Il valore del piacere. Intervista a Betony Vernon
@Bettina Rheims

Il valore del piacere. Intervista a Betony Vernon

di Carolina Saporiti

Designer di gioielli, autrice di libri, antropologa del sesso e da oggi anche Direttore Creativo di Pianegonda. Colta, intelligente e libera, ci ha parlato senza filtri e senza tabù di eros, di diritti, di famiglia e di godimento

Capelli rossi, abito verde e una gentilezza sempre più rara da incontrare: Betony Vernon colpisce al primo sguardo. E quando inizia a parlare è calamitante perché è una donna intelligente, sicura, generosa, accogliente, che sa ascoltare e che non ha paura di rispondere alle domande. Una persona che non giudica. Da poco diventata Direttore Creativo del brand Pianegonda, americana di nascita, ma naturalizzata italiana, Betony è designer pionieristica di gioielli erotici di lusso e di oggetti d’arte e ha scritto due libri. L’ultimo, Paradise Found: An Erotic Treasury for Sybarites, che è uscito questo settembre, delinea lo sviluppo della sua missione e presenta i suoi celebri ‘strumenti-gioiello’, insieme a una guida poetica sul loro utilizzo. Le sue creazioni sono oggetti di stile, creati per esplorare la sessualità, per amplificare le nostre sensazioni e ampliare il piacere.

Cresciuta libera, senza tabù, tra musica, arte e cultura, dopo una laurea in Storia dell’Arte e Oreficeria, si è trasferita in Italia per specializzarsi, prima a Firenze e poi a Milano. Dopo 14 anni a Parigi e dopo importanti collaborazioni con alcune delle più celebri case di moda e design, come Valentino, Jean Paul Gaultier, Missoni, Gianfranco Ferré, Pampaloni, Fornasetti, Karl Lagerfeld, Alexander Wang, ora è rientrata in Italia, quello che lei sente come il suo Paese e che dice essere tra i più aperti, grazie all’attitudine – di noi Italiani – di utilizzare ogni giorno i sensi. Il suo lavoro tocca diversi ambiti, ma in fondo tutto quello che Betony Vernon fa, lo fa per liberare i nostri corpi e le nostre menti e per aiutarci a raggiungere il pieno godimento, a scoprire il bello del sesso che, dice, è il piacere condiviso.

@Ellen von Unwerth

Tua mamma è stata una delle prime attiviste per i diritti sociali negli Stati Uniti e per questo è stata allontanata da te. Senz’altro questo ha influito sulla tua formazione e sulla tua forma mentis. Una sfortuna che tu hai saputo trasformare in fortuna… Saresti stata la stessa crescendo in una famiglia diversa?

Noi siamo sagomati e formati dall’ambiente in cui cresciamo. Non posso sapere come sarebbe andata crescendo in una famiglia diversa, ma senz’altro sì, l’assenza di mia mamma e la “poca” presenza di mio papà hanno fatto sì che io crescessi libera. Mia mamma nel 1960 è stata allontanata dalla sua famiglia per aver partecipato e organizzato manifestazioni in favore dei diritti e non aveva il permesso di vedere me e le mie tre sorelle. Mio papà era uomo colto e lavorava come pilota di elicottero, era a casa solo tre mesi all’anno: durante quel periodo impostava la nostra vita ed educazione, ci ha insegnato la musica classica, che senz’altro mi ha dato il senso della disciplina, ma la maggior parte del tempo ero sola.

Tua mamma l’hai più incontrata?

Nel 2001 ho ricevuto una busta, spedita da lei via posta, che conteneva ritagli di giornale che parlavano di lei, del suo attivismo. Le ho chiesto perché non me lo avesse mai detto. Mi ha dato una risposta che ancora mi fa venire la pelle d’oca. Ha detto: “It’s not about me” e in quel momento ho capito che è lo stesso per il mio lavoro: “It’s not about me”.

In che senso?

La nostra è una missione educativa. Lei ha dedicato la sua vita all’educazione delle persone, lavorando in campo artistico, portando il primo programma educativo nel museo di Chrysler, in Virginia. Io ho iniziato la mia carriera disegnando gioielli erotici, la mia prima collezione si chiama Sado Chic, ma poi il mio lavoro si è ampliato e oggi consiste nel dare le chiavi alle persone per essere padroni di se stesse. Da questa esigenza è nato il mio primo libro The Boudoir Bible: The Uninhibited Sex Guide for Today (edito da Rizzoli in Italia con il titolo Eros: l’arte di amare senza tabù). I miei gioielli vogliono smantellare i tabù sessuali legati al piacere, ma non sono democratici; con questo libro do questa possibilità a tutti. In questo dico che mia mamma, anche se a distanza, perché non sono cresciuta con lei, mi ha passato e trasmesso qualcosa.

A proposito del tuo lavoro, da poco sei diventata Direttore Creativo del brand italiano Pianegonda. E la prima collezione sotto la tua guida uscirà nel 2023. Cosa rappresenta per te questo incarico?

Conosco il marchio Pianegonda da quando frequentavo la Domus Academy di Milano, vedevo i suoi gioielli, la pubblicità, le pubblicazioni e mi chiedevo come avesse fatto così in fretta a crescere e pensavo: “Io lavorerei per loro se ci fosse l’occasione”, sono passati 25 anni ed ecco qua… sai come si dice in inglese: “Be careful what you wish for”? Da sempre, Pianegonda è stato un marchio radicale che ha lavorato benissimo e io sono molto orgogliosa di questo incarico. E sono felice di essere tornata in Italia, qui c’è la speranza per il futuro. L’Italia ha un savoir faire unico, sarebbe bello se tutte le persone che sono andate via dall’Italia, rientrassero per dare vita a questo nuovo futuro di cui c’è tanto bisogno.

Parli dell’Italia come la tua “mamma di scelta”. Come hai potuto decidere di venire qui che, tra i Paesi europei, è uno dei più bigotti? 

L’Italia è uno dei Paesi più bigotti, ma anche uno dei più aperti e creativi. Sono andata in TV, a Loveline con Camila Raznovich, anni fa; in America mi hanno chiamata tante volte, ma non siamo mai riusciti a concludere un accordo perché mi imponevano di dire alcune cose o non dirne altre. Gli Italiani sono i più aperti sulle cose che riguardano il piacere: quella italiana è una società che vive attraverso i sensi. Il bello nel nostro Paese è la norma, la storia è immensa. Le persone crescono in maniera diversa che altrove: l’Italia è un Paese molto sensuale perché è pieno di stimoli sensoriali.

Il tuo lavoro ne comprende tanti diversi: sei designer di gioielli, di oggetti d’arte, sei autrice di due libri… forse perché l’eros riguarda tutta la nostra vita? Ogni sfera della quotidianità? 

Il sesso è la forza creativa, è energia vitale. Noi già a 16 settimane siamo formati completamente nell’utero, con i nostri genitali. E si è visto come i bambini nell’utero si accarezzino e si tocchino. Al tempo stesso il sesso è anche potere e una popolazione che non ha tabù è una popolazione illuminata e che sta bene, equilibrata. E una popolazione così non fa bene a una società consumistica come la nostra. Da qui nasce la volontà di mantenere il tabù e l’ignoranza sul sesso.

Hai detto che se un tempo il sesso era un tabù, oggi lo è il piacere. Eppure viviamo in una società che ci invita sempre di più a provare piacere, che espone sempre di più i corpi… 

Se ci pensiamo nel 1960, quando negli Stati Uniti le donne venivano ancora segregate, è l’altroieri della storia. Mentre quello sul sesso è un tabù tramandato da 2000 anni. Dove c’è tabù, c’è ignoranza; dove c’è paura, c’è ignoranza. Il piacere è sempre stato descritto come un peccato e sono solo pochi anni che si dice “fare l’amore”. Si parla ancora troppo e solo di sesso, invece l’erotismo non è solo sesso, ma è qualsiasi cosa venga fatta con spirito femminile. L’erotismo però è stato messo al servizio dell’uomo, a scapito della donna. Tutto avviene troppo velocemente, tutto ruota attorno ai nostri genitali, io lo chiamo “fast sex”: bisogna concedersi più tempo per fare l’amore e bisogna esplorare e stimolare tutto il corpo.

Ancora oggi si confondono piacere e porno. E ancora di più si associa il sesso a qualcosa di volgare, a un peccato…

La sola scuola aperta al pubblico è quella del porno. Ma il porno è cinema e ti mostra tutto quello che non dovresti fare se volessi vivere del buon sesso. Per questo ho deciso di intraprendere questa missione educativa. Non ti dico come si fa sesso, ti dico cosa puoi fare e come farlo bene. Insegno a sentirsi forti, a uomini e donne; ti do la chiave per la conoscenza del tuo corpo. E questo posso farlo solo grazie al lavoro che hanno fatto altre donne e altri uomini prima di me. 

Come è nata l’idea di creare gioielli che avessero una funzione e un’estetica erotica?

I gioielli sono stati il veicolo verso il resto. Quando ho iniziato ero troppo giovane e naif per capire che il sesso è politica ed è potere. E i miei gioielli hanno un “potere” perché sono delle protesi, aggiungono qualcosa al corpo, lo rendono più potente, più virile, che è una parola che viene associata solo agli uomini e invece esiste anche la virilità femminile. All’inizio ho avuto anch’io paura di espormi, dopo l’incontro con mia mamma e quella frase “It’s not about me”, ho deciso di espormi.

Chi è il tuo cliente abituale? E quale vorresti che lo fosse?

I miei clienti sono persone che vogliono godere della vita. Il mio cliente abituale e quello ideale coincidono perché negli anni ho creato il mio mercato; le persone che comprano i miei gioielli, ma anche quelle che leggono i miei libri o che hanno partecipato alle mie lezioni o sedute di ipnosi clinica, sono persone che capiscono il valore del piacere nella vita. 

Oggi c’è una sconnessione totale, i social network fanno vedere un piacere solitario, mentre fare l’amore dovrebbe creare connessione…

Esatto, il sesso è piacere condiviso e unisce. I social network mostrano e invitano ad un piacere solitario, effimero, non reale. Qual è la colla in una relazione? Il piacere. Non puoi innamorarti di qualcuno se non ci fai l’amore, solo quando fai l’amore capisci chi hai davanti. Facendo sesso scopri com’è l’altra persona, se è generosa, se è attenta e tanto altro… Io voglio aiutare le coppie a evolvere. Il piacere viene temuto tanto quanto l’innamoramento e invece è ciò che unisce.