Chiuso per lavori fino al 2016, sarà diffuso tra le piazze, altri musei e perfino in Silicon Valley

Può sembrare che lo sia, invece non lo è affatto. Infatti la novità non è che stanno ampliando il MoMA di San Francisco , che questo si sapeva già. Ma che mentre lo studio norvegese Snøhetta, specializzato in progetti architet-culturali come la biblioteca di Alessandria d’Egitto, costruirà quei nuovi 7 piani dietro all’esistente edificio dell’architetto Mario Botta (per un totale di 21mila metri quadrati e con una spesa di 555 milioni di dollari), ecco mentre succederà tutto questo, che vuol dire fino al 2016, il museo non sarà chiuso. Ma diffuso.

Del resto lo dicono chiaramente: ‘we’ve temporarily moved…everywhere‘, ci siamo spostati temporaneamente dappertutto. E letteralmente. Visto che da nord a sud il MoMA ha deciso di disseminare città e penisola di opere d’arte che altrimenti sarebbero rimaste off limits per almeno 3 anni di lavori in corso. E così, oltre a sparpagliare opere negli altri musei sanfranciscani, Contemporary Jewish Museum, Legion of Honor e Asian Art Museum in testa, la direzione artistica ha voluto osare ancora di più, immaginando di riempire intere aree della città con installazioni da vivere.

Del resto, avendo a disposizione spazi come Crissy Field, il parco affacciato sulla baia, ha avuto il compito molto agevolato. Ed è proprio qui che alla fine ha deciso di allestire l’esibizione più spettacolare. Quella dedicata a Marco Polo di Suvero che celebra gli 80 anni dell’artista nato in Cina da genitori italiani e arrivato negli Stati Uniti proprio passando sotto quel Golden Gate che adesso fa da sfondo alle sue installazioni di putrelle di ferro colorato (la guida podcast è disponibile online o direttamente da iTunes, dalla raccolta SFMOMA Artcasts). Con Empire, poi, le mostre dilagheranno anche nel cuore della città dove, nell’autunno del 2014, la trilogia dell’artista losangelino Doug Aitken dedicata all’epopea del West verrà proiettata sulle facciate dei grattacieli di downtown. Ma questa invasione artistica non si limita solamente a San Francisco. Infatti sconfinerà anche nella Silicon Valley con una serie di appuntamenti, tra cui il Project Los Altos. Un progetto laboratorio che, aperto da novembre a marzo 2014, racconta per immagini, e filmati, la faccia artistica dell’innovazione di questa valle tecnologica.