Tutti amano questa sedia, compreso Bad Bunny
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Tutti amano questa sedia, compreso Bad Bunny

di Tiziana Molinu

Avrete già capito che stiamo parlando della Monoblocco. La sedia simbolo dell’estate italiana per eccellenza, ma non solo. Adesso sotto le luci di una nuova e meritata ribalta grazie al nuovo album di Bad Bunny.

Se c’è un oggetto che, più di ogni altro, riesce a evocare immediatamente il ricordo delle nostre estati italiane, quella è la sedia Monoblocco. Un blocco unico di plastica bianca, così comune da sembrare invisibile, eppure così iconica da diventare inconsapevolmente un simbolo di ogni estate trascorsa tra amici in spiaggia, o tra familiari nei cortili delle vecchie case al mare di famiglia. Un pezzo di design spartano, ma che senza volerlo ha segnato l’immaginario collettivo, testimone di momenti di convivialità e di un’Italia spensierata.

La cosa più bella però è che tutto ciò però non riguarda solo noi; eh sì perché questa sedia è un evergreen praticamente in tutto il mondo: la si può trovare in Sud America, in India e persino in Africa. Un oggetto universale, che racconta storie di vita quotidiana a qualsiasi latitudine. E ce lo dice anche Bad Bunny, che ha dedicato a questo oggetto la copertina del suo ultimo album DeBÍ TiRAR MáS FOToS. Perché su questa semplice sedia ci si sono seduti anche i suoi nonni; e custodisce silenziosamente i suoi ricordi d’infanzia e la cultura nazional popolare (anche) del suo paese, il Porto Rico.

Sedia monoblocco
Courtesy Getty Images

Come e quando nasce la sedia Monoblocco

L’abbiamo vista letteralmente ovunque: nelle piazzette in periferia, in mezzo alle strade d’estate, al bar, in spiaggia, nei film, e non ci stupiremmo nel trovarla persino in uno sgabuzzino della Casa Bianca o del Tāj Maḥal. Ma la vera domanda è: come ci è arrivata? Qual è sua storia? Adesso ve la raccontiamo noi.

Sebbene associata agli anni ’70 e alla plastica come materiale rivoluzionario, la sua genesi risale al 1946, quando il designer canadese Douglas Colborne Simpson concepì quella che è considerata la prima Monoblocco della storia. Simpson immaginò una sedia innovativa per l’epoca, realizzata in un unico pezzo. L’idea era visionaria, ma i tempi non erano maturi. Ai tempi, il processo di modulazione non permetteva una produzione di massa economicamente sostenibile, e l’estetica di questo nuovo oggetto appariva forse troppo futuristica per un pubblico non ancora pronto ad accoglierla. Ma fu proprio questo il concept gettò le basi per un’intera generazione di designer che avrebbero ripreso il filo di quella visione.

Sedia monoblocco
Courtesy Getty Images

Negli anni ’70, il mondo del design viveva una vera e propria rivoluzione: la plastica. Questo materiale era economico, versatile e durevole; e divenne quindi il nuovo terreno di sperimentazione per designer e produttori. Ed è proprio in questo contesto che nasce la Monoblocco come la conosciamo oggi. Una sedia stampata in un unico pezzo di plastica, senza giunture né assemblaggi. Un oggetto che incarnava, e incarna tutt’oggi, semplicità, funzionalità ed efficienza produttiva. In particolare Henry Massonnet, con la sua “Fauteuil 300” del 1972, è – dai più – accreditato come il padre della Monobloc moderna; colui che fu capace di coniugare la visione originaria di Simpson con le possibilità offerte dalla tecnologia del tempo.

Il suo prezzo contenuto e la facilità di produzione la resero perfetta per una diffusione di massa. Ma nonostante la sua ubiquità, la sedia non perse mai il suo fascino: era leggera, impilabile, resistente alle intemperie e sorprendentemente comoda. In Italia, il suo successo si intrecciò con il boom economico e la cultura popolare. Era la sedia di tutti: dagli stabilimenti balneari della Riviera Romagnola ai cortili delle case di campagna, dalle sagre di paese ai grandi eventi sportivi. Con il passare degli anni, la Monoblocco è diventata un fenomeno globale, venduta in miliardi di esemplari e utilizzata in ogni angolo del mondo. È una delle poche invenzioni che trascende confini, culture e classi sociali. Oggi possiamo riconoscerle una lezione preziosa: il design migliore è quello che riesce a parlare a tutti, ovunque, e in ogni epoca.

Sedia monoblocco
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