Avatar 2 arriva in sala e ci regala una nuova avventura epica
Courtesy of 20th Century Studios.

Avatar 2 arriva in sala e ci regala una nuova avventura epica

di Andrea Giordano

Avatar – La via dell’acqua, il sequel dell’atteso primo film di James Cameron (in sala dal 14 dicembre), è l’esperienza immersiva da non perdere.

Avatar, il film diretto da James Cameron (tre Oscar e quasi 3 miliardi di dollari di’incassi nel mondo), che nel 2009 uscì in sala e rinnovò la storia del cinema, torna, dal 14 dicembre, nell’atteso secondo capitolo, dal (sotto)titolo emblematico, La via dell’acqua. Difficile descrivere oltre 3 ore di pura meraviglia immersiva, di un’esperienza capace di stravolgere ancora gli schemi, di riportarci ulteriormente in sala, nel buio, in quel rituale magico (muniti di occhiali in 3D) dove ogni cosa, personaggio, suono, colore, ha una forma diversa, magica. Avatar 2 ci regala così una nuova avventura, non solo ricca di epica, famiglia, valori, ideali, ma di parole e (soprattutto) immagini, simboli. James Cameron, come Steven Spielberg in The Fabelmans, lo ha fatto di nuovo. Ha compiuto il miracolo narrativo e c’ha creduto, nonostante rinvii, pandemia, Covid, portando la sua ulteriore missione personale e creativa, trovando (non dovrebbero esserci dubbi) conforto nell’attesa di tanti appassionati, che ora possono godere, e godersi lo show.

Costato 350 milioni di dollari, 100 circa in più rispetto all’originale, che ad oggi rimane comunque in testa come record di guadagni in tutto il mondo, il fenomeno di Avatar è diventato però nel tempo anche qualcosa di più, una sorta di concetto, di stile, un mix di linguaggi straordinari, soprattutto pensando al pianeta green di Pandora, che a sua volta, c’ha fatto immergere e conoscere personaggi, creature ed ecosistemi immaginari, un mondo in cui la realtà e il virtuale si mescolando e fanno la differenza, in cui la tecnologia rivoluzionaria del regista di Titanic, The Abyss, Terminator, Terminator 2 – Il giorno del giudizio e True Lies, alza il livello, lancia la sfida alla streaming community: ci porta forzatamente ad alzarci ed andare fisicamente davanti al grande schermo. Già perchè questo nuovo spettacolo visivo è anche un inno al cinema che necessita però di essere vissuto in altro modo.

Proviamo a riconnettere la storia e quella del popolo dei Na’Vi. In Avatar 2 ritroviamo infatti Jake Sully (interpretato da Sam Worthington) e Neytiri (Zoe Saldana), che adesso sono sposati e hanno formato una famiglia, lui per amore ha addirittura lasciato la sua dimensione umana, vivono pacificamente insieme ai loro cinque figli, quattro naturali e una adottiva. Ma l’esistenza idilliaca è destinata purtroppo a durare poco: una minaccia concreta è prossima a minare il loro equilibrio esistenziale: sono le astronavi terrestri della Rda, la società senza scrupoli che ambiva nel film originale ad estrarre l’unobtariume, il prezioso materiale presente nel sottosuolo di Pandora. A capo c’è sempre il perfido ex marine Quaritch, trasformatosi nel frattempo in un guerriero Na’Vi, desideroso di ucciderli. Si difendendono, dando vita ad una battaglia per salvarsi, e poi emigrano lontano, visto che non si è più al sicuro.  Dove andare allora? Verso la via dell’acqua, l’elemento primordiale, amniotico, inizia a prendere forma e significato. Vengono accolti da una tribù acquatica, i Metkayna, ma lì dovranno ambientarsi da capo, imparare a vivere, fino al terzo momento cruciale, imperdibile, cinematograficamente parlando, nel quale dovranno combattere e lottare.

Il resto non può essere raccontato, bisogna infatti vederlo, assimilarlo e comprenderlo. Ma c’è qualcosa di affascinante in questo nuovo capitolo, in attesa del 3, 4 e 5, che dal 2024 al 2028 dovrebbero intrattenerci: è la trasversalità tematica, moderna, in grado di parlare di tutto, ancora al presente e futuro della nostra epoca. La pellicola muta, si evolve: tocca l’epica, la famiglia, l’unione, il riscatto, ci narra di ecologia, educazione alla vita, formazione, sull’essere genitori e guide, sul diventare leader, mantenere il proprio ruolo e responsabilità, affronta l’inclusione, la (bio)diversità, il rapporto tra umano e virtuale, innescando ancora una rivoluzione visiva, sostenibile, intenta così ad aprire nuovi orizzonti. In Avatar 2 vediamo un po’ anche di Moby Dick, di Titanic, di National Geographic (Cameron ne fa parte, ed è tra i grandi nomi e ricercatori), c’è il mare, l’oceano, l’acqua appunto, l’elemento dominante, da preservare, in cui potersi incontrare e accettare. Ma è l’energia di un’esperienza del genere a farci capire oltremodo il potere del cinema, capace ora di rigenerare un movimento, perso, in debito di incassi, pubblico, presenze, che deve far sentire la propria voce collettiva, e tornare nel luogo dove ogni cosa è possibile. Là, nel buio, la magia si rianima.