Profumi, il ritorno delle note sintetiche

Profumi, il ritorno delle note sintetiche

di Eleonora Gionchi

Sembra strano, eppure le molecole di sintesi sono diventate la risposta della profumeria alla grande attenzione ambientale degli ultimi anni. Vediamo perché.

Nate in tempi non sospetti, riescono a creare suggestioni altrimenti molto difficili da racchiudere in un profumo e soddisfano l’approccio green degli ultimi anni: le molecole di sintesi – nome ufficiale aldeidi – sono tornate alla ribalta, perfette per ricreare aromi naturali senza impiegare l’utilizzo di fiori, piante e frutti.

A come aldeidi

Come ricreare l’odore della pioggia? O di un campo da tennis? O ancora del suo lunare? E poi: come rendere un profumo fiorito meno floreale? Risposta: usando le molecole sintetiche. Bistrattate per molto tempo, oggi questi ingredienti sono ritornati ufficialmente nelle piramidi olfattive grazie anche a maggiori controlli internazionali che le hanno rese molto più sicure di un tempo. Se prima infatti potevano creare irritazioni epidermiche, e per questo non erano accettate dai consumatori, oggi le note sintetiche sono spesso più sicure degli ingredienti naturali, responsabili questi ultimi di molte allergie.

Dai nomi difficili e insoliti, ambroxan, glycolierral, violette, quincester, il ritorno di questi ingredienti è una diretta conseguenza sia di una maggiore attenzione nei confronti dell’ambiente sia di una maggiore creatività da parte dei nasi nella realizzazione di suggestioni altrimenti difficili con gli ingredienti naturali. Lo stesso Chanel N°5, la prima fragranza ad aver usato questo gruppo di note, contiene le aldeidi perché Coco Chanel cercava un profumo che “sapesse di donna e non di fiori perché le donne non vogliono profumare come un letto di rose”. Ed è così che nel 1921 nacque uno dei profumi più iconici grazie al sapiente mix di C10, C11 e C12 che creò un bouquet floreale senza però scomodare i fiori, proprio come succede ancora oggi.

Molto più attente alle sostenibilità, le molecole sintetiche sono quindi diventate simbolo del nuovo standard ecologico perché evitano l’utilizzo di materie prime naturali che porta a squilibri ambientali e sociali, come ad esempio l’oud, pregiatissima resina prodotta da alcune piante per ripararsi dai parassiti e che ora ha raggiunto costi enormi, oppure il vetiver haitiano, che sta causando disordini sociali tra le due zone dov’è coltivato sull’isola, senza contare i processi di estrazione inquinanti.