Addio a Roberto Calasso, presidente della casa editrice Adelphi

Addio a Roberto Calasso, presidente della casa editrice Adelphi

di Angelo Pannofino

Lo scrittore e editore è scomparso all’età di 80 anni a Milano. Nel 1962 aveva fondato la casa editrice Adelphi con Roberto “Bobi” Bazlen e Luciano Foà, della quale era diventato presidente nel 1999

Pubblicava libri belli. Talmente belli che vengono usati per arredare, buttati lì con finta nonchalance o sistemati in libreria in ordine cromatico, come il tappeto del Grande Lebowski “danno un tono all’ambiente”, dicono qualcosa del proprietario (tra cui: ma li avrà almeno letti?). Sulla bellezza sono tutti d’accordo, in questi giorni in cui si ricorda, e si racconta, la figura mitica, enciclopedica, abnorme, di Roberto Calasso, scomparso all’età di ottant’anni lo scorso 28 luglio, presidente della casa editrice Adelphi, fondata a Milano, con Roberto “Bobi” Bazlen e Luciano Foà nel 1962, della quale era diventato direttore editoriale nel 1971 e presidente nel 1999.Chi si sofferma sul Calasso scrittore monumentale, chi sull’intellettuale stratosferico, chi sull’uomo, chi sull’incredibile catalogo Adelphi, capace di mettere insieme letteratura, scienze, Arbasino, esoterismo, varie ed eventuali: di tutto, purché piacesse a lui. Libri che abbiamo comprato sulla fiducia anche se, al liceo, di fisica, di qabbalah, di psichiatria o di mistica orientale non ci avevamo mai capito niente: li abbiamo comprati “perché è Adelphi”.

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Calasso è riuscito in questo capolavoro, il sogno di ogni editore. Ha pubblicato non libri ma oggetti di culto. E se ci è riuscito è anche grazie all’estetica (si vestiva benissimo). La Bellezza. Quella cosa che, adesso che è morto, tutti hanno ricordato: quelle copertine dalle tenui tinte pastello, quell’impaginazione elegantissima, quella carta e come titillava i polpastrelli, e poi quelle seconde, terze e quarte di copertina, spesso scritte da Calasso stesso, sempre un po’ così, allusive, evocanti, mai che spiegassero di cosa esattamente parlava il libro che tenevamo tra le mani, palpandone la carta con polpastrelli inturgiditi, e che alla fine compravamo comunque, sulla fiducia, a scatola chiusa. “Perché è Adelphi”. Ci è riuscito, Roberto Calasso. Poi, certo (capita persino a quei livelli calassiani) ha pubblicato anche qualche libro ridicolo, e qualcuno addirittura brutto. Ma era sempre una bruttezza interiore. Fuori, tutti bellissimi.