Un Paradiso chiamato Cook: fuggire lontano al caldo
David Kirkland/Ente del Turismo Isole Cook cookislands.travel

Un Paradiso chiamato Cook: fuggire lontano al caldo

di Rita Bossi

Mare perfetto, sabbie di zucchero, lagune magnifiche, profili indimenticabili. Isole Cook, minuscoli atolli (sono 15) dove tutto appare splendido e invita a godersi ogni istante. Rigorosamente senza fretta

Seducenti come un tamuré, dolci come il profumo del frangipane. Le Isole Cook sono quindici isole dei mari del Sud, perse nell’oceano Pacifico, terre di sogno dove lasciarsi conquistare da una filosofia semplice: il cooktime, ovvero il prendere la vita con calma inseguendo la felicità. 

Le Isole Cook: l’altra Polinesia

Poste a metà strada tra Nuova Zelanda e Hawaii, le Isole Cook, tra le prime 30 destinazioni di viaggio emergenti sul pianeta per il 2020, nonché la destinazione numero 1 in Oceania e Sud Pacifico, sono un eden primordiale ancora quasi intatto, con di spiagge incontaminate, vette vulcaniche e una curiosa vegetazione di agrumi che cresce all’ombra dei cocoties (i semi furono introdotti dagli ammutinati del Bounty) e fiori ovunque.

Come arrivare sulle Isole Cook

Si vola dall’Italia verso Los Angeles con British Airways, Lufthansa, Swiss, Norwegian soggetto a restrizioni; da Los Angeles verso Rarotonga con Air New Zealand.

Rarotonga, la piccola Tahiti

Verde, esuberante, montagnosa, Rarotonga, l’isola più grande delle Cook, ricorda una Tahiti mignon: ci sta esattamente 16 volte! Anche la natura è simile, con l’aggiunta di straordinarie spiagge bianche lambite dalle acque turchesi e trasparentissime di una grande laguna chiusa dal reef. All’interno, valli coperte di verde e fiori, incise da ruscelli limpidissimi che si aprono fra aguzzi picchi vulcanici in cui spesso si impigliano le nubi. 

La cima più alta è il Te Manga (652 m) seguita dal monte Ikurangi, la “coda del cielo”, la montagna sacra dei maori. 

Sulla costa settentrionale, la capitale Avarua, conserva tutto lo charme dei mari del Sud visti al cinema in cui Corto Maltese potrebbe trovarsi ancora a proprio agio. Poche strade si intrecciano fra loro intorno alla Main Road e alla sua perpendicolare Tutakimoa Road, dove si trovano negozi e caffé, qualche edificio moderno, molti edifici vecchiotti in legno e lamiera, un porticciolo pittoresco pieno di barche e di piroghe a bilancere. 

Da esplorare, la spiaggia di Titikaveka, la più bella dell’isola, con la splendida laguna e una barriera corallina da urlo, dove è possibile fare snorkeling o  immersioni a pochi metri di profondità e incontrare pesci tropicali coloratissimi, tartarughe, coralli e stelle marine blu. Un vero e proprio paradiso della biodiversità che gli abitanti di questo angolo di oceano hanno voluto preservare creando il progetto Marae Moana; nel 2017 è nata la più grande riserva marina del mondo, 1,9 milioni di chilometri quadrati dove la pesca commerciale e l’estrazione mineraria sono proibite. 

Sulla costa settentrionale a ovest della capitale, si trova Nikao Beach, tra la famosa spiaggia di Black Rock e l’aeroporto. Questo è il luogo ideale per fare surf e body-boarding in acque poco profonde. Rarotonga ha onde tutto l’anno, grazie a vari passaggi tra la barriera dove soffiano venti diversi. Il periodo migliore va da novembre a marzo. 

Notti “green” all’Ikurangi Eco Retreat, un glamping lussuoso ecosostenibile nel villaggio di Matavera, a Rarotonga. E’ un posto perfetto per chi desidera soggiornare a stretto contatto con la natura. La struttura dispone di uno studio – Tropical Are, 4 Luxury Safari Tents e l’esclusiva Ariki Safari Tent, costruiti su fondamenta superficiali per ridurre al minimo l’impatto ambientale; grazioso il Little Polynesian, un boutique resort, piccolo, in stile contemporaneo.

Per pochi dollari si può mangiare fish & chips di pesce pappagallo e tonno crudo di bontà inaudita al bar Trader Jacks in riva all’oceano. 

E di notte… tutti a bordo del Going Troppo il discobus che fa il giro dei locali notturni di Rarotonga a tappe e che, a fine nottata, riporta i nottambuli in albergo. 

Aitutaki, l’altra perla del Sud Pacifico

Altrettanto sensazionale Aitutaki, una specie di Bora Bora in piccolo. Il vecchio vulcano ammorbidito in ondulate collinette galleggia al centro di un immenso triangolo d’acque turchesi da cui spunta una moltitudine di motu, gli isolotti corallini, come Honeymoon Island, una striscia bianca di sabbia che emerge di soli 10 cm dall’acqua azzurrissima, raggiungibile con una mini crociera. Da qui, camminando quasi sull’acqua trasparente, si raggiunge One Foot Island, uno degli atolli più belli al mondo e unica isola disabitata ad avere un ufficio postale dal quale potrete inviare cartoline e farvi timbrare il passaporto con il famoso timbro a forma di piede.

Sull’isola si può salire in cima al monte Maungapu che, secondo la leggenda, sarebbe la cima del Raemaru, la montagna mozza di Rarotonga, portato qui come trofeo di guerra dagli abitanti di Aitutaki dopo una spedizione punitiva contro l’isola principale. La passeggiata richiede mezz’ora e offre un bellissimo panorama su tetti rossi nascosti nel verde esuberante della vegetazione e sulla sterminata laguna, letteralmente color acquamarina. 

Notti da re al Pacific Resort Aitutaki (un Leading Hotels of the World) miglior resort dell’arcipelago. Lusso sobrio in stile polinesiano, con grande attenzione al dettaglio. I bungalow, circondati da palme e piante, guardano tutti la spiaggia; 

sul motu privato di Akitua, l’Aitutaki Lagoon è unico. Oceano e cielo si confondono, e la sabbia è leggera come borotalco. 

Due indirizzi dove mangiare buon cibo: 

Koru Café, cibo fresco e ben cucinato; ottimo per una piacevole pausa caffé;

Tupuna’s Restaurant, uno degli imperdibili ristoranti di Aitutaki; in un giardino, sotto a un pergolato illuminato da candele, si gustano i migliori granchi delle Cook conditi con salsa al pomodoro e cocco, lime e peperoncino locale.

Atiu, l’isola delle caverne

Splendida Atiu, nota come terra degli uccelli, è selvaggia, naturale e mai toccata dal turismo di massa. E’ il gioiello più segreto dell’arcipelago, e la terza per dimensioni. Circondata da una stretta barriera corallina ospita una foresta tropicale pazzesca le cui piante si sono insinuate all’interno del suolo costituito da barriera corallina fossile (un fenomeno detto makatea). 

La foresta nasconde bellissime grotte calcaree: da visitare il Tiroto Tunnel,  galleria sotterranea che collega il lago di Atiu al mare. È possibile camminarci dentro, finché l’acqua lo permette, dato che la parte finale della galleria è sommersa. Un’altra grotta  è Anataketake, dove è possibile fare un bagno rilassante. 

Una delle zone più affascinanti è il Coral Garden, una piccola piscina spettacolare e naturale che si trova un metro sopra il livello medio del mare. La laguna è tenuta piena dalle onde delle tempeste vicino all’Antartide, che si infrangono sulla scogliera e la colmano. A volte queste onde si fermano e la laguna si svuota: tutti i pesci quindi entrano nell’unico punto profondo, denominato il giardino di corallo.