A Venezia: everything but la Biennale

A Venezia: everything but la Biennale

di Paolo Lavezzari

Le mostre più interessanti da vedere a Venezia, in contemporanea , ma furuori dal circuito della Biennale d’arte. Da Franesco Vezzoli, a Cocteau, a de Kooning: una panoramica che conquista per varietà e qualità

Non di sola Biennale vive Venezia e nemmeno gli appassionati d’arte. Certo, la grande kermesse internazionale la fa da dominatrice, (da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre); e tuttavia sono numerose e soprattutto di qualità le esposizioni “autonome” che arricchiscono il panorama della città. 


Eva Marisaldi, Biribisso

Cominciamo con i Musei Civici di Venezia, la cui stagione espositiva d’arte contemporanea si intitola opportunamente In Contemporanea. Appena iniziata si concluderà il 24 novembre inanellando una serie di appuntamenti non solo espositivi, ma anche incontri e dialoghi tra autori contemporanei e il patrimonio delle collezioni civiche, le sedi e la vita dei musei. Eccone alcune. Il primo appuntamento è con Eva Marisaldi a Casa di Carlo Goldoni: sotto il titolo Biribisso sono riuniti i nuovi lavori che si presentano sotto forma di un’unica, grande installazione multisensoriale che coinvolge tutti gli ambienti museo. Intrigante l’idea di partenza: «Riflessioni “disordinate” sul teatro, delle messe in scena collegate, in qualche modo, alla contemporaneità di Carlo Goldoni».Il quanto mai suggestivo Museo di Palazzo Fortuny ospita Selva, personale della parigina Eva Jospin. Usando il materiale che l’ha da sempre caratterizzata, il cartone, ma anche altri materiali poveri come tessuti e fibre vegetali realizzat delle suggestive e avvolgenti composizioni, scenografie che sembrano adatte a ospitare fiabe misteriose. Insomma, magia nelle magie create da Mariano Fortuny. Un mix davvero intrigante. 


Francesco Vezzoli, La nascita di American Gigolò (After Sandro Botticelli), 2014 Collezione privata, © Foto Alessandro Ciampi

Altro evento è i Musei delle Lacrime di Francesco Vezzoli al Museo Correr (apre il 17 aprile). Con pezzi storici e una cospicua parte di produzione inedita realizzata appositamente Vezzoli mette poi il tutto a confronto con il patrimonio del museo (e le architetture di Carlo Scarpa). Cosa c’entrano le lacrime (quelle che Vezzoli ricama sui volti nelle sue opere) è presto detto «Musei delle Lacrime», spiega l’artista, «è concepita come un’indagine sulle lacrime perdute nella storia dell’arte. Dagli affreschi romani fino alle Avanguardie del XX secolo il corpo umano è stato rappresentato e studiato in tutti i modi possibili. Dopo un’approfondita ricerca, mi sono reso conto che si possono trovare qualsiasi tipo di attività ed espressioni di sentimenti, eccetto l’atto di piangere. Le lacrime sono notevolmente assenti dall’universo visivo dell’arte, sono un segno di debolezza che non vogliamo condividere pubblicamente tramite l’arte. L’arte può essere intima, come il mio gesto di ricamo, può cambiare la nostra vita». 


Armando Testa, Gufo, foto courtesy Fabio Mantegna

Ca’ Pesaro, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea omaggia dal 20 aprile Armando Testa (fino al 15 settembre). Genio moderno della pubblicità, Testa ha creato e disseminato nelle nostre città e nelle nostre vite delle formidabili e indelebili icone, dal Punt e Mes alla Carmencita dei Caroselli Lavazza che fanno parte del nostro immaginario. Ma non solo perché la sua attività ha compreso pittura e grafica, campagne sociali emergenze nazionali e internazionali.


Helmut Newton, Primo piano occhio a occhio, Vogue Italia. Bordighera 1982 © Helmut Newton Foundation

Dopo Milano e Roma, approda ora a Venezia Legacy, la grande retrospettiva di Helmut Newton che si può visitare ne Le Stanze della Fotografia, sull’isola di San Giorgio Maggiore fino al 24/11. Mostra da non perdere per chi non l’ha ancora vista. Da rivedere, e chi l’ha già vista lo sa bene. 


Œdipe ou le carrefour des trois routes, 1951, olio su tela, collezione privata © Adagp/Comité Cocteau, Paris, by SIAE 2024

Dal 13 aprile al 16 settembre 2024 la Collezione Peggy Guggenheim presenta Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere. Si tratta della prima, grande retrospettiva realizzata in Italia dedicata a questo enfant terrible della scena artistica francese del XX secolo. Scrittore, regista, poeta, pittore: non c’è campo in cui Cocteau non si sia cimentato, proprio con versatilità del giocoliere cui fa riferimento il titolo. Osannato quanto altrettanto criticato Cocteau ha lasciato un notevole corpus di opere di cui l’esposizione dà conto presentandone oltre centocinquanta: disegni, opere grafiche, gioielli, arazzi, libri, riviste, fotografie, documentari e film diretti dallo stesso Cocteau. È soprattutto il Cocteau artista visuale a fare da fulcro della mostra alla Collezione Peggy Guggenheim. Figura chiave della scena artistica parigina non fece mai mistero della sua omosessualoità né della dipendenza dall’oppio, il che ne fece un personaggio “scomodo” anche all’interno delle avanguardie di cui era protagonista. In fondo, con lasua contraddittoria genialità Cocteau è stato il ritratto di un’epoca altrettanto piena di contrasti.  


Philippe Halsman, Jean Cocteau, New York, USA, 1949 © Philippe Halsman / Magnum Photos

La Collezione Peggy Guggenheim è il uogo perfetto per ospitare questa esaustiva personale. È proprio con una mostra dedicata a Cocteau, suggerita da Marcel Duchamp, che Peggy Guggenheim infatti inizia la sua carriera artistica nella galleria londinese Guggenheim Jeune, nel 1938. Ma non solo. Cocteau fu sempre legato a Venezia, fino dalla sua prima visita a quindici anni, per tornarci per la Mostra del Cinema, e ovviamente come ospite da Peggy Guggenheim.  


Willem de Kooning, Screams of Children Come from Seagulls (Untitled XX), 1975 olio su tela, Museo Glenstone Potomac, Maryland, © 2024 The Willem de Kooning Foundation, SIAE

Last but not least, tutt’altro, è la retrospettiva dedicata a Willem de Kooning, la più grande finora realizzata in Italia. Willem de Koonig e l’Italia alle Gallerie dell’Accademia dal 17/4 al 15/9 non è un’esposizione esaustiva, ma si incentra sui due differenti che de Kooning trascorse in Italia, realizzando opere e riportando profonde impressioni che riversò nei lavori successivi.  Le circa 75 opere esposte fann o dunque capo a quegli anni, 1959 e 1969, e il profondo impatto che hanno avuto sul suo lavoro. Il percorso riunisce circa 75 opere che spaziano dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. La mostra comprende una selezione dei grandi e suggestivi disegni Black and White Rome che de Kooning realizzò durante i quattro mesi della sua prima permanenza a Roma nel 1959.


Willem de Kooning, Villa Borghese, 1960, olio su tela, Museo Guggenheim Bilbao, © 2024 The Willem de Kooning Foundation, SIAE

Per la prima volta si vedranno insieme Door to the River, A Tree in Naples e Villa Borghese, tre dei più noti Pastoral Landscapes, dipinti a New York nel 1960 dove è evidente l’influenza del viaggio in Italia. Uno spazio sarà dedicato alla scultura con tredici piccoli bronzi realizzati da de Kooning a Roma, in dialogo con quadri figurativi dello stesso periodo, e grandi astratti degli anni 70. Ancora: disegni a inchiostro realizzati a Spoleto nel 1969 e infine una selezione degli ultimi dipinti di de Kooning risalenti agli anni Ottanta che non si fatica a definire sublimi.