La lucentezza secondo Jeff Koons

La lucentezza secondo Jeff Koons

di Elena Bordignon

Con la mostra Shine l’artista americano porta una raccolta di opere che raccontano 40 anni di carriera

Ad accoglierci c’è un Ballon Monkey lungo 6 metri e pesante 5 tonnellate: un animale fatto di palloncini che di solito si trova nelle piazze, per divertire i bambini. E’ con questa opera che uno dei più importanti artisti viventi, ha deciso di aprire la sua mostra ospitata a Palazzo Strozzi (Firenze, fino al 30 gennaio 2022). Jeff Koons si presenta alla città fiorentina in tutto il suo splendore, letteralmente. Con la mostra Shine – curata da Arturo Galansino e Joachim Pissarro – l’artista americano porta una raccolta di opere che raccontano 40 anni di carriera.
I famosi Rabbit, i Bolloon Dog, ma anche sculture che re-interpretano personaggi noti della cultura pop come Hulk o rivisitazioni della statuaria e pittura antica: questa mostra vuole esaltare l’aspetto più spirituale della sua ricerca, ossia quello legato alla riflettenza e luminosità delle sue opere.  “Koons trova nell’idea di ‘lucentezza’ un principio chiave delle sue innovative sculture e installazioni che mirano a mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà ma anche con il concetto stesso di opera.” Spiega Galansino. “Per Koons il significato del termine shine è qualcosa che va oltre una mera idea di decorazione o abbellimento e diviene elemento intrinseco della sua arte. Dotate di proprietà riflettente, le sue opere accrescono la nostra percezione metafisica del tempo e dello spazio, della superficie e della profondità, della materialità e dell’immateriale”.

Nella severa architettura quattrocentesca di Palazzo Strozzi, si alternano alcune delle sue opere più iconiche: i già citati Rabbit e Ballon Dog, opere come Sacred Heart (Magenta/Gold) 1994-2007 – un cuore in acciaio inossidabile lucidato a specchio -, One Ball Total Equilibrium Tank – un pallone da basket sospeso tra cloruro di sodio che sembra librarsi nel nulla – Lobster, un’aragosta sempre in acciaio inossidabile, basata come i Balloon, su un gonfiabile ready-made; Automatic Cooker /Deep Fryer la pentola/friggitrice elettrica incorniciata da due tubi al neon per accentuare la lucentezza. “Quando guardo un oggetto per fare una scelta, non posso semplicemente prendere un oggetto e ricrearlo in metallo. Non funziona. Ci sono molti oggetti che non posso usare, perchè non si trasformeranno e non si presenteranno con nessuna informazione psicologica e artistica pertinente al mio vocabolario di artista. Ma poi ci sono oggetti che sono semplicemente perfetti per questo.” spiega Koons, in merito alla scelta di questi oggetti ‘banali’ ma che, grazie alla sua sensibilità, sono portatori di una perfezione innata.A queste opere legate all’immaginario popolare, fa da pendant un’altra serie dove, invece, emerge lo stretto legame che l’artista ha con la storia dell’arte. Antichità, mitologia e cultura classica emergono nella serie Antiquity, dove dialogano passato e contemporaneo, e nella serie Gazing Ball, sculture che riprendono quasi fedelmente i calchi di opere fondamentali per la storia dell’arte occidentale.

In mostra anche alcuni esempi di Gazing Ball Paintings e Gazing Ball Sculpture: opere in cui Koons invita il pubblico a partecipare alle opere posizionando sfere altamente riflettenti sulle sculture e sui dipinti. Gli specchi sferici assorbono la luce dell’ambiente circostante e restituiscono la visuale a 360 gradi con una rotazione colorata e convessa.
Spiega l’artista: “Una superficie riflettente richiede luce e, in biologia, un fiore ha bisogno della luce del sole e la vita ha bisogno dell’energia del sole. Siamo attratti da quell’energia e abbiamo una reazione fisica del nostro trasporto verso la luce. A un livello così elementare, la nostra biologia si basa su questo: chimicamente, abbiamo bisogno di luce”.

L’attrazione e il fascino che l’artista ha subito dalle superficie riflettenti e, più in generale dagli specchi, parte da molto lontano. Nel 1977, già trasferitosi a New York dopo aver terminato gli studi in arte a Chicago, Koons ha iniziato a lavorare con gli specchi. Nel luogo dove abitava, che fungeva sia da appartamento che da studio, collocava oggetti come spugne e giocattoli gonfiabili in vinile intorno a specchi di piccole dimensioni. Un po’ duchampiani e un po’ mutuati dalle sculture minimaliste di Robert Smithson, queste prime sculture avevano in nuce la forza e la potenza delle grandi opere che, oggi, sono esposte in alcuni tra i più importanti musei di tutto il mondo.