Blonde, la favola nera di Marilyn Monroe
Credits: Netflix © 2022

Blonde, la favola nera di Marilyn Monroe

di Simona Santoni

A Venezia il biopic tra realtà e incubo sull’icona tormentata di Hollywood, divisa tra il sé privato e quello pubblico. Ana de Armas: «Questo film mi ha cambiato la vita»

«Eppure ogni stella è così sola». Eccola lì, Marilyn Monroe, nel suo logorante dissidio tra Norma Jeane e la diva perturbante oggetto del desiderio. «Un pezzo di carne».
Blonde, il film attesissimo sulla bionda più bramata di sempre, esplode a Venezia. Ma è un’esplosione a salve. Tra finzione e verità, l’australiano Andrew Dominik esplora la divisione tra l’io pubblico di Marilyn e quello privato, con un film che gioca con bianco e nero e colori e con i formati cinematografici, ma lascia piuttosto freddi. Sempre dalla parte di Marilyn, indubbiamente, insieme a Dominik. Ma l’anima profonda di Marilyn, di Norma Jeane, che vorremmo esplorare e amare oltre il già visto, è distante.

La donna invisibile dietro Marilyn

Basato sul romanzo pseudobiografico del 1999 di Joyce Carol Oates, Blonde, film in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, ripercorre la vita di Marilyn Monroe dalla sua infanzia infelice come Norma Jeane alla celebrità e ai coinvolgimenti romantici, tutto sempre nell’ottica dello scostamento tra la vera Norma Jeane e il personaggio messosi addosso. In una dimensione tra incubo e allucinazione, ma con una narrazione sempre piuttosto convenzionale. «Doveva essere una crociera di lusso invece remo su una zattera», dice la Marilyn incarnata da Ana de Armas.

«Blonde non mi lasciava andare, sono anni che torno lì»

Era da quindici anni che Andrew Dominik voleva realizzare Blonde (tra i produttori Brad Pitt, sbarcato a Venezia, già protagonista del suo western L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford). «Con alcuni film sei interessato a loro per due anni, poi te ne vai e fai qualcos’altro e non vuoi tornare da loro. Blonde invece non mi lasciava mai andare, sono anni che torno lì», racconta il regista al Lido, che ha anche sceneggiato. «Ho letto il libro e me ne sono innamorato».

Blonde
Credits: Netflix
Immagine del film “Blonde”

Con una prestazione sessuale a un produttore cinematografico a dischiudere la carriera, ecco che la Norma Jeane Baker di Blonde inventa man mano Marilyn Monroe, la gattina bionda platino che inizialmente le ha salvato la vita ma poi l’ha sopraffatta. Ogni scena è dominata dal paradosso della sua vita: la donna più visibile al mondo in realtà è completamente invisibile, schiava di se stessa.

«Mi piace il tuo nome. È così finto. È come se ti fossi messa al mondo da sola», dice Chaplin junior interpretato da Xavier Samuel, in una sceneggiatura che colleziona battute ad effetto.

Una bionda cubana

Mai lo avremmo pensato ma Ana de Armas sa essere Marilyn Monroe. Cubana, 34 anni, zigomi decisi, eppure sa restituirci la Marilyn che conosciamo. Anche se quella che ci saremmo aspettati da Blonde, è la Marilyn che non conosciamo.

«Ho visto Ana de Armas in Knock Knock e ho subito pensato che doveva essere lei Marilyn perché quando è sullo schermo si vede solo lei», racconta Dominik. «È stato come un amore a prima vista».

Ana de Armas, accolta dagli applausi a Venezia, riflette: «Andrew mi ha detto: “Devi essere preparata ad avere il cuore spezzato”». Eccola, ancora una volta, la diva di Hollywood tormentata che anche Michelle Williams ci aveva rivelato nel 2011 in Marilyn.

«Ho cercato di cogliere la donna reale dietro il personaggio»

Ana de Armas è così tanto Marilyn nei golfini pastello attillati e i pantaloni a quadretti, nell’abito rosa con l’enorme fiocco de Gli uomini preferiscono le bionde, nell’abito bianco con la gonna plissettata nell’iconica grata della metropolitana di New York. «Avevo visto alcuni film di Marilyn Monroe ma non la conoscevo profondamente. È stata una scoperta», spiega Ana de Armas, che in Blonde è anche così spesso nuda. «Ho cercato di cogliere la donna reale dietro quel personaggio. È stato importante creare un collegamento con quel dolore, un processo lungo e immersivo che mi ha richiesto di aprimi e cercare nei luoghi più intimi e oscuri».

Ana De Armas
Photo by Elisabetta A. Villa/Getty Images
Ana De Armas a Venezia per “Blonde”, 8 settembre 2022

Tutti gli uomini di Marilyn

Mantenendo la fedeltà al libro, nel film ripercorriamo tutti gli uomini di Marilyn, tutti famosissimi e spesso poco gentili con lei, ma il loro nome per lo più non viene neanche citato, sfizioso espediente narrativo. Ecco Joe DiMaggio, l’ex atleta, interpretato da Bobby Cannavale, e poi Arthur Miller reso da un affascinante Adrien Brody, infine il Presidente, John Fitzgerald Kennedy (Caspar Phillipson), che ci consegna la scena più cruda e forte del film, con una fellazione in piena regola e tutti le angosce di Marilyn lì in primo piano.
Marilyn, la donna più popolare al mondo, sembra esistere solo in virtù degli uomini, del loro desiderio. Come si sentirebbe Norma Jeane vedendo oggi Blonde?

«Blonde è un film fondamentale per tanti motivi. Abbiamo consapevolezza della lotta affrontata dalle donne», dice un appassionato Adrien Brody. «Ho sempre amato Marilyn perché sono molto conscio del divario tra l’adulazione e il rispetto del pubblico, che non la raggiunge. Un divario molto sentito dagli attori. Marilyn è molto ammirata, eppure è grande la sua lotta interiore, la sua tristezza».

Blonde
Credits: Matt Kennedy / Netflix © 2022
Da sinistra: Xavier Samuel, Ana de Armas ed Evan Williams nel film “Blonde”

In Blonde ci sono anche due personaggi enigmatici e ammalianti, Cass Chaplin, probabilmente ispirato a Charles Chaplin Jr., ed Eddy G. Robinson Jr. (incarnato da Evan Williams), impegnati con Marilyn in un sincero ma anche sadico ménage à trois.

Dominik, che va regolarmente a visitare la tomba di Marilyn, sottolinea nelle note del film un particolare inquietante: «Sapete che è sepolta accanto a Hugh Hefner? Hugh Hefner ha pagato 75mila dollari per avere il luogo di sepoltura accanto a lei. Ha questi uomini che si avvicinano a lei anche nella morte. È orribile».

Sul set come in una seduta spiritica

Blonde, che sarà rilasciato su Netflix il 28 settembre, esce nell’anno in cui ricorrono i 60 anni dalla morte di Marilyn, che Dominik ricostruisce in maniera asciutta, la fine più dignitosa che potesse darle, senza dar spazio a sospetti di omicidio, senza ipotetiche telefonate d’amore deluso al Presidente.

«Abbiamo iniziato a girare il film il 4 agosto, nell’anniversario della sua morte, senza che lo avessimo pianificato», racconta il regista. «Mentre filmavamo eravamo nello stesso appartamento in cu viveva con sua madre (interpretata da Julianne Nicholson, ndr). La stanza in cui muore è davvero quella della sua morte. Ci sono tracce di Marilyn ovunque a Los Angeles. Eravamo in una sorta di seduta spiritica».

«Sono successe tante cose a tutti noi durante le riprese. Marilyn era vicina a noi»

Lo conferma Ana de Armas: «Sono successe così tante cose a tutti noi durante le riprese. Marilyn era vicina a noi. Tutti avevamo così rispetto verso di lei, avevamo la sensazione di essere al suo servizio. Non era solo un film. Parlavo solo di lei, era con me. Eravamo nei suoi stessi luoghi, ogni tanto cadevano cose dal muro. Credo che lei approvasse cosa stavamo facendo»

Blonde
Credits: Netflix © 2022
Ana de Armas è Marilyn Monroe nel film “Blonde”

Norma Jeane vittima di Marilyn Monroe nello specchio monodimensionale di Blonde, favola nera di un’icona fragile.

«In qualche modo ho sentito tutta la sua tristezza ed è stato difficile liberarmene, forse non volevo liberarmene. Non volevo proteggermi», ricorda l’attrice cubana. «Questo film mi ha cambiato la vita. E ora, quel che sarà sarà».