I 10 film più iconici del 2022
Credits: Lucky Red, 20th Century Fox, Teodora Film, 01 Distribution, Warner Bros. Pictures, Movies Inspired, Netflix, Prime Video, Paramount Pictures

I 10 film più iconici del 2022

di Simona Santoni

Navi da crociera alla deriva, incursioni sottomarine nel meraviglioso mondo di Pandora, piccole grandi storie con tanto cuore… Ecco i film che hanno lasciato il segno nel 2022

Su una nave da crociera super lussuosa in tempesta o nel meraviglioso mondo sottomarino di Pandora. Tra piccole grandi storie che colpiscono il cuore e giganti di regia che tessono un’ode al cinema. Ecco dell’anno che sgocciola via i film che più di altri portiamo con noi. I più belli, senz’altro, ma anche quelli che sono stati magneti di attese, critiche, emozioni controverse. Insomma, ecco qui i nostri 10 film più iconici del 2022. 

Triangle of sadness di Ruben Östlund

È il film dell’anno. Sardonico, pungente, esagerato, a tratti anche ripugnante, ma quello che più soffia originalità con sguardo trasversale. E acuminato.
Palma d’oro al Festival di Cannes, è l’ennesima conferma di Östlund, dopo il superlativo Forza maggiore e il provocatorio The Square, meno efficace ma comunque anch’esso trionfante in Costa Azzurra.
In Triangle of sadness il regista svedese prima si intrufola nel mondo della moda con sarcasmo, tra sguardi duri da Balenciaga e sorrisi aperti da H&M, quindi ci porta a bordo di una disgraziata crociera per super ricchi. Calca la mano sui luoghi comuni e sul gusto del disgusto, tra eruzioni vomitanti e scarichi del bagno eruttanti, ma ottiene quel che vuole: muove a reazioni. Con un grande interrogativo finale.
E una nota dolente: sarebbe bello che la sua giovane coprotagonista, l’attrice Charlbi Dean, fosse ancora su questo mondo a godersi il successo del suo film.

Triangle of sadness
Credits: Teodora Film
Charlbi Dean e Harris Dickinson nel film “Triangle of sadness”

Elvis di Baz Luhrmann

Una sfolgorante giostra rock e visiva in Elvis Presley & Baz Luhrmann style! Il film che ricostruisce la vita di The King tra ombre e luci del rapporto con il suo enigmatico manager (a vita), il colonnello Tom Parker interpretato da un Tom Hanks tra il paterno e il luciferino, ci consegna un Austin Butler sorprendentemente perfetto: quando su palco cede il suo corpo alla musica, convulsamente, ipnoticamente, ci dà l’illusione che Elvis non se ne sia mai andato.

Avatar: la via dell’acqua di James Cameron

Aspettavamo Avatar 2 e il ritorno nel meraviglioso mondo di Pandora da tredici anni. E anche se a livello narrativo le avventure del neo Na’vi Jake Sully (Sam Worthington) & family sono abbastanza prevedibili e sanno di già visto, sul fronte visivo James Cameron sa ordire magia. Nelle immersioni subacquee presso i clan del mare vorremmo rimanere per tutto il tempo, tra viticci luminosi color magenta, fronde che somigliano a laminarie esotiche e creature marine gigantesche e senzienti che sanno tessere poesie.

The Batman di Matt Reeves

Un film monumentale (e non solo per la durata di quasi 3 ore), stratificato, buio e doloroso. Poca action ma tanta densità che si apre a letture profonde. A sorpresa Robert Pattinson riesce nell’impresa di non farci cercare il confronto con Christian Bale, che già aveva reso iconico sul grande schermo l’Uomo Pipistrello dei fumetti DC. Il suo è un Batman dolente, con un malessere intenso che arriva da lontano e urla in silenzio in ogni fotogramma. Tutto su di lui richiama ombra, occhi senza luce, corpo chiuso su se stesso, mascella volitiva ferma, capelli scuri sul pallore che già gli conosciamo. Un supereroe umano e vicino a noi. Che ci indica anche una strada diversa: la vendetta non cambierà il passato, serve qualcosa di più, la cooperazione.

Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski

Non siamo fan di Top Gun, non siamo fan di Tom Cruise, ma l’evidenza parla: il sequel del cult è forse già esso stesso cult. E non solo per l’incasso da paura, che vale doppio in questo periodo pandemico in cui le sale faticano a ripopolarsi: 1.488.701.729 di dollari circa, il miglior botteghino del 2022 e l’undicesimo nella storia del cinema. Al di là del suo potere attrattivo sul pubblico, Top Gun: Maverick è davvero tutto quello che volevamo aspettarci, 36 anni dopo: giocosità, sequenze di volo mirabolanti (con gli attori a bordo davvero sul set), un Cruise sbruffone che sul volto da quasi sessantenne ha ancora la smorfia simpaticamente gradassa da Maverick, «l’uomo più veloce del mondo».

Tredici vite di Ron Howard

L’esito del salvataggio epico e incredibile del 2018 nella grotta di Tham Luang lo conosciamo già, eppure Ron Howard riesce a portarci là sotto, nella labirintica trappola di fango e acqua in Thailandia, e a farci palpitare dall’inizio alla fine. La ricostruzione delle eroiche – e anche letali – operazioni di soccorso riesce ad essere al contempo tecnica e appassionante. Misurati ed evocativi, Viggo Mortensen e Colin Farrell, nei panni dei sub sopraggiunti per aiutare, con sguardi inquieti ma fermi danno tutta la potenza di un’impresa che sembrava impossibile.

The Fabelmans
Credits: 01 Distribution
Gabriel LaBelle nel film “The Fabelmans”

The Fabelmans di Steven Spielberg

Il 33° lungometraggio di Steven Spielberg, uno dei più personali. In parte storia di formazione e memorie di famiglia, in parte inno al potere del cinema, è proprio su questo fronte che The Fabelmans entusiasma, esaltante: è una lettera d’amore alla settima arte che riesce a mostrare l’effetto profondo che un film può avere sulle persone. Complimenti a Gabriel LaBelle, l’attore canadese che è una sorta di alter ego del regista da adolescente.

Tori e Lokita di Jean-Pierre e Luc Dardenne

Un film che sconquassa, quando non te lo aspetti. I fratelli Dardenne sono implacabili: non falliscono mai, non concedono il fianco alla facile speranza. Ma prima di colpire, lasciando segni a lungo, intessono a loro modo, con verità e poesia, il loro concetto di famiglia: un ragazzino (Pablo Schils) giunto in Belgio con un barcone dal ventre dell’Africa, una ragazza (Joely Mbundu) anche lei sulla stessa nave, un fratello e una sorella, fa niente se di sangue o meno, un legame intenso e consolatorio, che riempie il cuore.
Per Tori e Lokita Premio del 75° anniversario al Festival di Cannes.

Pinocchio di Guillermo Del Toro

Può conquistare o lasciare disorientati questa stravagante rivisitazione della favola classica di Collodi, ma non può non occupare un posto speciale nel bilancio cinematografico del 2022. Un film su un burattino di legno, fatto da burattini: Guillermo Del Toro sceglie tecnica ammaliante della stop motion, un investimento minuzioso di tempo, artigianalità, perizia. Naviga nel materiale di Collodi tra omaggi (il figlio di Geppetto si chiama Carlo) e tantissime invenzioni personali (Geppetto, appunto, ha un figlio, ancor prima di Pinocchio): la più grande? l’ambientazione in epoca fascista. Che è anche la metafora principale: Pinocchio, burattino indisciplinato, è senza fili, sfugge all’inquadramento del regime, ammette di aver paura della guerra, ricusa il fronte da giovane balilla, instilla in Lucignolo – sempre commovente – la miccia contro le ideologie tossiche.
Un musical a tratti minaccioso, con svariate incursioni negli Inferi, sull’onda dell’allegria di Pinocchio e della fantasia di Del Toro, entrambe selvagge.

Stringimi forte
Credits: Movies Inspired
Vicky Krieps nel film “Stringimi forte”

Stringimi forte di Mathieu Amalric

Piccolo grande film che ha saputo stupirci, già presentato nella sezione Cannes Première del Festival di Cannes 2021. Tra ricordi di vita famigliare e fantasie di una realtà parallela, Vicky Krieps è portentosa. Fuggiamo dal tetto domestico con lei, a bordo della sua auto, abbandoniamo suo marito (Arieh Worthalter) e i figli (Anne-Sophie Bowen-Chatet e Sacha Ardilly), ci fidiamo di lei, poi torniamo con lei, quindi eccoci insieme in montagna, là su quei versanti di ghiaccio e neve pericolosi. Dietro ogni sua proiezione, dentro ogni struggente strappo.
L’attrice lussemburghese quest’anno ha ammaliato: è lei anche la meravigliosa protagonista de Il corsetto dell’imperatrice. Sa trasportare in altre dimensioni imponderate.
Complimenti ad Amalric, attore francese che sa distinguersi anche dietro la macchina da presa.