Tatuaggi, tra passerelle e magazine

Tatuaggi, tra passerelle e magazine

di Eleonora Gionchi

Mainstream, i tatuaggi sono diventati “di moda” proprio grazie alla moda. Dalle collezione di prèt-à-porter alla scelta di casting dalla forte personalità, i tattoo negli ultimi anni sono stati ormai sdoganati

Antichi, risalenti anche al 5000 a.C quando gli antichi egizi li disegnavano sulle mummie, fino a quelli simbolo di appartenenza dei pirati che solcavano i Mari del Sud come nelle più classiche tradizioni d’avventura, i tatuaggi oggi sono diventati “di moda”, letteralmente. Tanto da trovare spazio anche sulle passerelle, soprattutto grazie a casting di modelli dai corpi ricchi di creatività e di personalità.

La moda del tatuaggio

Piccoli o grandi, i tatuaggi sono sempre stati percepiti in maniera differente a seconda dei contesti geografici e sociali ma anche delle mode. Ed è proprio la moda, inteso come sistema, che negli ultimi li ha sdoganati. Non solo infatti stilisti e designer si sono ispirati alle più antiche tradizioni grafiche nel disegnare le collezioni, ma hanno anche puntato su modelli che hanno fatto dei tatuaggi il loro tratto distintivo.

E se per alcuni brand i tatuaggi non fanno parte della loro storia, altri invece hanno un lato più trasgressivo ben rappresentato proprio dai modelli tatuati. Tra tutti Jean Paul Gaultier, l’Enfant Terrible della moda e amante di casting dalle forti personalità, tra tattoo, piercing e modelle curvy. Non a caso, anche per il suo Le Male, la fragranza maschile iconica, ha sempre scelto questo genere di modelli a rappresentare l’iconico marinaio. E JPG non è certo l’unico: accanto a lui anche Diesel, Marc Jacobs, Roberto Cavalli, Rick Owens, Vivienne Westwood, Thierry Mugler, tutti brand e stilisti che hanno sempre apprezzato un corpo disegnato. 

Non solo sul corpo, i tatuaggi anche sulle cover e protagonisti di collezioni di prèt-à-porter.

Dal mondo dei galeotti, i tatuaggi nei secoli sono stati dunque sdoganati. E se recenti sondaggi raccontano che sono soprattutto le generazioni dei Millennials, ma anche oltre fino ai 49 anni, ad apprezzare maggiormente un tatuaggio rispetto alla Gen Z, i tatuaggi sono un’eterna fonte di ispirazione per i designer. Lo stesso Jean Paul Gaultier nel 1994 firmò la collezione Les Tatouages mentre ancor prima Martin Margiela nel 1989 aveva presentato una maglia semitrasparente decorata con tatuaggi. O ancora, la collezione di couture della PE 2014 di MM era ispirata a Sailor Jerry con tatuaggi non più nascosti ma che anzi impreziosivano ed erano mostrati con orgoglio. 


La collezione Les Tatouages di Jean Paul Gaultier, PE 1994

Senza contare la Tattoo Collection autunno-inverno 1971 di Issey Miyake: ispirata al mondo del tatuaggio nipponico, omaggio proprio alla cultura tradizionale del tattoo giapponese e alle generazioni dei musicisti dell’epoca. 


La Tattoo Collection autunno-inverno 1971 di Issey Miyake: ispirata al mondo del tatuaggio nipponico, era un omaggio proprio alla cultura tradizionale del tattoo giapponese e alle generazioni dei musicisti dell’epoca (Instagram, @miyake.archive)

Ma i tatuaggi sono stati sdoganati anche sulle cover di molti magazine, rendendoli ormai mainstream. Se fino a qualche anno fa, infatti, erano relegati nei servizi interni, oggi hanno un posto in primo piano anche sulle cover. Tra tutte, la copertina di Vogue UK del maggio 2020 con protagonista Rihanna e, sopratutto, la scritta “Truth” tatuata sul viso o quella di marzo 2019 dell’edizione americana della rivista di moda con protagonisti i coniugi Bieber e i loro visto tattoo.