Retrospettiva milanese dedicata agli ultimi anni dell’artista americano. E un libro.

La storia di Jean Michel Basquiat arriva a Milano con una grande retrospettiva ospitata al MUDEC. Oltre cento opere, tutte realizzate tra il 1980 e il 1987 raccontano gli ultimi e prolifici anni dell’artista writer neworchese. Che aveva esordito alla fine degli anni 70 con l’amico Al Diaz lasciando i loro graffiti per le strade di New York firmandoli SAMO, acronimo di Same Old Shit. Al Diaz morirà qualche anno dopo e Basquiat non utilizzerà mai più quella firma, per dedicarsi anche ad altre forme artistiche. Entrerà quindi in contatto con Andy Warhol per poi fare parte, anni dopo, della Factory.

Nel 1980 è tra gli artisti partecipanti al Times Square Show, che segna il debutto formale anche di Keith Haring, e Basquiat comincia a farsi notare dal pubblico internazionale, tanto che la Svizzera gli dedicherà presto una retrospettiva. I suoi strumenti diventano il pennello e materiali poveri, di recupero, su cui disegna e scrive, tra ironia e rabbia. A caratterizzare i suoi lavori, oltre a quell’inconfondibile tratto infantile, rozzo, che richiama l’insegnamento di Dubuffet, sono le parole inserite nei quadri o a farne da sfondo, magari anche cancellandone alcune per attrarre maggiormente l’attenzione del pubblico. Siamo nel 1983 e Basquiat collabora stabilmente con Warhol, con cui stabilisce una profonda amicizia e l’anno dopo, con lui e Francesco Clemente realizza una serie di opere a sei mani commissionate da Bruno Bischofberger. La dipendenza dall’eroina ormai conclamata gli provoca gravi disturbi psichici e poi, dopo la morte di Warhol, sceglierà quella sostanza come strumento per superare il trauma della perdita. Basquiat muore di overdose nel 1988.

Il James Dean dell’arte moderna., come era stato definito, aveva raccontato la boxe, la società neworchese dell’epoca, la musica jazz, le sue radici afroamericane, il desiderio di fama e celebrità e l’uomo, in tutta la sua fragilità.

Questo viaggio nella vita di Basquiat è in scena al Mudec, che presenta un’ampia retrospettiva con pezzi principalmente dalla collezione Yosef Mugrabi, a cui si aggiungono altre opere e una collezione di piatti su cui l’artista aveva ritratto personaggi famosi e artisti. A colpi di ironia. 28 Ottobre 2016 – 26 Febbraio 2017.

La storia è anche in un libro, in uscita per l’editore tedesco Hatje Cantz, WORDS ARE ALL WE HAVE
PAINTINGS BY JEAN-MICHEL BASQUIAT, di Dieter Buchhart, una storia completa dell’artista newyorchese.