Sfidando il caldo: opere d’arte fatte di ghiaccio

Sfidando il caldo: opere d’arte fatte di ghiaccio

di Elena Bordignon

Abbiamo selezionano alcune tra le più stupefacenti opere d’arte fatte di ghiaccio: dal sangue congelato di Marc Quinn al pupazzo di neve in frigorifero di Fischli/Weiss

Con il caldo di questi giorni, quasi non possiamo permetterci di immaginare delle opere fatte di ghiaccio. Invece, forse per cercare un po’ di refrigerio, pensare a delle opere ghiacciate, dà un po’ di sollievo.

Senza voler partire da troppo lontano, non possiamo non citare il pittore romantico che anche se con il ghiaccio aveva poco a che fare, sicuramente è stato uno dei pochi artisti ad immortalare la potenza e maestosità delle grande distese ghiacciate. Parliamo di Caspar David Friedrich (1774-1840) con il suo bellissimo quadro Il mare di Ghiaccio, dipinto tra il 1823 e il 1824. Conservato alla Kunsthalle di Amburgo rappresenta la poppa di una nave naufragata nel mezzo di una distesa di ghiaccio che, frammentata in mille schegge acuminate, germoglia come una algida “cattedrale” che si protende con la sua guglia di iceberg verso il cielo. E’ una delle più alte espressioni del tentativo umano di governare la natura e di penetrare nel mistero dell’infinito.

Un altro artista utilizza il ghiaccio per molte sue opere. Stiamo parlando dell’inglese Marc Quinn (1964), membro del gruppo Young British Artists (o YBAs), detti anche Brit artists: un gruppo di artisti che iniziò ad esporre a Londra nel 1988, tra cui citiamo Damien Hirst, Tracy Emin e Sarah Lucas. Quinn ha lavorato molte volte con il ghiaccio. Tra le sue opere più conosciute possiamo citare il ritratto in ghiaccio di Kate Moss (anticipazione di quello in oro massiccio); l’installazione Garden (2000) che consiste in un giardino botanico eterno, popolato di piante e fiori provenienti da tutto il mondo: i vegetali sono immersi in 25 tonnellate di olio siliconico portato a meno 20 °C di temperatura. Nel 1998 iniziò a realizzare figure umane in ghiaccio collocate dentro contenitori refrigerati di acciaio inossidabile e vetro, come Love is all around you (1999), raffigurante una coppia che si bacia. Ma forse, tra le sue opere ‘ghiacciate’ più famose, restano gli autoritratti realizzati a distanza di 5 anni uno dall’altro con il suo sangue. L’artista si fa estrarre il proprio sangue con cui realizza, mediante dei calchi del suo volto, delle sculture con il suo sangue congelato. Ogni volto è conservato in un cubo di perspex trasparente e collegato ad un sistema refrigerante. 

Da questo capolavoro ad una installazione fatta interamente di ghiaccio: gli Ice Watch di Olafur Eliasson (1967). L’artista nel 2015 a Parigi, nella Place du Panthéon, ha installato dodici blocchi (per un totale di 80 tonnellate) prelevati dagli iceberg della Groenlandia e disposti in circolo come le dodici ore dell’orologio: un avvertimento sulla drammaticità degli effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale. Nel 2006, sempre utilizzando il ghiaccio, Eliasson ha dato vita all’opera Your waste of time: dei giganteschi blocchi di ghiaccio installati in una galleria climatizzata con un raffreddamento radicale. Era da interpretare come una “scultura” che ha più di ottocento anni e che sta a noi decidere se conservare o meno.

Decisamente meno macabro è il lavoro scultoreo di Néle Azevedo (1950), un’artista brasiliana che vive e lavora a Sao Paulo ma ha riempito le città di mezzo mondo con il suo straordinario monumento ‘melting men’ Minimum Monument. Questi piccoli uomini consistono in sculture di ghiaccio con sembianze umane sedute sugli scalini delle piazze e dei monumenti. La posizione del corpo segue una movenza contemplativa, così sembra che queste figure siano in attesa di un avvenimento comune. La scelta del ghiaccio, materiale deperibile, è studiata alla perfezione per rappresentare la singolarità del momento e l’effimerità dell’esistenza.

Dal novembre 2020, Snowman, una scultura degli artisti svizzeri Fischli/Weiss, ha preso posto nel parco della Fondation Beyeler a Basilea. Opera permanente della collezione, Snowman consiste in una scultura dalle simpatiche e familiari sembianze di un pupazzo di neve, composta da tre palle di neve impilate. Il pupazzo ghiacciato si trova in un frigorifero, con tanto di porta a vetri apribile, come quelli che conservano i gelati, che gli permette di esistere tutto l’anno. Snowman esprime la contraddizione tra natura e artificio, mostrando la propensione per l’assurdo tipica dell’opera di Fischli/Weiss. L’immagine di completa dipendenza energetica, incarnata in modo così accattivante da questa opera , acquista una dimensione toccante e terrificante al tempo stesso, alla luce della crisi climatica.

Tra le opere da citare, Stackhouse di Anish Kapoor (1954) realizzata nel 2017 per la manifestazione Warming Huts che ogni anno invita artisti e architetti a creare “capanne riscaldate” nella città di Winnipeg, in Canada. La Stackhouse di Kapoor è una sorta di guscio-caverna di ghiaccio in cui ciascuno può trovare un nido e un rifugio, fatta di 72 tonnellate di ghiaccio raccolte nel Read River. La ‘capanna’ con il tempo si è sciolta, ritornando nel acque del fiume da cui era stata prelevata sotto forma di ghiaccio.  

Un artista esemplare che ha utilizzato il ghiaccio nella sua ricerca è l’italiano Pier Paolo Calzolari (1943), protagonista con altri artisti dell’Arte Povera. Tra i materiali più usati da Calzolari, accanto al ghiaccio troviamo la margarina, il piombo fuso, le scritte al neon, materiali metallici, organici e naturali. Nella seconda metà degli anni sessanta, attraverso un elementare sistema di raffreddamento, ha ricoperto con una patina di ghiaccio composizioni metalliche ed oggetti d’uso quotidiano ottenendo un colore puro ed essenziale, fortemente suggestivo.