Festival di Cannes 2022: i film che non vorremmo perdere
Foto: Nikos Nikolopoulos

Festival di Cannes 2022: i film che non vorremmo perdere

di Simona Santoni

Dal ritorno di David Cronenberg con un nuovo sci-fi estremo alla trasposizione cinematografica de “Le otto montagne”, con il duo d’oro del cinema italiano Luca Marinelli e Alessandro Borghi

Il potere della finzione e l’anelito verso i propri sogni si celebrano e si rinnovano al Festival di Cannes, in programma dal 17 al 28 maggio 2022 in Costa Azzurra. Come il poster dell’edizione numero 75 sta lì a evocare: un cielo azzurro, finto, verso cui Jim Carrey allunga la mano salendo una scala, ovvero un’immagine del film The Truman Show. «Una celebrazione poetica dell’insuperabile ricerca di espressione e libertà», dicono dal Festival.

Verso questa ricerca di libertà ed espressione anche noi allunghiamo la mano, come protesi verso un frutto che vorremmo cogliere: ci sono film che non vediamo l’ora di vedere! Opere prime che stuzzicano la curiosità cinefila, registi Palma d’oro che ritornano, grandi maestri all’ennesimo colpo, giovani in cerca di consacrazione… E poi, certo, quei film che faranno d’oro il red carpet.

Tra film in concorso, fuori concorso e proiezioni speciali del Festival di Cannes 2022, ecco i film più attesi.

Festival di Cannes
Foto: Festival di Cannes
Il poster del Festival di Cannes 2022

Dall’Oriente al grande Nord europeo 

Il cinema coreano, dopo l’Oscar a Parasite nel 2020 e il successo della serie tv Squid Game su Netflix, attrae smaniosi interessi. E per Park Chan-wook non può che essere così. Il regista del capolavoro di violenza e sadismo Oldboy presenta in concorso He-eojil gyeolsim (titolo internazionale Decision to leave): un diligente detective, chiamato a indagare sulla misteriosa morte di un uomo sulle montagne coreane, si invaghisce di sua moglie, principale sospettata dell’omicidio.

Sempre dal prolifico Oriente c’è un altro film che ha tutte le nostre attese: Broker di Hirokazu Kore’eda, Palma d’oro nel 2018 con il bellissimo Un affare di famiglia. Il regista giapponese, al suo primo film in lingua coreana, esplora ancora una volta trame famigliari contorte: una giovane donna abbandona il suo bambino appena nato, che viene prelevato illegalmente da due uomini, determinati a trovargli una nuova famiglia… Nel cast c’è lui, Song Kang-ho, ovvero il padre truffatore di Parasite.

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Foto: Cj Enm Co., Ltd., Moho Film
Immagine del film “Decision to leave”

L’altra Mecca del cinema contemporaneo punta al Nord Europa: quante storie intriganti ci ha regato ultimamente la Scandinavia. Dopo il sottilmente corrosivo Forza maggiore e la Palma d’oro 2017 The Square, lo svedese Ruben Östlund porta a Cannes Triangle of sadness, satira del mondo dell’alta moda, con Woody Harrelson capitano di una crociera di lusso salpata dopo la Fashion Week.

Dopo il sorprendente e insolito Border – Creature di confine, dalle atmosfere livide nordiche, vincitore della sezione Un Certain Regard del festival di Cannes 2018, il regista danese di origini iraniane Ali Abbasi cerca la conferma con Holy Spider: torna in Iran e si ispira alla storia vera di un padre di famiglia che, per purificare la città di Mashhad dai suoi peccati, di notte uccide le prostitute.

Tutti film in corsa per la Palma d’oro, che sarà assegnata sotto la guida del presidente di giuria Vincent Lindon.

I francesi che giocano in casa e chi cerca conferme 

Tra i francesi padroni di casa quello che più incuriosisce è il film d’apertura del Festival di Cannes, Coupez! di Michel Hazanavicius, fuori concorso. Il regista del premio Oscar The Artist, muto e in bianco e nero, ora si diletta con una commedia… di zombie! Con Romain Duris e Bérénice Bejo, Coupez! (titolo internazionale Final cut) è un film nel film: una troupe è intenta a girare un horror di zombie a basso budget quando sul set irrompono dei veri morti non morti.

Restando alla schiera francese, di Arnaud Desplechin portiamo ancora nel cuore Roubaix, una luce nell’ombra, che in Italia è stato uno degli ultimi film al cinema prima della seconda chiusura delle sale cinematografiche causa pandemia. A Cannes porta in concorso Frère et sœur, con Marion Cotillard, Melvil Poupaud e Golshifteh Farahani: una sorella odia il fratello da oltre vent’anni, finché i due non sono costretti a rivedersi in seguito alla morte dei genitori.

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Foto: Shanna Besson
Marion Cotillard nel film “Frère et sœur”

Alzi la mano chi ancora ricorda con fascino e tensione Girl, fìlm rivelazione di Cannes 2018 e Caméra d’or come migliore opera prima. Ebbene, riecco il regista belga Lukas Dhont, stavolta dalla porta d’onore del concorso principale, in cerca della consacrazione, con una produzione franco-belga-olandese. Close narra l’intensa amicizia tra due tredicenni, improvvisamente interrotta; per capire cosa sia successo, uno dei due si avvicina alla madre dell’altro.

I grandi maestri, i grandi divi

Tra i grandi maestri presenti alla Croisette svettano Jean-Pierre et Luc Dardenne, ormai habitué di Cannes. Già due volte Palma d’oro (con Rosetta e L’enfant – Una storia d’amore), i fratelli belgi sono in concorso con Tori et Lokita, un ragazzo e una ragazzina, venuti soli dall’Africa, che oppongono la loro invincibile amicizia alle difficili condizioni del loro esilio.

E poi c’è David Cronenberg, l’inventore del body horror, che otto anni dopo Maps to the Stars torna con lo sci-fi Crimes of the future (in concorso), che promette di essere un film estremo: «Sono sicuro che ci saranno persone che usciranno durante i primi cinque minuti del film», ha detto il regista canadese. Non si tratta di un remake dell’omonimo film che aveva scritto e diretto nel 1970; protagonisti oggi Viggo Mortensen, Léa Seydoux, Kristen Stewart. In un mondo in cui la specie umana si adatta a un ambiente sintetico, il corpo umano è soggetto a nuove trasformazioni e mutazioni: qui un celebre artista mette in scena la metamorfosi dei suoi organi in spettacoli d’avanguardia, mentre un’agente dell’Ufficio del Registro nazionale degli Organi segue da vicino le sue pratiche.

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Foto: Nikos Nikolopoulos
Léa Seydoux, Viggo Mortensen e Kristen Stewart nel film “Crimes of the future”

Di divi in divi, Armageddon time di James Gray, racconto basato sulla sua adolescenza newyorkese, vede nel cast Anne Hathaway, Anthony Hopkins e Jeremy Strong. Storia di formazione ambientata nel Queens degli anni ’80, è un film (in concorso) molto personale sulla forza della famiglia e sulla ricerca generazionale del sogno americano.

Dopo Mad Max: Fury Road nel 2015, il mirabolante australiano George Miller è a Cannes, sempre fuori concorso, per Three thousand years of longing, con la magnifica coppia Tilda Swinton e Idris Elba: lei è una studiosa solitaria in viaggio a Istanbul, lui una sorta di genio della lampada che le offre tre desideri in cambio della sua libertà; ma lei è troppo erudita per ignorare che nelle fiabe le storie dei desideri spesso finiscono male…

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Foto: Festival di Cannes
Tilda Swinton e Idris Elba nel film “Three thousand years of longing”

La truppa degli italiani a Cannes 

Ovviamente non possiamo trascurare la rappresentanza italiana. La curiosità più grande è per il debutto dietro la macchina da presa dell’attrice Jasmine Trinca, che tra l’altro fa parte della giuria principale: il suo Marcel! è stato selezionato tra le Proiezioni speciali. Con Alba Rohrwacher, Maayane Conti, Giovanna Ralli, Umberto Orsini, Dario Cantarelli, Valentina Cervi e Valeria Golino, è il racconto del rapporto particolare tra una figlia e sua madre: la bambina ama la mamma, ma la mamma ama Marcel, il suo cane.

In corsa per la Palma d’oro ci sono invece Valeria Bruni Tedeschi e Mario Martone. Valeria Bruni Tedeschi con Les Amandiers (in italiano “I mandorli”), produzione francese con Nadia Tereszkiewicz, Sofiane Bennacer, Louis Garrel, Micha Lescot, racconta i suoi anni ’80 a Parigi alla scuola di teatro di Patrice Chéreau.
Mario Martone invece con Nostalgia si affida a Pierfrancesco Favino che, nel ventre di Napoli, nel rione Sanità, riscopre luoghi e codici del quartiere e un passato che lo divora. 

Sempre in concorso, c’è un altro titolo che parla italiano: Le otto montagne, con i due ragazzi d’oro del nostro cinema, Luca Marinelli e Alessandro Borghi, di nuovo insieme dopo Non essere cattivo. La regia è del belga Felix Van Groeningen (autore dello straziante Alabama Monroe – Una storia d’amore), affiancato da Charlotte Vandermeersch, la trama è quella del libro bestseller e Premio Strega Le otto montagne di Paolo Cognetti, storia di amicizia e montagna.

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Foto: Festival di Cannes
Alessandro Borghi e Luca Marinelli nel film “Le otto montagne”

Elvis e Top Gun, le grandi hit 

Tra film d’autore e colpi da maestri, a fomentare le attese non possono mancare le due hit di metà anno: Elvis e Top Gun 2, che a Cannes trovano la loro vetrina fuori concorso.

Tom Cruise torna al Festival, dove finora aveva fatto una sola apparizione, nel 1992 per Cuori ribelli. A 36 anni dal cult Top Gun, il countdown è tutto per il sequel Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski, che non tradisce le aspettative, ve lo garantiamo: assolutamente sbruffone, assolutamente spettacolare.

Courtesy of Warner Bros
Austin Butler in “Elvis” di Baz Luhrmann

Elvis invece è il biopic dedicato ad Elvis Presley dal luccicante Baz Luhrmann, che ha fatto la storia al Festival di Cannes: è l’unico regista ad aver avuto due lungometraggi in apertura con Moulin Rouge! nel 2001 e Il grande Gatsby nel 2013. Con Elvis esplora la vita e la musica del re del rock, interpretato da Austin Butler, visto attraverso il prisma della sua complicata relazione con il suo enigmatico manager, il colonnello Tom Parker, ovvero Tom Hanks. In pista, si balla!