Cinque leggendarie sedie di design da conoscere
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Cinque leggendarie sedie di design da conoscere

di Digital Team

Popolano le case di mezzo mondo anche da più di un secolo, eppure non perdono il loro fascino. Tutti i segreti di cinque sedie di design che hanno superato la prova del tempo

Osservandole da vicino forse in pochi sarebbero in grado di azzeccare la loro data di progettazione. Con le sedie di design succede proprio così: forme, materiali e intuizioni dei rispettivi autori concorrono a tenere nascosta la vera età, sottrando queste opere al flusso del tempo. A tal punto da suscitare stupore pensando che siamo di fronte a esemplari in alcuni casi prossimi al secolo di vita. Tipologia di arredo fra le più complesse e sfidanti per ogni designer, le sedie nascono per soddisfare un bisogno imprescindibile. Alle versioni più basiche e robuste si sono progressivamente sommate innumerevoli varianti: esemplari che hanno risposto non solo alla primaria necessità di disporre di un arredo stabile, capace di sostenere il corpo in piena sicurezza. A poco a poco, le sedie di design hanno ‘imparato’ a chiudersi su loro stesse, per assecondare l’esigenza di trasformabilità e adattabilità degli spazi (inclusi quelli più piccoli). Sono divenute alleate del lavoro da desk e hanno accolto evoluzioni e sperimentazioni tecniche. Si sono arricchite di ‘accessori’ funzionali, come braccioli, poggiatesta o rivestimenti reversibili, in nome del comfort o per esigenze di stile. Provando a ripercorrere, per grandi tappe, la storia delle sedie di design, è essenziale ricordare (almeno) questi cinque fondamentali progetti.

1. La sedia 214 disegnata da Michael Thonet

Thonet 214
Courtesy of Thonet GmbH
Thonet 214

Non è azzardato esprimersi in termini di ‘rivoluzione’ descrivendo il debutto della curvatura del legno massello nella produzione dei mobili. Progressivamente perfezionata da Michael Thonet negli anni Cinquanta del XIX secolo, questa antica tecnica aprì la strada alla realizzazione in serie di sedie, poltrone, tavoli, sgabelli e mobili di piccole dimensioni. Un successo, che ha reso il cognome Thonet sinonimo di arredi accessibili e ‘democratici’ sotto tutti i punti di vista. Significative furono infatti le innovazioni che la famiglia del noto ebanista introdusse anche sul fronte del trasporto e dell’imballaggio. Novità che interessarono direttamente l’opera simbolo dell’azienda: la celeberrima sedia n. 14, oggi 214, considerata ‘la più famosa sedia da caffè‘ di sempre, il cui esordio risale al 1859. Alla sua diffusione contribuì anche la possibilità di spedirne ovunque fino a 36 esemplari in una cassa da un metro cubo. Come? Permettendo di assemblarli in loco. Con le sue barre di faggio curvato, questa sedia (e le sue successive ‘riletture’, con i braccioli e con lo schienale ‘chiuso’) si conferma un best-seller internazionale.

2. S 32 e S 64 progettate da Marcel Breuer

S 64 e S 32
Courtesy of Thonet GmbH
S 64 e S 32

Manca poco al traguardo del primo secolo di produzione della cantilever S 32. Disegnata dall’architetto e designer ungherese Marcel Breuer (proprietà artistica Mart Stam) nel 1928, viene anch’essa prodotta da Thonet a partire dal 1939. Ma in questo caso il legno curvato veste i panni di co-protagonista. La sedia (al pari della versione con i braccioli, ribattezzata S 64) è infatti identificata dal telaio in tubolare d’acciaio. Un materiale che la proietta nel futuro, senza tuttavia che i ponti con il passato e la tradizione risultino tagliati. La seduta e lo schienale in legno massello curvato e la paglia di Vienna, simboli della tradizione, le garantiscono una posizione unica nella storia del design. Oltre alla peculiare attitudine ad accordarsi con il mood di un’ampia gamma di interni, inclusi gli spazi pubblici. Ieri come oggi.

3. La Superleggera, il capolavoro di Gio Ponti

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Photo Valentina Sommariva
Sedia 699 Superleggera di Gio Ponti – Cassina

Il Grattacielo Pirelli a Milano, la Concattedrale di Taranto e la sedia 699 Superleggera sono le tre opere che Gio Ponti, indiscusso maestro dell’architettura italiana del Novecento, indicava come suoi ‘capolavori’. Presente nel catalogo Cassina fin dal 1957 (anno del suo debutto), il più noto fra gli arredi pontiani evoca la tradizionale ‘chiavarina’ ligure (a sua volta amatissima da generazioni di progettisti e committenti del secolo scorso) con modalità del tutto riconoscibili. A partire dal ridotto peso: appena 1.700 grammi, ottenuto anche grazie alla sezione triangolare di soli 18 millimetri. Elegante, leggera e solida, è oggi disponibile in varie versioni, inclusa quella con struttura laccata bicolore, bianca e nera, e seduta rivestita in pelle bianca o grafite.

4. Classico senza tempo: Luisa di Franco Albini

Sedia Luisa di Franco Albini – Collezione Cassina iMaestri
Photo ©DePasquale+Maffini
Sedia Luisa di Franco Albini – Collezione Cassina iMaestri
sedia Luisa di Franco Albini – Collezione Cassina iMaestri

Inclusa nella Collezione Cassina iMaestri, la poltroncina Luisa valse al suo progettista, Franco Albini, il premio Compasso D’Oro ADI nel 1955. Un riconoscimento che giunse all’apice di quindici anni di studi e ricerche: l’architetto e designer puntava infatti ad approdare a un ‘modello ideale’, quasi archetipo, che fosse il riflesso della visione basata sulla cosiddetta ‘sostanza nella forma’. Dal punto di vista strutturale, il risultato finale interpreta la seduta e lo schienale come due piani geometrici sospesi su una sottile struttura in legno con fianchi a cavalletto.

5. La sedia Panton Chair Classic

Panton Chair Classic
© Vitra
Panton Chair Classic

È nel 1967 che una delle più identitarie sedie di design del XX secolo irrompe con forza sulla scena internazionale, messa in produzione da Vitra. Disegnata dal designer danese Verner Panton, dal quale prende il nome, fra il 1959 e il 1960, la Panton Chair Classic è la prima sedia a sbalzo in plastica. Viene realizzata interamente con il materiale plastico, di lì a poco destinato a invadere, in migliaia di forme e colori, le case del pianeta. Perfetta per gli interni, adatta anche all’esterno, con la sua forma dinamica e sinuosa ha conquistato importanti riconoscimenti e da tempo è inclusa nella collezione del MoMA di New York.