10 posti segreti (o quasi) di Venezia da scoprire
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10 posti segreti (o quasi) di Venezia da scoprire

di Carolina Saporiti

Spiagge selvagge, ristoranti fusion, una piramide in una chiesa, bocciofile e campi semi vuoti anche in periodo di alta stagione… perché a Venezia c’è sempre il modo di rimanere fuori dai percorsi turistici e godersi la sua magia. Basta sapere dove andare con i consigli di chi ci vive.

Sembra impossibile trovare luoghi nascosti a Venezia che anche in momenti di alta stagione non siano presi d’assalto oppure posti poco conosciuti, frequentati quasi esclusivamente da veneziani, di nascita o d’adozione. Eppure ci sono. E non sono pochi, per conoscerli bisogna affidarsi a qualcuno del posto, parlare con le persone che vivono la città e che la amano. Saranno contenti di condividere le bellezze – anche quelle più segrete – con i visitatori curiosi.

Ci siamo fatti consigliare qualcuno di questi posti: segnatevi gli indirizzi per il prossimo viaggio nella Serenissima.

San Pietro di Castello
Sarebbe meglio chiamarlo San Piero de Casteo, in veneziano. Questa chiesa identifica anche una parte della città, nel sestiere di Castello, che è un’isola nell’isola. Si trova nella zona est di Venezia, dopo i Giardini, altra zona caratteristica e molto amata dai veneziani. Attraversando il Ponte de Quintavalle si arriva nell’antica isola di San Pietro che infatti è uno dei più antichi insediamenti della laguna veneta. Il campo della chiesa è uno degli ultimi a Venezia che ha terra ed erba come pavimento, ma curiosa è anche la cattedra di San Pietro all’interno della chiesa che è ricavata da una stele funeraria islamica che riporta versi del Corano. A giugno si celebra la festa di San Pietro di Castello con musica e cibo.

Ocean Space
Situato nella chiesa di San Lorenzo, Ocean Space è stato inaugurato nel marzo 2019 come nuovo centro globale per catalizzare l’alfabetizzazione, la ricerca e il sostegno di tematiche oceaniche attraverso l’arte. Dopo due anni di conservazione e rinnovamento e più di 100 anni di inaccessibilità al pubblico, la chiesa di San Lorenzo è tornata accessibile alla città. Ed è una vera fortuna vista la particolarità dell’edificio. Favoleggiata come ultimo luogo di riposo di Marco Polo, San Lorenzo risale al IX secolo e ha una facciata grezza e incompiuta. Ma la cosa più particolare è la pianta quadrata, divisa a metà da un altare bifacciale. Un lato dell’altare, ricco e decorato affacciava sulla metà della chiesa dove sedevano i fedeli, quella opposta, nascosta e spoglia, era visibile solo alle suore. Ocean Space riaprirà al pubblico il 20 marzo 2021 con due mostre: il secondo capitolo di Territorial Agency: Oceans in Transformation, curata da Daniela Zyman, e The Soul Expanding Ocean #1: Taloi Havini a cura di Chus Martínez

Ponte delle tette e Carampane
Più che per la sua bellezza, questa zona di Venezia è da conoscere perché racconta un passato meno noto della città. Situata tra il sestiere di San Polo e quello di Santa Croce, a pochi minuti da Rialto, questa zona era residenza per molte prostitute della città che proprio all’altezza di quello che ora è chiamato Ponte delle Tette si affacciavano per richiamare i clienti. Poco più in là, abitava il signor Rampani che iniziò ad accogliere le prostitute “in pensione” nella sua casa, la Ca’ Rampani. Da qui nasce la parola carampana che indica una donna volgare, sguaiata, oppure brutta e vecchia. In Rio Terà de le Carampane si trova anche il ristorante Antiche Carampane, amatissimo da tutti, viaggiatori e veneziani. Da provare gli spaghetti in “Cassopipa” ai frutti di mare leggermente speziati o il Gran Fritto.

Giocare a bocce a Venezia
Purtroppo oggi è molto più difficile, ma fino a 40/50 anni era usuale vedere i veneziano giocare a bocce in centro: molte osterie avevano campi da gioco frequentati soprattutto da pensionati che alternavano un’ombra de vin a un tiro con gli amici. Qualcosa è ancora rimasto. A Dorsoduro ci sono due società bocciofile in Fondamenta Briati, a circa duecento metri l’una dall’altra. Una è la Bocciofila San Sebastiano che ha l’entrata di fronte alla facciata della chiesa dell’Angelo Raffaele (questa zona rimane sempre fuori dai giri turistici ed è consigliatissima per chi cerca luoghi tranquilli, nel campo si trova anche l’omonimo ristorante che fonde la cucina veneziana con quella sarda). Più avanti si trova la Bocciofila Mariano Cucco, che è un po’ più piccola. Altre bocciofile a Venezia si trovano a Murano e al Lido. Riuscire a infilare la testa è come trovarsi di fronte a una foto d’epoca.

Osteria Giorgione da Masa
Complici i molti turisti che cercano cucina autentica locale, a Venezia trovare ristoranti di cucina etnica (buona) non è impresa facile, almeno se paragonate ad altre città italiane. Chi ha saputo fondere due tradizioni è lo chef Masahiro Homma, per tutti “Masa” che dopo diverse esperienze in città, ha finalmente trovato il suo posto nella “vecchia” Osteria Giorgione nel sestiere di Cannaregio, in zona campo Santi Apostoli. È qui che Masa, già apprezzato dai veneziani, è riuscito a esprimere tutta la sua bravura. Il menu cambia ogni giorno in base a quello che offre il mercato di Rialto: tanti crudi di pesce, cicchetti “alla giapponese” e un buonissimo ramen. Nella lista dei vini si trovano soprattutto bottiglie di piccoli produttori di vini naturali e biodinamici. Da provare.

Chiesa di San Nicolò dei Mendicoli 
In zona Santa Marta, nel sestiere Dorsoduro, si trova una delle chiese più antiche della città: San Nicolò dei Mendicoli risale infatti al VII secolo, mentre il suo campanile duecentesco è particolare per il suo orologio a una sola lancetta. Delle parti antiche conserva l’abside centrale e i capitelli delle colonne, oltre all’impianto basilicale: il portico, ricorrente nell’edilizia religiosa veneziana, era il luogo in cui i poveri potevano stare i medicanti e i penitenti. L’area era abitata da poveri popolani dediti principalmente alla pesca e al trasporto di merci e cibo provenienti dalla terraferma. Il termine Mendicoli potrebbe essere infatti una storpiatura della aprola “mendici”, a indicare la povertà degli abitanti, oppure potrebbe venire da Mendigola, forse antico nome dell’isola.

Spiaggia degli Alberoni
È vero, in genere non si va a Venezia per andare al mare, ma se ci si ferma più giorni e si ha la fortuna di trovare una bella giornata, una gita al Lido è davvero consigliata. Noleggiare una bici e percorrerlo tutto è il modo migliore (tappe consigliate per mangiare: Ai Murazzi o da Mauretto a Malamocco). Se è estate un tuffo in acqua è però d’obbligo e più si procede verso l’estremità verso l’isola di Pellestrina più le spiagge sono selvagge, meno frequentate e l’acqua è più cristallina. L’ultima parte del Lido, Alberoni, è la più bella grazie anche alla presenza di un’ampia oasi naturale gestita dal WWF. Il nome si deve ad albaiones, derivante a sua volta dalla radice latina albus (bianco), che fa riferimento al colore delle dune. Nell’ultima parte della spiaggia c’è un piccolo stabilimento con chiringuito e ristorante, Macondo, dove sembrerà impossibile di essere a Venezia.

Monumento a Canova – Basilica dei Frari
Il monumento è una delle opere più caratteristiche dell’arte neoclassica. Venne eretto dai discepoli su disegno e modello che lo stesso Canova, nel 1794, aveva preparato per Tiziano. Canova morì a Venezia il 13 ottobre 1822 e fu portato a Possagno, suo paese natale. Sopra tre gradini sorge una piramide con una porta aperta che conduce alla supposta camera mortuaria: la forma piramidale è molto curiosa trovandoci all’interno di una Chiesa e non mancano tante voci sul presunto carattere massonico di questo e altri dettagli del monumento. Davanti alla porta aperta si vedono avanzare figure di donna che rappresentano la scultura piangente, la pittura e l’architettura, seguite da tre genietti con le torce accese, a significare che l’arte non muore. A sinistra, sulla base della piramide ci sono Canova con la torcia spenta e il leone desolato. Sopra la porta due angeli sorreggono l’effige dello scultore circondata dal serpente, simbolo dell’immortalità.

Le vigne di Venezia
Con la collaborazione di amici osti, sommellier e vignaioli, è nata Laguna nel Bicchiere – Le vigne ritrovate, un’associazione culturale che si propone di scoprire realtà e territori dimenticati, di conservare le tradizioni, facendole conoscere anche ai più giovani. Esistono tracce antiche che testimoniano la produzione e il consumo di vino nelle isole della laguna di Venezia già nel XIII secolo nei conventi e nei monasteri. Tanto che numerose sono le tracce che si trovano nella toponomastica locale: San Francesco della Vigna, calle della Malvasia, calle della Vida, riva del Vin, calle dei Botteri, le Vignole. Il centro del lavoro associativo sono la cantina, il vigneto, l’orto e giardino dei novizi di San Michele in isola. Il lavoro si estende anche vigneti di Sant’Elena, della Giudecca, di Malamocco e delle Vignole. Sono molte le attività dell’associazione, tra cui: il recupero delle vigne e la loro manutenzione; l’annuale vendemmia per ogni vigna; i lavori in cantina; la produzione dei vini.

Antica Farmacia del Convento del Redentore
Alla Giudecca, accanto alla famosa chiesa del Redentore, opera del Palladio, si trova il convento dei frati cappuccini dove venne istituita per volontà della Repubblica una farmacia per aiutare i più poveri, finita la peste del 1577. La Farmacia era infatti anche infermeria e gli speziali/infermieri, chiamati “prattici”, prestavano assistenza e soccorso alla popolazione indigente. Il convento conserva ancora vasi e suppellettili in una stanza dove è stata riprodotta l’antica spezieria e il servizio di infermeria è durato fino al 1950 circa. A testimoniare l’attività è l’Indice delle Piante Semplici che venivano coltivate nel Giardino del convento (59 specie diverse). Nell’antico orto del Convento, l’unico tra i giardini della Giudecca che ha mantenuto le dimensioni originarie, oggi i frati cappuccini coltivano ulivi e viti, alberi da frutto, ortaggi e alcune erbe aromatiche. Il giardino e la farmacia non sono aperti al pubblico, ma visitando la chiesa del Redentore (non in prossimità della festa omonima, quando pellegrini e non solo si recano in visita) si può provare a chiedere a un frate di accedere al giardino e alla farmacia.