come i frammenti di uno stesso mosaico: bisogna presentarli insieme e fare un passo indietro per fare il punto sul quadro finale. Insieme, raccontano qualcosa del fotografo.

Non ho in mente una foto che mi faccia sognare, perché associo la street photography al concetto di imprevedibilità. Parto dal principio che l’idea per la mia prossima foto mi è ancora sconosciuta, che le cose vengono a me e non viceversa».

Fabien Ecochard per Xiaomi
Credits: Xiaomi
Fabien Ecochard a Calle Cañete a Valencia

Chi sono i tuoi fotografi riferimento? Quali le fonti di ispirazione?

«Tutto mi ispira! Mi ispira il viaggio, sia fisico che in un libro o al cinema. Ma mi piace particolarmente immergermi nei libri dei pionieri della street photography a colori. Ernst Haas, Harry Gruyaert, Fred Herzog, Alex Webb, Joel Meyerowitz, Garry Winogrand, Gueorgui Pinkhassov, William Eggleston, solo per citarne alcuni!».

Infine, come vedi il futuro della street photography? Come si evolverà questa forma d’arte nell’era digitale e in una società in costante trasformazione?

«Come tutte le forme d’arte, la street photography dovrà fare i conti con le sfide tecnologiche e digitali del nostro tempo. Sempre più “foto di strada” generate dall’intelligenza artificiale stanno già proliferando sui social.

A dire il vero, però, vedo il futuro della street photography in una luce molto positiva. Innanzitutto perché è ancora una forma d’arte molto democratica: basta uscire di casa per iniziare a praticarla.
In secondo luogo perché permette al fotografo di disconnettersi da questo mondo virtuale e iperconnesso: continuerà a riportare umanità nelle nostre vite. Infine, mi dico che qualsiasi cambiamento avrà questo mondo, ci saranno i fotografi di street photography a documentarlo! ».