I Padiglioni ai Giardini della Biennale di Venezia 2022

I Padiglioni ai Giardini della Biennale di Venezia 2022

di Elena Bordignon

Abbiamo selezionato alcuni tra i più interessanti Padiglioni della prossima Biennale d’arte. Temi forti e coraggiosi affrontati soprattutto da artiste donne

Il tema della Biennale d’arte a Venezia di quest’anno ha dell’immaginifico. La direttrice Cecilia Alemani ha scelto l’atmosfera surrealista per abbracciare le tante e articolate ricerche degli artisti in mostra. Il titolo scelto è Il latte dei Sogni / The Milk of Dreams e prende il nome da un libro dell’artista e scrittrice surrealista Leonora Carrington. Come spiega la curatrice, “la Carrington surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita è costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione in cui è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. La Mostra propone un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni di umano.”
La mostra internazionale è affiancata dagli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nelle sedi sparse tra calli e fondamenta. Tra le 81 partecipazioni, abbiamo selezionato 6 tra i più attesi Padiglioni di quest’anno allocati nei Giardini.


Padiglione degli Stati Uniti – Simone Leight

E’ l’artista Simone Leight a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale, dove porta una nuova serie di sculture in bronzo e ceramica che rafforzano, simbolicamente, il suo impegno a mettere in evidenza il lavoro e la resilienza delle donne nere. Prendendo a prestito pratiche, racconti ed esperienze dalle tradizioni artistiche dell’Africa e della diaspora africana, Leigh usa una strategia che chiama “la creolizzazione della forma”, fondendo linguaggi culturali disparati legati da storie di colonizzazioni. Nel padiglione di quest’anno, grazie alla particolare sensibilità della Leight, si intrecciano il riferimento all’arte africana del XIX secolo, la cultura materiale dei primi neri americani e la storia coloniale delle esposizioni internazionali.

Padiglione della Francia – Zineb Sedira

Nata in Francia da genitori algerini, Zineb Sediraè la prima artista araba di origini berbero-algerine a rappresentare la Francia. Il suo lavoro per la Biennale Les rêves n’ont pas de titre / I sogni non hanno titolo si basa su un confronto tra filmografia italiana e francese per indagare il potere politico del cinema. Il suo progetto mette così in luce lo scambio culturale tra Algeria, Francia e Italia negli anni ’60. L’argomento è decisamente sentito, visto che nel 2022 si celebra l’anniversario dell’Indipendenza dell’Algeria dalla Francia. Nella presentazione del Padiglione l’artista ha rivelato che la sua passione per il cinema è nata dai viaggi che faceva da bambina negli anni ’60 nella sua città natale di Gennevilliers, fuori Parigi: suo padre la portava al cinema nei giorni di vacanza.

Padiglione del Brasile – Jonathas de Andrade

Al centro della ricerca di Jonathas de Andrade per il Padiglione Brasile c’è la storia culturale e sociale – e le sue contraddizioni – del popolo brasiliano. Dal titolo Com o coração saindo pela boca / Con il cuore che esce dalla bocca, l’installazione di de Andrade si ispira alle fiere della scienza visitate dall’artista durante l’infanzia e indaga, attraverso fotografie, sculture e un’opera video, il tema delle espressioni e idiomi della lingua brasiliana che fanno riferimento al corpo umano per esprimere sentimenti e comportamenti. L’artista rovista tra i suoi ricordi raccontando, in modo toccante, una particolare esperienza: de Andrade porta a Venezia il suo ricordo di Eva, l’installazione di 45 metri che negli anni ’80 fu esposta in diverse aree del Brasile come attrazione didattica dedicata alla divulgazione dell’anatomia del corpo umano.

Padiglione della Svizzera – Latifa Echakhch

La mostra ospitata al Padiglione Svizzero ha per titolo Concert ed è il frutto della collaborazione tra l’artista franco-marocchina Latifa Echakhch, il compositore Alexandre Babel e il curatore Francesco Stocchi. L’atmosfera del primo ambiente del padiglione ha toni malinconici, ma muta negli altri spazi, portando il visitatore a ritroso nel tempo. Per le opere in mostra, l’artista si è avvalsa di materiali riciclati e trasformati da precedenti Biennali. 
“Vogliamo che il pubblico lasci l’esposizione con la stessa sensazione di quando si esce da un concerto. Che senta l’eco di questo ritmo, di quei frammenti di memoria”, afferma Latifa Echakhch. “Ogni volta, la Biennale offre un profluvio di eccellenza artistica. Un’onda che culmina in una magnificenza catartica per poi rifluire, lasciando un paesaggio deserto di edifici abbandonati”.

Padiglione della Spagna – Ignasi Aballí

Correzione è il titolo del lavoro che presenta Ignasi Aballì per il Padiglione della Spagna. Il progetto è stato presentato come una sfida all’attenzione e alla percezione dello spettatore e come in precedenti ricerche di Aballì, anche qui il visitatore si trova ad interrogarsi sul significato dello stesso spazio espositivo. Da oltre trent’anni Ignasi Aballí si sofferma su una riflessione concettuale della rappresentazione e percezione dei media come pittura, fotografia, fiction, cinema e per questa Biennale tornano molti dei temi che hanno accompagnato il suo lavoro: il tempo e il suo segno, la duplicità di nominare e mostrare, l’assenza e la scomparsa, l’idea di sprecare, l’errore e la correzione o i limiti del materiale di lavoro.

Padiglione della Gran Bretagna – Sonia Boyce

Con il progetto Feeling Her Way, l’artista di origine afrocaraibiche Sonia Boyce – terza artista di colore ad occupare il Padiglione della Gran Bretagna, dopo Chris Ofili nel 2003 e SteveMcQueennel 2009 – farà sicuramente parlare di sé. L’artista presenta una grande installazione multimediale composta da video, suoni, wallpaper e oggetti scultorei che raccontano la vitalità del gioco e della collaborazione nella pratica artistica, uno dei temi principali della ricerca di Boyce. “Pochi metterebbero in dubbio le enormi sfide che abbiamo affrontato collettivamente negli ultimi due anni”, ha commentato l’artista. “Ciò che ha brillato, per me, in questo viaggio per creare un nuovo corpus di lavori, è lo spirito irrefrenabile della creatività umana. Le persone che hanno accettato di intraprendere questo viaggio con me hanno brillato”.