La sua storia, dalle origini negli anni Novanta all’ultima campagna di Moschino

Conoscere Milton Caniff, per esplorare il chiaroscuro dei lineamenti di Linda Evangelista, non è necessario. Però aiuta. Caniff nel fumetto del Novecento è quello che Picasso fu per la pittura: il più grande.
La top model italocanadese (è nata nell’Ontario, figlia di immigrati ciociari) sembra disegnata dalla sua matita, a cominciare dalle guance. Sull’onda del successo di Maleficent e del make up di Angelina Jolie, autorevoli studiosi hanno informato che esistono ricerche le quali dimostrano come gli zigomi alti  e scolpiti siano considerati attraenti in un volto femminile. Vero, ma, ad andar cauti, si sapeva dai tempi di Marlene Dietrich (che si era tolta un certo numero di molari, per ottenere uno scavo a favore di zigomo) e di Dragon Lady (la donna più sexy e moderna disegnata da Caniff, 70 anni fa, professione: piratessa).
Linda Evangelista ci è nata, e anche con gli occhi distanti quanto basta per evocare il magnetico sguardo del serpente (ce l’ha anche Joan Collins, per intenderci, e non a caso è la meravigliosa “perfida Alexis” di Dynasty), e con uno spietato arco delle sopracciglia (ti guarda e sembra che ti pesi, e se non sei alla sua altezza te lo dice con crudele sincerità). E pure con un taglio deciso e squadrato del volto, che promette “sfumature” inquietanti.
Tutto questo per dire che la definizione di modella superglam, molto usata per Linda, va stretta per lei, che è stata una delle muse di Gianni Versace. Anzi, la ragazza che, fotomodella e Miss Teen Niagara da ragazzina, a 17 anni

Si era decisa ad affrontare la passerella per noi

come ricordava la sorella Donatella. È lui che, proprio con Linda e le compagne, ha aperto la strada al trionfo delle supermodelle.
Lei non l’ha mai dimenticato:

Tutte noi dobbiamo dir grazie a Versace: è stato il primo a permetterci di esprimere la nostra personalità.

La marcia in più della Evangelista è dimostrata dal fatto che lei, top model simbolo dei primi anni Novanta, su quella strada continua a sfilare: all’alba dei suoi 50 (10 maggio 1965, la data di nascita). Raccontarla come una marcia trionfale, le farebbe torto, non foss’altro perché sarebbe storia noiosa: la vita di Linda, invece, è ricca di emozioni e di conflitti. Per niente ascetica, ha morso la vita con voluttà. “E ho fatto qualche sciocchezza”, ammetteva (con sfuggente allusione al fumo e all’alcol), ricordandoi suoi primi 20 anni.
Se le è lasciate alle spalle, chiedendo aiuto all’amore, dopo un matrimonio fallito, con Gerald Marie, direttore della Elite: Fabien Barthez, mitico portiere della nazionale francese (dello stampo degli Zoff e dei Buffon) l’ha educata agli sport (praticati, come il trekking, e ammirati, come il calcio, il basket, e l’hockey). I fidanzati sono cambiati: Kyle MacLachlan, Ugo Brachetti Peretti, Paolo Barilla (che le ha fatto anche da istruttore di sci), sino a Francois-Henri Pinault (papà, nel 2006, di Augustin James), sostituito da Peter Morton, ed è cambiato anche il taglio dei capelli (era partita con un cortissimo caschetto), ma The Chameleon (un minuscolo, decorato animaletto per il soprannome a una statua di un metro e 80!) ha mantenuto la sua travolgente capacità diinterpretare gusti e tendenze.
Linda Evangelista, che continua a vivere sotto i riflettori, merita il fermo immagine sulle foto di Steven Meisel, da anni suo fedele ritrattista. Perché di lei si deve solo dire che è una dea della moda. Il resto è gossip.