Come sarà l’arte di domani? Una mostra a Firenze risponde: Digitale!

Come sarà l’arte di domani? Una mostra a Firenze risponde: Digitale!

di Paolo Lavezzari

Let’s Get Digital! La rivoluzione NFT in mostra a Palazzo Strozzi di Firenze

Arte digitale, Crypto Art, NFT sono temi che da qualche tempo vediamo al centro del dibattito nel mondo dell’arte, e in generale della cultura contemporanea, grazie a exploit di vendita, record d’asta nonché, talvolta, a strombazzamenti con titoloni vari che la stampa fatica a esimersi dall’evitare. Di fatto, c’è abbastanza confusione e si tratta di un mondo ancora molto nebuloso per molti  aspetti, quelli economici in primis. Per avere una prima visione chiarificatrice vi rimandiamo al numero 2 di Icon 2022 dove Valentino Catricalà, curatore di una importante galleria internazionale d’arte digitale, spiega i termini di questi nuovi rapporti fra arte e tecnologia. Una cosa è certa: il futuro, al di là delle mode passeggere, sarà sicuramente interessante e ricco di sorprese. Intanto, a fare un bel punto sul presente è da vedere Let’s Get Digital! NFT e nuove realtà dell’arte digitale (Firenze, Palazzo Strozzi 18 maggio – 31 luglio 2022), mostra full immersion che per la prima volta in Italia propone uno sguardo internazionale su questo movimento alquanto effervescente e rivoluzionario dei classici sistemi dell’arte per come li abbiamo conosciuti finora. Perché oggi l’arte è anche immateriale, essendo –  in quanto NFT (Non-Fungible Token, “gettone non fungibile/riproducibile”) – di fatto un file digitale, che può contenere un’immagine, un video, certificato attraverso una serie di blocchi che rende i file crittografati, non modificabili e registrati in un archivio il quale garantisce al file di poter essere visualizzato da tutti, ma posseduto solo da un singolo individuo.

Insomma, viene da dire, persa la fisicità dell’aura, l’opera comunque la mantiene nel suo essere unica e di un solo proprietario, aprendo così un nuovo discorso  anche sugli sviluppi e le modalità di un inedito collezionismo. Aggiungiamo che tali opere vengono scambiate solo dietro pagamenti in criptovalute finendo così per costituire e muoversi in un metaverso alternativo  e indipendente ai canali classici. Capite che, per farla breve, di argomenti interessanti su cui riflettere ce ne sono in abbondanza. Certo, rimane poi da vedere le opere e capire se, al di là del fatto che sono frutto di prodigi tecnologici, hanno non solo una valenza estetica, ma anche un messaggio artistico che in qualche modo ci colpisce, che manda e lascia un segno. E qui torniamo alla mostra fiorentina e alla sua carrellata internazionale.

L’atmosfera generale qual è? Sicuramente surreale, onirica, un mondo altro difficile da dimenticare. Si comincia con l’installazione site specific per il cortile di Palazzo Strozzi di Refik Anadol (Turchia, 1985) basato su un’inedita relazione tra architettura digitale e fisica, una serie di visioni illusionistiche create dagli algoritmi dell’intelligenza artificiale. Da qui parte il percorso nelle varie sale, dove ogni singolo ambiente ospita opere e installazioni immersive. Altri protagonisti sono Beeple (Mike Winkelmann, USA, 1981), con un’ampia selezione di lavori in cui politica, cultura pop e irriverenti riferimenti all’attualità sono inseriti in scenari distopici o post apocalittici; Daniel Arsham (USA, 1980), che riflette sull’idea di scultura creando dei loop temporali in cui materialità e immaterialità si uniscono in una continua e perpetua trasformazione e distruzione; Krista Kim (Canada) con gusto minimalista crea un mondo di geometrie e riflessi impossibili; Andrés Reisinger (Argentina, 1990) con l’opera Arcadia, realizzata in collaborazione con la poetessa Arch Hades e il compositore RAC, fonde poesia, suono e immagini in un’esperienza meditativa che invita a riflettere sulle routine quotidiane e sull’uso dei social media. Spazio anche all’Italia con il collettivo Anyma che propone un landscape fisico e visivo site specific.