Viaggio alla scoperta dell’arte emergente dell’Azerbaijan, attraverso le opere di un’artista storyteller, noto al pubblico internazionale dopo la sua presenza alla Biennale d’arte di Venezia

La prima volta che il suo nome è comparso al pubblico occidentale era incastonato nel mondo enciclopedico dell’ultima edizione della Biennale d’arte di Venezia. Padiglione dell’Azerbaijan, sei artisti provenienti da Baku e l’idea dell’ornare: il risultato è un ponte tra Oriente e Occidente, in cui si notano le opere di Farid Rasulov.

E infatti ora la galleria parigina Rabouan Moussion gli dedica una personale, curata da Azad Asifovich, con l’obiettivo di esplorare l’arte contemporanea proveniente da quel pianeta a Est dell’Europa. Per Rasulov, l’espressione artistica si declina attraverso gli interni, insieme descrittivi e onirici. Soprattutto perché quegli interni sono la sua personalissima interpretazione della scatola bianca, il White Cube minimalista che tanto ha influenzato gli artisti occidentali. Solo che qui è ricoperta di tappeti tipici della sua regione, con quei colori caldi e avvolgenti.

Il risultato è uno strano gioco tra l’essenziale e il decorativo, dove il motivo geometrico ripetuto all’infinito si annulla, diventa quasi neutro, oppure totalizzante: lampade, letti, cassettoni si perdono, ricoperti, anche loro, degli stessi tappeti. Così racconta l’Azerbaijan di oggi, immerso in un cambiamento che è sgnato dalla tensione tra tradizione e modernità, tra Est e Ovest. E lo spettatore si trova immerso in un mondo enigmatico, tutto da scoprire.

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Farid Rasulov
Dogs in the Living Room

Rabouan Moussion Gallery di Parigi, 6 settembre – 11 ottobre 2014