Volge al termine la mostra del pittore americano al Museo Bardini, un gioiello della stagione estiva da vedere prima che arrivi ottobre.

La mostra al Museo Bardini John Currin:Paintings è arrivata a giugno a Firenze quale cavallo di battaglia dell’estate e potrebbe in effetti accreditarsi come una delle mostre più convincenti del 2016. Occorre quindi metterci il naso, per chi non l’avesse ancora fatto, poiché si tratta di un’esperienza che ha insieme del sensuale e del mistico e scavalca quegli ormai obsoleti paletti che tengono separato il pubblico dell’arte contemporanea dai cultori dell’antico. Perché qui dipinti contemporanei e la collezione permanente del museo sono messi in dialogo e si arricchiscono vicendevolmente di significati.

Ebbene, quando negli anni Ottanta, pittura e figurativismo sembravano essere un tantino fuori moda, John Currin, giovane artista originario del Colorado, ne faceva i suoi strumenti. Oggi il pittore americano è conosciuto per la sua ritrattistica insieme raffinata e grottesca, profondamente colta ma provocante, che cita la storia dell’arte e cita le riviste pornografiche. Spesso la sua pennellata superba è stata accusata di misoginia, per come la figura femminile è distorta, donne troppo gonfie o troppo scarne, ed esposta senza pudore in scene di una sessualità ostentata, da fanzine porno appunto, allestita però in contesti leziosi. Oscenità mai sgradevoli. Questa “voracità sessuale”, come hanno spiegato i curatori Antonella Nesi e Sergio Risaliti, sembra essere il contrappunto di una “frigidità morale” tipica di una società consumistica e viziata dal benessere. E la sua poetica non è poi così lontana da quella degli antichi maestri.

Ma quel che accade al museo Bardini è che i contenuti disturbanti sono assorbiti dall’eleganza dei rimandi. Così la mitizzazione del quotidiano, già intrinseca nei dipinti di Currin, si spolvera di metafisico e allora, Botticelli e Cranach, a cui l’artista americano da sempre si rifà, appaiono qui più presenti che mai.

John Currin, Paintings, Museo Bardini Firenze, fino al 2 ottobre 2016.