Rolling Stones, 60 anni fa il primo concerto
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Rolling Stones, 60 anni fa il primo concerto

di Digital Team

Capitò quasi per caso, per sostituire la band di Alexis Korner. Mick Jagger era studente di Economia e Ian Stewart non era stato ancora allontanato

Mick Jagger in bomber tigrato rosa e argento, Keith Richards in cappellino giallo e occhiali da sole, Ronnie Wood con tracolla di chitarra con l’iconica linguaccia simbolo della band, i Rolling Stones hanno appena infiammato San Siro a Milano nella loro prima data italiana senza Charlie Watts, il batterista morto nell’agosto scorso.

Quasi ottuagenari ma instancabili nel loro tour “Stones Europe 2022” che segna il sessantesimo anno di Rolling Stones: era il 12 luglio 1962 quando, quasi per caso, Jagger & Co. tennero il loro primo concerto, un giovedì sera al Marquee Club di Oxford Street 165 a Londra. Jagger e Richards avevano 18 anni e si erano ritrovati dopo aver frequentato le elementari insieme a Dartford.

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Ronnie Wood, Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones in concerto a Milano, 21 giugno 2022

Ian Stewart al piano. E alla batteria?

Era il 12 luglio 1962. Al piano di sopra, al cinema Academy di Oxford Street a Londra, veniva proiettato L’invasione dei mostri verdi, adattamento per il grande schermo del romanzo sulle piante assassine Il giorno dei trifidi di John Wyndham. Con tanto di avvertimento per il pubblico che il film che conteneva «orrore grafico» potenzialmente «inquietante».
Pochi metri sotto, in un locale seminterrato chiamato Marquee Club, importante per la scena jazz e rhythm & blues londinese e per gli emergenti della musica britannica (ha assistito alla nascita e all’ascesa di alcuni dei più rilevanti artisti negli anni ’60 e ’70 come Jimi Hendrix, David Bowie e i Pink Floyd) stavano per esibirsi per la prima volta i Rolling Stones.

Keith Richards e Mick Jagger Open Mail
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Keith Richards e Mick Jagger aprono le lettere dei fan, 1963

Mick Jagger indossava un maglione a righe, Richards un abito funereo scuro: gli unici due che c’erano allora e ci sono anche oggi. La band venne annunciata nel giornale locale Jazz News come “Mick Jagger and the Rollin’ Stones”.
Si trovavano lì quasi per caso: il giovedì era la serata fissa degli Alexis Korner’s Blues Incorporated, autentica fucina del blues britannico, ma quel 12 luglio alla band di Korner fu offerto un posto nel Jazz Club della BBC Radio. Sostituirli al Marquee Club spettò ai suoi amici e giovani musicisti che parteciparono a diverse incisioni di Korner: Mick Jagger, Ian Stewart, Keith Richards e Brian Jones.

La formazione: Mick Jagger alla voce, alle chitarre Keith Richards & Brian Jones (con lo pseudonimo di Elmo Lewis in onore del suo eroe Elmore James), Dick Taylor al basso, Ian Stewart al piano. Sul batterista c’è un buco di memoria: Richards nella sua autobiografia Life del 2010 sostiene che ci fosse il suo amico Mick Avory, i fan e lo stesso Avory puntano su Tony Chapman. «Penso che Tony Chapman abbia fatto il concerto al Marquee. Io non l’ho fatto. Ho solo provato due volte al Bricklayers Arms di Soho»: le parole di Avory. «È passato così tanto tempo, l’hanno dimenticato tutti».
Non c’era ancora Charlie Watts, che però, loro conoscente, era lì a vedere il concerto.

Rolling Stones
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Un ritratto della band The Rolling Stones. In senso orario dall’alto: Brian Jones, Mick Jagger, Bill Wyman, Charlie Watts, Keith Richards e Ian Stewart, 1963 circa

Sul palco in prima linea Jagger, ancora studente alla London School of Economics, il suo ex compagno di scuola Keith Richards e Brian Jones, vulcanico, che aveva appena inventato il nome del gruppo. Ian Stewart, che poi venne allontanato dagli Stones perché poco cool e troppo sgraziato, secondo il libro The Rolling Stones: Fifty Years del biografo inglese Christopher Sandford stava in disparte, mangiando un pasticcio di maiale con una mano e suonando il piano con l’altra.

Rolling Stones
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I Rolling Stones si esibiscono a Londra per il Red Skelton Tour, 5 agosto 1964. Da sinistra: Bill Wyman, Brian Jones, Charlie Watts, Mick Jagger e Keith Richards

Il primo concerto: un successo a metà

L’esito dell’esibizione sul pubblico? Fu un successo a metà. All’inizio ci furono dei mugugni, dovuti probabilmente al fatto che i “ragazzi rotolanti” avevano avuto poco tempo per provare. Verso la fine del concerto ci fu la ripresa, con l’esplosione di Down the road apiece, suonata in stile Chuck Berry. Secondo i racconti di Ian Stewart, negli ultimi 15 minuti gli Stones ingranarono una marcia in più, sospinti dal martellare veloce del secondo chitarrista, finendo alla grande con Happy home di Elmore James.
Richards ha citato nella scaletta della serata canzoni come Dust my broom e Got my mojo working.

Finito lo spettacolo i Rolling Stones, senza che nessuno per strada li acclamasse o riconoscesse, si incamminarono verso il pub The Tottenham, vicino alla stazione della metropolitana di Tottenham Court, per farsi una bevuta, mentre un amico di Jones si occupava di portar via l’attrezzattura. Watts era con loro e intanto rifletteva su come gli Stones «avessero un fascino evidente per i ragazzi che volevano ballare». Sei mesi dopo si unì a loro.

Rolling Stones
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I Rolling Stones sul Tamigi a Londra, 4 maggio 1963. Da sinistra: Charlie Watts, Bill Wyman, Brian Jones, Keith Richards, Mick Jagger

Nella sua prima dichiarazione alla stampa, in presentazione al concerto, Mick Jagger disse al Jazz News: «Spero che non pensino che siamo un gruppo rock’n’roll». Una frase che oggi fa sorridere. Non fu comunque un’esibizione rock. Ma fu la prima esibizione di una delle rock band più grandi di sempre, dalle origini rhythm & blues. Faccia sporca e cattiva e vita trasgressiva da contrapporre all’immagine da bravi ragazzi dell’altra band iconica del momento, i Beatles.

Il resto è storia nota. 35 album in studio pubblicati ad oggi, più di 250 milioni di copie vendute in tutta la loro monumentale carriera.

Voltandosi indietro, qualche anno fa Mick Jagger ha ricordato così gli esordi: «Eravamo giovani, belli e stupidi. Ora siamo soltanto stupidi».