Il panorama dallo skydeck , una gita in bicicletta tra i mercati a filiera corta, i jazz club: la nuova Dolce Vita della città più sicura del mondo

Seconda a Sidney solo in popolazione, se Canberra è la capitale ufficiale australiana, Melbourne è di certo la rappresentante culturale del nuovo continente. 

Nominata dall’Unesco come città della Letteratura, titolo che si è aggiudicata prima di lei solo Edinburgo, secondo un recente studio dell’Economist, è anche quella più vivibile al mondo (e lo è per il quinto anno consecutivo). Metropolitana quindi, ma sensibile al fascino del cibo e non priva di panorami da mozzare il fiato (d’altronde l’oceano è solo a 140 km di distanza), fornita di un sistema di trasporti efficienti ma dall’allure vintage (è l’unica città in Australia a disporre di un sistema di tram, il più grande al di fuori dell’Europa), una visita nella metropoli più hip del continente (da svolgersi nel periodo natalizio, con l’estate appena iniziata nell’emisfero australe) merita almeno cinque tappe obbligate:

Skydeck Eureka 88: il grattacielo progettato nel 2006 da Fender Katsalidis rende onore  alla ribellione alla Corsa all’oro Vittoriana, ed è l’edificio più alto della città. 91 piani, all’88esimo dispone di un centro di osservazione dal quale godere da 285 metri del panorama della città attraversata dal fiume Yarra.

Il Queen Victoria market e i nuovi café: una lunga tradizione culinaria vuole l’Australia vicina ai sapori orientali, anche per ragioni di vicinanza geografica. Una filosofia che si è raffinata negli anni, per abbracciare le tendenze legate al food sì, ma con uno stampo più europeo. Nella parte storica di Melbourne, nella Flinders Lane carica di dimore storiche risalenti al secolo scorso ed edifici simbolo della città, come la Biblioteca cittadina, sono recentemente fioriti café dal gusto per l’interior design nordico, che mettono insieme aree attrezzate di wi-fi perfette per il coworking, e un’attenzione maggiore al cibo, con pietanze degne di bistrot e trattorie. Il risultato è stato quello di ridare lustro ad un intero quartiere, che ora da molti è definito come la Soho di Melbourne. Uno degli indirizzi più nuovi, nato quest’estate dalla mente di due giovanissimi fratelli dopo un viaggio negli Stati Uniti, è il Laneway Greens, che propone menù vegetariani, vegani e senza glutine in un ambiente piccolo e dal design che fonde legno e marmo. Le insalate e gli smoothie con la spirulina sono serviti in contenitori realizzati dall’artigianato locale e brandizzati Laneway Greens che è possibile acquistare, supportando le eccellenze del posto. Un vero segreto, invece, il Bar Americano, nascosto ai turisti tra i vicoli bui di Presgrave Place. Una sola stanza dalle dimensioni mini, dove è possibile consumare solo in piedi, nasce come banca nel secolo scorso per poi trasformarsi in un ritrovo per l’aperitivo all’italiana, guidato dal bartender di fama internazionale Hayden Lambert. Non solo al cibo, nonostante il nome, si dedica il Queen Victoria Market: un’area corrispondente a 2 quartieri, sette ettari, fondato nel lontano 1878, nei suoi 500 negozi si acquista artigianato locale, moda, e rimane aperto due sere a settimana, per ospitare eventi e festival legati al cibo o al vino, una grande passione del continente australiano (a ttobre è passato di qui il Pinot Palooza, annuale festival che unisce i migliori produttori di Pinot e la musica rock).

Arte contemporanea: la città al mondo con la maggiore densità di gallerie d’arte, Melbourne non a caso è la capitale culturale del continente. Un continente giovane, consapevole di non possedere un heritage artistico al pari degli Stati Uniti, senza neanche menzionare la vecchia Europa. Dalla National Gallery of Victoria Ian Potter Centre House (con la più grande collezione permanente di arte australiana) al Museum Victoria (il più grande dell’emisfero sud) la scelta è ampia.  Un’attenzione che si fa ancora più degna di nota se trasporta in città di dimensioni più ridotte, come nel caso del museo di Arte contemporanea di Bendigo, ex cittadina di minatori a soli 90 minuti dalla città. La Galleria nata nel 1887 annovera nella sua collezione permanente dipinti, sculture e ceramiche di artisti contemporanei australiani come Patricia Piccinini, Bill Henson, Dale Frank, Jan Nelson, Fiona Hall. Attualmente in calendario un’esposizione sull’arte contemporanea dalla Cina,Taiwan e Hong Kong (Ink: Remix) dopo la visita al museo è d’obbligo uno stop al Rocks on Rosalind, locale ricavato da una vecchia banca, con la sala sotterranea in quello che era il vecchio caveau.

Surf a Phillip Island: isoletta collegata alla terraferma da un ponte, l’isola di Phillip (140 km da Melbourne) è nota per la sua parata di pinguini, che ogni sera al calare del sole escono dall’oceano in gruppo per andare a passare la notte tra la boscaglia della spiaggia. Oltre che dai pinguini, l’isola è molto amata dai surfisti, che si esercitano anche in pieno inverno a Cape Woolamai, noto al pari della spiaggia di Bondi a Sydney.

Jazz club: ‘La scena musicale australiana è vibrante e Melbourne ne è davvero l’epicentro, con i suoi numerosi club, oltre ad essere la città nella quale vivono la maggior parte dei musicisti jazz più rinomati del Paese’. A parlare è Melanie Pose, program manager dell’evento più importante di tutto il continente, il Melbourne International Jazz Festival, (dal 3 al 12 giugno la prossima edizione, più quella che viene definita una Summer Series a gennaio), che raccoglie più di 300 musicisti da tutto il mondo, lasciando che si esibiscano non solo nei club, ma anche per le laneways e nei cafè. Tra i locali più quotati, secondo Pose, il Bennets Lane Jazz Club, il più longevo con due diverse aree che offrono musica, l’Uptown Jazz Cafè, il più recente, centro pulsante del jazz australiano dove mangiare sushi ascoltando musica, il Dizzy’s Jazz Club, costruito sul modello dei vecchi locali jazz dove unire una cena vera e propria all’ascolto della musica e il Make it up Club, luogo di sperimentazione con jam session improvvisate ogni giovedì.

A suscitare attesa è però l’apertura del Blue Basement, prevista per l’inizio del prossimo anno. A rendersene artefice Albert Dadon, musicista jazz che ha avuto un ruolo centrale nel trasportare in Australia la formula dell’Umbria Jazz (trasformandolo in quello che oggi è, appunto, il Melbourne International Jazz Festival). ‘La formula è quella della cena abbinata alla performance musicale, con la cucina italiana dello chef Luigi Buono‘ spiega Clemence Harvey, il direttore PR del luogo ‘ma la particolarità sta nell’affiliazione del club con il leggendario Birdland di New York, che ha ospitato nomi come Chet Baker, Nina Simone e Billie Holiday, ispirando canzoni e divenendo sede di molteplici registrazioni. Con due show per sera, tra leggende viventi e nuovi talenti, il Blue Basement promette di rivaleggiare con i migliori club di Londra, New York e Tokyo’.

E per chi preferisce il blues, a Bendigo c’è il Blues & Roots Music Festival, organizzato ogni gennaio nei club e nelle strade, oltre che performance mensili organizzate nei tram cittadini. 

Dove dormire: in uno dei 4 hotel dell’Art Series Hotel Group in città. Ognuno di essi prende il nome da un artista australiano (da Charles Blackman ad Edward Cullen passando per John Holsen) le cui opere decorano l’intera struttura, camere comprese. Se si va a Phillip Island, la scelta migliore è l’Oak Tree Lodge, un cottage vicino all’oceano dal fascino ruvido, dove gustare una tazza di caffè bollente sul patio guardando il mare.