Due diversi modi di raccontare il mondo. In due mostre
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00054_09, Preah Khan, Angkor, Cambodia, 1999, CAMBODIA-10049NF. Shadow Play.
Shadow play, Preah Khan temple, Angkor, Cambodia, 1999, Pg 153, Untold: The Stories Behind the Photographs.
retouched_Sonny Fabbri 02/25/2013
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DSC_4740, Omo Valley, Ethiopia, 08/2013, ETHIOPIA-10235. Portrait of a boy from the Suri Tribe.
Retouched_Sonny Fabbri 04/21/2014
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DSC_5833, Kara Tribe, Omo Valley, Ethiopia, 08/2013, ETHIOPIA-10248NF. Children from Kara tribe look through screened windows.
retouched_Kate Daigneault 08/26/2013
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Al Ahmadi, Kuwait, 1991, KUWAIT-10001.
Camel and Oil Fields
Sandwiched between blackened sand and sky, camels search for untainted shrubs and water in the burning oil fields of southern Kuwait. Their desperate foraging reflects the environmental plight of a region ravaged by the gulf war. Canby, Thomas Y. (August 1991)
“The first Gulf War taught us a new lesson in unconventional conflict. Saddam Hussain’s army filled the skies of southern Kuwait with black poignant smoke from the burning oil lines. It was a powerful, debilitating symbol. And there was another. McCurry, who was covering the war, saw camels running in terror from the fires. Both images -whether of the fires or of the animals- were powerful representations of the chaos of that time. Central to McCurry’s reputation as a journalist is his discipline to wait, and to search, and then to recognize the most telling image. The juxtaposition of the fire and smoke and camels running amok creates an icon of that war.” – Phaidon 55
National Geographic, Vol. 180, No. 2, pgs. 2-3, August 1991, The Persian Gulf: After the Storm
Magnum Photos, NYC107607, MCS1991003K213.
Phaidon, 55, Iconic Images, final book_iconic, final print_milan, iconic photographs
As his army retreated from Kuwait, Saddam Hussein ordered the ignition of the oil fields that scatter the country. The effect was an ecological disaster of unimaginable scale. These camels are running from the fires. It is a futile effort: soon they will covered in oil that rains down from the sky.
Struggling camels silhouetted against the oil-fire, al-Ahmadi oil field, Kuwait, 1991. Pg 88,89, Untold: The Stories Behind the Photographs
Steve Mccurry_Book
Iconic_Book
Untold_book
Milan_Exhibit_’09
final print_Sao Paulo
final print_MACRO
MAX PRINT SIZE: 40X60
Retouched_Sonny Fabbri 03/25/2014
È stato il “nostro” Indiana Jones. In jeans e a torso nudo. Forse il grande pubblico se ne è accorto tardi, dopo la sua morte, avvenuta nell’estate del 2011, e della sua compagna Rossana Podestà, perciò, anche se sa un po’ di tardivo risarcimento, la mostra in programma sino all’8 marzo al Palazzo della Ragione Fotografia di Milano è un premio a quel genio dell’avventura che fu Walter Bonatti. La sua scalata al K2 da ragazzo insieme ad Ardito Desio, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli fu indimenticabile, ma anche le altre imprese da reporter di emozioni compiute negli anni 60 per conto di Epoca lasciano il segno. Bonatti, infatti, con i suoi spericolati autoscatti realizzati attraverso una cordicella collegata alla macchina fotografica, porta il lettore prima e chi guarda le grandi immagini oggi dentro i deserti della Namibia, sulla cresta dei vulcani, sopra gli alberi per meglio osservare le scimmie. Sembra di provare i suoi stessi brividi di gioia e anche di freddo in Siberia e Antartide, oppure quando sta con gli ippopotami o nuota nelle rapide impetuose. Peccato che Walter non ci sia più, anche se ascoltandolo nei video e guardandolo nelle fotografie, sembra così vicino.
Sono decisamente più conosciute le immagini di Steve McCurry, eppure appaiono sotto una luce nuova grazie alla location – “la più bella in tutta la mia carriera” ha detto il fotografo statunitense – scelta per la mostra Oltre lo Sguardo. Nel salone nobile della Villa Reale di Monza, le bambine afghane, i fachiri e santoni indiani sembrano trovarsi naturalmente a proprio agio. Le fotografie sono state appese a scale di legno che si sposano benissimo con gli stucchi, e gli affreschi della regale residenza. E la vista del parco col suo tardivo foliage stempera la crudezza di certe immagini di guerra e del crollo delle torri gemelle di New York. Il forte imprescindibile valore di testimonianza, reso anche dalla vividezza dei colori, e da quell’indugiare sui volti raccontati coi primi piani sono quelli tipici di Steve McCurry.
Due modi diversi di raccontare il mondo, due visioni della fotografia, due idee su come testimoniare del proprio passaggio.
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Walter Bonatti. Fotografie dai grandi spazi
a cura di Alessandra Mauro e Angelo Ponta (catalogo Contrasto – GAmm Giunti)
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