Festival di Venezia 2021, tutti i film in concorso
Foto: Biennale di Venezia

Festival di Venezia 2021, tutti i film in concorso

di Simona Santoni

L’apertura è affidata a Pedro Almodóvar, con la divina Penélope Cruz. E poi il ritorno di Jane Campion, Pablo Larraín che tratteggia la sua Lady Diana, Paolo Sorrentino con il suo film più personale

«Nasco come regista proprio a Venezia nel 1983, nella sezione Mezzogiorno Mezzanotte», ha ricordato Pedro Almodóvar a cui è affidata l’apertura del Festival del cinema di Venezia 2021. «Trentotto anni dopo vengo chiamato a inaugurare la Mostra. Non riesco ad esprimere la gioia, l’onore e quanto questo rappresenti per me senza cadere nell’autocompiacimento». Allora era la commedia provocatoria L’indiscreto fascino del peccato, su un convento di suore caritatevoli ed eroinomani, che non piacque al direttore di allora, Gianluigi Rondi, ma ebbe una fruttuosa eco di discussioni. Oggi sarà, mercoledì 1 settembre al Palazzo del cinema del Lido di Venezia, Madres paralelas, con Penélope Cruz e Milena Smit, il ritratto di due donne che si misurano con i temi di una maternità dai risvolti imprevedibili, della solidarietà femminile, di una sessualità vissuta in libertà e senza ipocrisie. È in corsa per il Leone d’oro insieme ad altri 20 film, tutti e 21 in prima mondiale.

Madres paralelas
Foto: Nico Bustos/El Deseo
Il cast di “Madres paralelas”. Da sinistra: Aitana Sánchez-Gijón, Penélope Cruz, il regista Pedro Almodóvar, Milena Smit, Israel Elejalde

Nella Selezione Ufficiale di Venezia 78, sono tre i registi vincitori del premio Oscar a gareggiare per il Leone d’oro: accanto a Pedro Almodóvar, Oscar alla migliore sceneggiatura originale nel 2003 con Parla con lei, ci sono Jane Campion, che manca al cinema da troppo tempo (Oscar nel 1994 per la sceneggiatura di Lezioni di piano, il suo ultimo film Bright Star è del 2009) e Paolo Sorrentino, il nostro portabandiera che vinse l’Oscar al miglior film straniero nel 2014 con La grande bellezza.

E poi tra gli autori in concorso ci sono due registi in cerca di bis, già Leoni d’oro per il miglior film a Venezia: il taiwanese Tsai Ming-liang che vinse nel 1994 con Vive L’Amour (Ai qing wan sui) e il venezuelano Lorenzo Vigas che sorprese tutti nel 2015 con la sua opera prima Ti guardo (Desde allá).

Ecco, uno per uno, i 21 film che si contendono il Leone d’oro, sotto l’esame della giuria capitanata dal regista del momento, il sudcoreano Bong Joon-ho premio Oscar con Parasite.

Da Almodóvar a Larraín, attesi ritorni

  • Madres paralelas di Pedro Almodóvar (Spagna)
    Una storia di donne. Penélope Cruz e Milena Smit interpretano due donne single, entrambe in una gravidanza non attesa, che condividono la stanza di ospedale nella quale stanno per partorire. Una non ha rimpianti e nelle ore che precedono il parto esulta di gioia. L’altra è un’adolescente spaventata, contrita e traumatizzata.
  • The power of the dog di Jane Campion (Nuova Zelanda, Australia)
    Nel Montana del XX secolo, Benedict Cumberbatch è un proprietario di ranch che incute paura e timore reverenziale in chi lo circonda. Quando una giovane vedova (Kirsten Dunst) inaspettatamente sposa suo fratello (Jesse Plemons) e si trasferisce nel suo ranch, l’allevatore carismatico e sadico inizierà la sua battaglia contro di lei.
    È dal 2009 con Bright Star che la regista premio Oscar (per Lezioni di piano) Jane Campion non proponeva un nuovo film.
  • The Card Counter (Il collezionista di carte) di Paul Schrader (Usa, Regno Unito, Cina)
    Dal regista di American Gigolò, sceneggiatore di Taxi Driver e Toro scatenato di Scorsese, che produce il film, un thriller sulla vendetta con Oscar Isaac giocatore di poker tormentato dai fantasmi del suo passato, da ex interrogatore militare ad Abu Ghraib.
    Nel cast anche Tiffany Haddish, Tye Sheridan, Willem Dafoe.
  • Competencia oficial di Mariano Cohn e Gastón Duprat (Argentina, Spagna)
    Dai registi argentini del caustico e divertente Il cittadino illustre, che fu una lieta sorpresa a Venezia nel 2016 e fece guadagnare la Coppa Volpi al suo protagonista Oscar Martínez, una parodia del mondo dei festival cinematografici di prestigio affidata a Penélope Cruz, Antonio Banderas e, di nuovo lui, Oscar Martínez.
  • Sundown di Michel Franco (Messico, Francia, Svezia)
    Nel 2020 con la brutale distopia Nuevo orden ha vinto il Leone d’argento – Gran premio della giuria. Ora il regista messicano, che è presente in concorso a Venezia anche come produttore de La Caja di Vigas, propone il dramma di una famiglia le cui vacanze ad Acapulco vengono interrotte da una chiamata, che scatenerà incontri e incomprensioni che trasformerà le loro vite. Con Tim Roth e Charlotte Gainsbourg.
  • Un autre monde di Stéphane Brizé (Francia)
    Dopo Une vie con cui traspose Guy de Maupassant, Brizé torna a Venezia e ai temi sociali e del lavoro a lui cari, rinnovando la collaborazione con Vincent Lindon dopo La legge del mercato (2015) e In guerra (2018). Protagonista un dirigente d’azienda di successo, con alle spalle un matrimonio danneggiato dalla pressione del lavoro, in un momento in cui le scelte professionali di uno cambiano la vita di tutti. Nel cast anche Sandrine Kiberlain.
Vincent Lindon
Foto: Biennale di Venezia
Vincent Lindon nel film “Un autre monde”

  • Spencer di Pablo Larraín (Regno Unito, Germania)
    Dopo aver tratteggiato Jacqueline Kennedy, interpretata da Natalie Portman, in Jackie (2016), l’amato regista cileno porta un nuovo biopic al femminile, su Lady Diana, interpretata da Kristen Stewart. Spencer era il nome da nubile di Diana.
  • La caja di Lorenzo Vigas (Messico, Usa)
    Nel 2015 il regista venezuelano vinse quasi a sorpresa il Leone d’oro con la sua opera prima tormentata e potente Ti guardo (Desde allá). A distanza di sei anni propone il suo secondo lungometraggio, una nuova esplorazione sulla paternità e su cosa siamo disposti a fare per un padre.
  • Illusions Perdues di Xavier Giannoli (Francia)
    Dal romanzo Illusioni perdute di Balzac e dal regista di Superstar e Marguerite presentati proprio a Venezia, le illusioni perdute di un giovane poeta mentre affronta il mondo letterario alla ricerca di un suo futuro. Lo interpreta Benjamin Voisin, il tenebroso scalmanato del film Estate ’85 di François Ozon. Xavier Dolan è invece il giornalista che lo prende sotto la sua ala. E poi ci sono Cécile de France e Gérard Depardieu.
  • Mona Lisa and the Blood Moon di Ana Lily Amirpour (Usa)
    Dalla regista indie statunitense di origini iraniane di A girl walks home alone at night e The bad batch (che proprio a Venezia vinse il Premio speciale della giuria), un fantasy d’avventura su una ragazza dai poteri insoliti e pericolosi che fugge da un manicomio e cerca di farcela da sola a New Orleans. Con Jeon Jong-seo, Kate Hudson, Craig Robinson, Evan Whitten, Ed Skrein.
È stata la mano di Dio
Foto: Netflix
Filippo Scotti in un’immagine del film “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino

Paolo Sorrentino e gli altri

  • È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino (Italia)
    Nel suo film più personale (lo vedremo su Netflix), il regista premio Oscar riapre una pagina dolorosa della sua infanzia: la morte dei suoi genitori in un fatale incidente, a cui lui scampa. In un viaggio ricco di contrasti tra tragedia e commedia, amore e desiderio, assurdità e bellezza, racconta la storia di un ragazzo goffo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta. 
    Con Filippo Scotti, Toni Servillo, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo.
  • America latina di Fabio e Damiano D’Innocenzo (Italia, Francia)
    Dai talentuosi fratelli romani di Favolacce, Orso d’Argento per la sceneggiatura a Berlino, «una storia d’amore, e come tutte le storie d’amore quindi un thriller», come hanno detto gli stessi D’Innocenzo. Con Elio Germano.
  • Freaks Out di Gabriele Mainetti (Italia, Belgio)
    Film bloccato dal Covid e attesissimo dopo il sorprendente esordio di Mainetti con Lo chiamavano Jeeg Robot nel 2015. Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto e Giancarlo Martini sono i ‘fenomeni da baraccone’ di un circo senza guida nella Roma del 1943, in piena seconda guerra mondiale. Riecheggiano richiami al cult americano del macabro Freaks del 1932.
  • Qui rido io di Mario Martone (Italia, Spagna)
    Toni Servillo fa rivivere il commediografo e attore napoletano Eduardo Scarpetta. Nel cast anche Maria Nazionale, Antonia Truppo, Iaia Forte e… Eduardo Scarpetta, discendente del capostipite della famiglia Scarpetta-De Filippo.
  • Il buco di Michelangelo Frammartino (Italia, Francia, Germania)
    Oltre un decennio dopo, il regista de Le quattro volte (2010) torna con il suo terzo lungometraggio, che racconta l’impresa speleologica che portò, nel 1961, alla scoperta della seconda grotta più profonda del mondo, l’Abisso di Bifurto, in Calabria.
    Con Nicola Lanza, Antonio Lanza, Leonardo Larocca, Claudia Candusso, Mila Costi, Carlos Jose Crespo.

Storie misteriose e torbide

  • Vidblysk (Reflection) di Valentyn Vasyanovych (Ucraina)
    Nel 2019 il regista ucraino ha vinto nella sezione Orizzonti con Atlantyda. Ora torna alla Mostra nella sezione principale con un film crudo e violento sugli orrori della guerra. Un chirurgo ucraino, catturato dalle forze militari russe nella zona di conflitto nell’Ucraina orientale, sottoposto a orribili umiliazioni, una volta rilasciato impara ad essere di nuovo un essere umano.
  • The Lost Daughter di Maggie Gyllenhaal (Usa, Regno Unito, Grecia, Israele)
    Esordio alla regia per l’attrice americana, con un adattamento del romanzo La figlia oscura della nostra Elena Ferrante. Con un grande cast: Olivia Colman, Jessie Buckley, Dakota Johnson, Ed Harris, Peter Sarsgaard, Alba Rohrwacher. Durante una vacanza al mare da sola, una donna rimane affascinata e turbata dall’irresistibile rapporto tra una giovane madre e la sua figlioletta sulla spiaggia…
Olivia Colman
Foto: Biennale di Venezia
Olivia Colman in un’immagine del film “The lost daughter”

  • L’événement di Audrey Diwan (Francia)
    Opera seconda della regista francese di origini libanese, è un adattamento del romanzo di Annie Ernaux, che ripercorre la sua esperienza con l’aborto quando era ancora illegale nella Francia degli anni ’60.
    Con Anamaria Vartolomei, Kacey Mottet-Klein, Pio Marmaï, Sandrine Bonnaire, Anna Mouglalis.
  • On the Job 2: The Missing 8 di Erik Matti (Filippine)
    Sequel del film On the Job del 2013, che debuttò a Cannes, racconta la storia di un giornalista (interpretato da John Arcilla) che indaga sulla misteriosa scomparsa dei suoi colleghi e di un prigioniero (Dennis Trillo) che viene temporaneamente liberato per compiere omicidi.
  • Żeby nie było śladów (Leave no traces) di Jan P. Matuszyński (Polonia, Francia, Repubblica Ceca)
    È ambientato nella Polonia comunista del 1983, scossa dal caso di Grzegorz Przemyk, un liceale picchiato a morte dai miliziani. Basato su eventi reali, il film segue la storia di Jurek, l’unico testimone del pestaggio, che da un giorno all’altro è diventato il nemico numero uno dello Stato.
  • Kapitan Volkonogov bezhal (Captain Volkonogov Escaped) di Aleksey Chupov e Natasha Merkulova (Russia, Estonia, Francia)
    Il film racconta la storia di redenzione prima della morte del capitano Volkonogov, rispettato e obbediente tutore della legge nell’ex Unione Sovietica del 1938 delle persecuzioni politiche.