Le avanguardie come un film. Quindici anni di avventure in Italia

Le avanguardie come un film. Quindici anni di avventure in Italia

di Paolo Lavezzari

Fotografia, film e video sono il fil rouge che percorre una grande mostra in Triennale a Milano dedicata ai rapporti che la settima arte e le sue declinazioni hanno intrattenuto con gli artisti dell’Arte Povera

Chissà se qualcuno si ricorda la bellissima mostra, sempre alla Triennale milanese, a cavallo 2011 e 12, dedicata all’Arte Povera? Questo per dire che la storica istituzione milanese ha un bel rapporto con il celebre movimento, quindi, se decidete di andare e vedere questa nuova mostra (fino al 3/9) state certi della sua qualità. Doti fondamentali per la visita:: siate curiosi, abbiate tempo, e sentitevi pronti a confrontarvi con un imponente gruppo di lavori il cui tasso di densità in termini di significante è veramente alto. Insomma, le oltre 250 opere presentate da Reversing the Eye. Fotografia, film e video negli anni dell’arte povera – provenienti da una doppia esposizione parigina dell’inverno scorso, costituiscono una eccellente occasione per ripassare/conoscere ciò che è stato fatto/sperimentato da un’importante fetta delle avanguardie italiane tra il 1960 e il 1975. «Il panorama artistico italiano tra gli anni Sessanta e Settanta», sottolinea giustamente Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, « è stato caratterizzato da una vitalità eccezionale. Sottolineando l’importanza di questo straordinario periodo, la mostra si concentra sul rapporto tra l’avanguardia di quegli anni rispetto al diffondersi dei nuovi media». 


Claudio Parmiggiani, 
”Tavole zoogeografiche”, 
1968-1971
, 
Courtesy L’artista e Collezione Maramotti, Reggio Emilia

Sono i linguaggi della fotografia, del cinema e del video i protagonisti e come gli artisti che in vario modo  facevano  riferimento all’arte povera, come la definì il critico Germano Celant nel 1967, si interfacciavano con essi. Le note di presentazione della mostra spiegano bene: “In risposta alla Pop Art americana e in concomitanza con l’attività dei protagonisti della scena concettuale internazionale, l’arte povera aspirava all’incontro tra arte e vita. Benché raramente associati a questa tendenza, la fotografia, il cinema e il video sono stati di fatto ampiamente utilizzati dai suoi esponenti e possono quindi essere annoverati tra i media “poveri”. Divisa in 4 sezioni  tematicheImmagine, Corpo, Esperienza, Teatro​​ – la mostra non può che prendere avvio da Piero Manzoni che già nei primi Sessanta inizia a rappresentare le sue azioni e opere d’arte attraverso modelli presi dalla pubblicità e dalla stampa tradizionale, ridefinendo così la figura dell’artista nell’era della società dei consumi. Le opere dei 49 artisti italiani fanno capire quale e quanta ampia e varia fosse la voglia di  sperimentare sia con l’immagine ferma sia con quella in movimento, citando spesso la tradizione, riappropriandosene in modo nuovi.


Luigi Ontani, “Dante”, 1972, 
courtesy Fabio Sargentini – Archivio L’Attico
© Luigi Ontani

Gli artisti presenti sono arcinoti: Michelangelo Pistoletto, tutti i  vari poveristi nessuno escluso come Merz, Anselmo, Penone, Boetti, Fabro, Icaro, Kounellis; e poi Ontani e Salvo; ma anche figure sostanziali che però non sempre si ricordano come Emilio Prini o Luca Maria Patella. Essendo una mostra in cui la fotografia è dominante, sono tanti anche i fotografi, da Claudio Abate, a Ugo Mulas, a Luigi Ghirri; da Mimmo Jodice, a Paolo Mussat Sartor ed Elisabetta Catalano. È un’intera generazione di fotografi che si fa catturare dalle nuove istanze sperimentali e abbandona il fotogiornalismo per adattarsi alle esigenze costruttive dell’immagine dell’avanguardia. La foto non è più un semplice documento, ma diventa l’unica testimonianza di un’azione o di un evento del passato, fino a diventare essa stessa opera d’arte o icona. Ultima cosa: da dove arriva il nome della mostra? È la traduzione del titolo di un’opera di Giuseppe Penone del 1970, Rovesciare i propri occhi. in cui l’artista indossata delle lenti a contatto riflettenti.