A Milano, la rinascita e resistenza della galleria Assab One
Foto: Giovanni Hänninen 2020

A Milano, la rinascita e resistenza della galleria Assab One

di Marta Galli

L’arte colora la periferia milanese ai tempi del social distancing: alla galleria Assab One, la stagione è ripartita con un progetto corale che riporta il tema dell’umanità come comunità al centro del dibattito.

La galleria no profit Assab One fondata da Elena Quarestani non poteva avere un biglietto da visita migliore: un wall drawing di 45 metri realizzato da Nathalie du Pasquier subito dopo il lockdown, così gioiosamente chiassoso nella distesa “greige” di architetture della periferia milanese, che è già simbolo di resistenza, resilienza e rinascita in questo periodo un po’ così. Ed è il perfetto preludio di quel che vi accade al suo interno, nello spazio ex industriale rimasto intatto, dove va in scena una mostra corale. Date le circostanze non era la più ovvia, ma forse la più felice intuizione.

Si perché qui ci sono Michele De Lucchi con AMDL Circle, progetto interdisciplinare fondato dallo stesso architetto, l’artista milanese Loris Cecchini e lo studio creativo londinese Pentagram, per l’occasione con ospiti speciali e quindi Pentagram & Friends, che hanno creato opere in perfetto dialogo tra loro. «L’eccezionale momento che ci siamo trovati a vivere ha messo ancora più al centro l’importanza dell’umanità come alter ego di comunità» spiega la curatrice della mostra Federica Sala. «È in quest’ottica di collaborazione che i protagonisti della mostra hanno lavorato fin da principio scambiando pensieri e planimetrie per presentare un’installazione coesa capace di contenere e avvalorare le singole individualità: proprio come avviene in una comunità umana che funziona». La mostra, 1+1+1, è infatti la rinnovata edizione – la quarta – di un progetto che si svolge con cadenza annuale, ma che questa volta fa un passo in più, non limitandosi a giustapporre i contenuti dei singoli artisti. Certamente un gesto di buon auspicio, mentre risuonano le campane del social distancing.

Ed ecco così una serie di video minimali, gli Home poems di Pentagram & Friends che, ispirandosi al poeta di twitter Henry Ponder, celebra momenti di non trascurabile felicità ai tempi del lockdown. E poi le sculture di Cecchini, Arborescence in 2 suites, che sembrano svilupparsi in virtù di un’ipotetica natura “rizomatica” e appaiono come formazioni organiche generatesi spontaneamente tra le casette di De Lucchi e AMDL Circle, dal titolo Many hands make one, fatte a loro volta di tappeti kilim cuciti assieme. Sospese nell’aria sembrano comporre un villaggio nomade primordiale e fiabesco.

È dal 2002 che qui, in questa grande fabbrica dismessa, Assab One funziona da centro di produzione dell’arte, di sperimentazione e condivisione con il pubblico. È certamente un prezioso presidio nel quartiere di via Padova, e lo è ancor più oggi che il comune di Milano ha annunciato l’intenzione di dare un nuovo impulso a quella che ha battezzato “la via del Nord Est”: una strada di 6 km che congiunge il centro storico all’ex convitto del Trotter e che sarà “ri-arredata” con particolare attenzione al verde urbano. Presentando il murales della du Pasquier, Elena Quarestani scriveva giustappunto qualche mese fa: «’La Facciata’ è un’opera di arte pubblica, un possibile modello di espressione e diffusione dell’arte in questo momento di necessaria distanza sociale, quando la bellezza chiusa tra le mura di un museo o di una galleria non è sempre accessibile». Messa lì, ad ammiccare al passante ignaro, lascia ben sperare nella rinascita delle periferie: un tema antico, ma non più procrastinabile.