A Roma l’esposizione per i 125 anni della prestigiosa rivista con gli scatti di grandi fotografi
1 / 17
Joanna Pinneo – Mali, 1997 Coperta da un velo di sabbia proveniente dal letto asciutto di un lago, una famiglia fa un sonnellino in pieno pomeriggio.
2 / 17
Volkmar Wentzel – India, 1947 Seduti su un balcone affacciato sulla valle del Kashmir alcuni tessitori con il turbante fumano insieme una pipa ad acqua.
3 / 17
Thomas J. Abercrombie – Puerto Rico, 1960. Jacques-Yves Cousteau svela Denise, la rivoluzionaria capsula a immersione costruita con il sostegno della Society.
4 / 17
Joseph Rock – Choni (Tibet), 1926. Prima del sesto giorno della sesta luna i monaci suonano corni lunghi oltre quattro metri per sollecitare i lama a prepararsi per l’antica danza chiamata Chamngyon-wa.
5 / 17
Robert Goodman – Mar Rosso, 1963. I sommozzatori del progetto Conshelf II di Jacques Cousteau difendono dai predatori affamati i campioni che hanno raccolto nella loro “casa” sottomarina.
6 / 17
Emory Kristof – Atlantico del Nord, 1991. La prua del R.M.S. Titanic si staglia nel buio degli abissi illuminata dal sommergibile russo Mir I.
7 / 17
Robert E. Peary – Canada, 1909. Probabilmente Robert E. Peary e il suo assistente non raggiunsero il Polo Nord nel 1909, ma di certo si avvicinarono come nessun altro prima.
8 / 17
Luther Jerstad – Nepal, 1963. Barry Bishop di National Geographic posa con la bandiera montata su una piccozza in cima all’Everest. Non sapeva ancora che la foto gli sarebbe costata cara.
9 / 17
Eliza Scidmore – Giappone, 1900 circa. Le fotografie del Giappone colorate a mano venivano fornite alla rivista, che aveva iniziato a pubblicare questo tipo di immagini due anni prima, da Eliza Scidmore.
10 / 17
Paul Nicklen – Canada, 2011. Addentratosi nella verdeggiante foresta pluviale della regione costiera della Columbia Britannica, Paul Nicklen ha scattato questa bella e rara immagine di un orso kermode, detto anche orso spirito, quasi completamente bianco.
11 / 17
Hugo Van Lawick – Tanzania, 1964. Guardando questo gesto semplice tra Jane Goodall e il piccolo Flint si potrebbe pensare che il mondo sia un’unica grande famiglia.
12 / 17
Hiram Bingham – Perù, 1912. Pochi luoghi nel mondo erano più spettacolari del Machu Picchu, soprattutto dopo che un esercito di indigeni armati di machete aveva eliminato la vegetazione che ostruiva la vista al fotografo.
13 / 17
Carl E. Akeley – Kenya, 1910 circa. Akeley riuscì a cogliere questo primo piano straordinariamente dettagliato di una zebra di Burchell che riposava nelle pianure di Athi.
14 / 17
William Albert Allard – Pennsylvania, 1965. Un giovane amish con un cappello di paglia e le bretelle accarezza un porcellino d’India.
15 / 17
W. Robert Moore – Siam, anni Trenta circa. Un gruppo di danzatori rievoca alcuni episodi della vita di Phra Ruang fuori da un tempio.
16 / 17
Fotografo sconosciuto – Località ignota del Witwatersrand, nella Repubblica del Sudafrica, fine XIX secolo. L’immagine di questa sposa zulu, apparsa sul numero di novembre del 1896, fu la prima di una lunga serie di foto di donne a seno nudo pubblicate su National Geographic.
17 / 17
Michael Nichols – Parco nazionale del Semien (Etiopia), 2002 Il babbuino Gelada, che di solito si accontenta di mangiare l’erba delle praterie, ha comunque due canini decisamente pronunciati.
Creare una società per migliorare e diffondere le conoscenze geografiche. Con quest’obiettivo e uno spirito pionieristico, 125 anni fa 33 giovani e intraprendenti membri di un club privato di Washington DC, il Cosmos Club, decisero di unire forze, finanze e competenze, e il 13 gennaio 1888 fondarono la National Geographic Society. Ovvero quella che sarebbe diventata una delle più importanti istituzioni scientifiche ed educative del mondo.
Tra i membri fondatori c’erano scienziati che lavoravano per il Governo USA e nello U.S. Geological Survey, ecologi della prima ora ed esploratori decisi a incrementare le conoscenze scientifiche finanziando nuove ricerche e, più avanti, diffondendole attraverso conferenze e con una pubblicazione dedicata all’attività dell’organizzazione, The National Geographic Magazine. Questa rivista, ricca di immagini e reportages spettacolari, col tempo è diventata il simbolo del giornalismo americano e oggi conta oltre 30 edizioni nel mondo. Inclusa quella italiana, che quest’anno festeggia i 15 anni. Nata nel febbraio 1998, è stata la terza pubblicazione internazionale, dopo quella giapponese e spagnola.
I due anniversari, i 125 anni di attività nel mondo e i 15 in Italia, vengono celebrati a Roma con una mostra fotografica allestita al Palazzo delle Esposizioni . Grazie agli scatti raccolti ne La Grande Avventura (questo il titolo dell’esposizione curata da Guglielmo Pepe), dal 25 settembre al 2 febbraio 2014 sarà possibile intraprendere, attraverso le immagini, un viaggio nei luoghi più sperduti del nostro pianeta, per scoprire nuove popolazioni e tribù ma anche siti naturali mozzafiato o aspetti sconosciuti della vita animale. I grandi fotografi collaboratori della rivista negli anni hanno immortalato momenti epici come la spedizione di Robert Peary al Polo Nord, la scoperta della città perduta del Machu Picchu o le imprese sottomarine di Jacques Cousteau. La mostra permette anche di ripercorrere i momenti drammatici della storia: dalla colossale eruzione del 1902 a Saint-Pierre in Martinica, dove morirono quasi 30.000 persone, al terremoto che distrusse gran parte di Port au Prince ad Haiti nel 2010. Non mancano le sempre emozionanti scene di vita selvatica, come il cucciolo di leone del Serengeti, in Tanzania, con la zampa posata sulla spalla della mamma con un gesto che somiglia a un umanissimo abbraccio o il macaco che pulisce la compagna nella sorgente d’acqua calda di Jigokudani, in Giappone.