Taika Waititi, ecco chi è il regista più ‘cool’ del momento
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Taika Waititi, ecco chi è il regista più ‘cool’ del momento

di Andrea Giordano

Alla scoperta di Taika Waititi, regista neozelandese dell’ultimo “Thor: Love and Thunder”, in sala dal 6 luglio, e già proiettato al prossimo Star Wars

Taika Waititi, all’anagrafe Taika Cohen, nato nella regione di Raukokore, sulla costa orientale della Nuova Zelanda, si è ormai conquistato un posto di prestigio nel tempio di Hollywood come regista, doppiatore, produttore, sceneggiatore. Eccentrico e visionario al punto giusto, genio e sregolatezza quanto basta, e un modo di fare d’artista (è un pittore e fotografo esperto, oltre ad essere stilista e scrittore) che lo sta portando con successo a lavorare su alcune delle produzioni maggiormente importanti. L’ultima sfida si chiama Thor: Love and Thunder, in sala dal 6 luglio, distribuito da Disney, impreziosito dal consueto cast delle grandi occasioni, Chris Hemsworth, Natalie Portman, Chris Pratt e Christian Bale, inedito nei panni del villain di turno. Un film da box office ulteriormente ben rodato, ricco di pathos e adrenalina, meglio riuscito rispetto al “suo” precedente Thor: Ragnarok, uscito nel 2017, che ancora una volta racconta di dei, di cui prova parallelamente a distruggerne il potere, d’amore, l’elemento miracoloso che tutto può salvare, e cuore. Cuore da mettere subito al centro, in un progetto ambizioso.

Ma chi è di fatto questo regista e perché sta facendo tendenza? Innanzitutto perchè sa calibrare, trovando l’equilibrio gusto tra umorismo e impegno, rtra ealtà e immaginazione, tra colori e dinamiche, tra intrattenimento e riflessione contemporanea, dramma e commedia, risate e commozione. Citando i grandi autori, come Truffaut, ha dato una sferzata d’aria fresca ed uno sguardo quasi infantile (e demenziale per certi versi) ad un cinema che ha bisogno di trovare nuovi idoli e personaggi, rigenerandosi, e che in questo caso riesce a trovarla dietro la macchina da presa. Taika Waititi assomiglia a Terry Gilliam (dirigerà la serie I banditi del tempo, basata su uno dei film del cineasta inglese, e forse uno su Willy Wonka), è oltremodo attore (anche e non solo) dei suoi film, nota sempre affascinante da osservare. La prima volta è avvenuta in Boy, girato nella ‘sua’ Nuova Zelanda, pieno di citazioni-omaggio a Michael Jackson, il secondo film da lui diretto-sceneggiato dopo Eagle vs Shark, ripetendosi pure in Thor dove impersona Korg, l’uomo roccia.

Figlio di un pittore, Robin (Cohen), è di origini Maori (il suo nome significa Tigre), proveniente dalla tribù Te-Whaanau-a-Apanui (la famiglia di Apanui), sottotribù Te-Whaanau-a-Pararaki (la famiglia di Pararaki), mentre sua madre è mista ebrea, irlandese, russa, scozzese e inglese. Un crogiolo di identità e rituali, che lo hanno reso unico. Ma la vera consacrazione è arrivata grazie a  Jojo Rabbit, anno 2019, che gli ha regalato l’Oscar come miglior sceneggiatura non originale. Un film-rivelazione, liberamente basato sul romanzo di Christine Leunens, Un cielo in gabbia del 2014, per parlare (nell’intento simile al Roberto Benigni de La vita è bella) delle diversità, della tragedia dell’Olocausto, della guerra, usando però toni brillanti e da commedia. Diretto, scritto e interpretato (lui era un immaginario e ridicolo Hitler), la pellicola continua a essere, nel recuperarla, un’esperienza surreale, divertente, costruita oltremodo con toni dissacratori, cinici, ma così bella al punto da conquistare tutti, tanto da conquistare sei nomination, tra qui quella di miglior film dell’anno. Un uomo che invece nel privato ha saputo ulteriormente conquistare una donna bellissima: lei è Rita Ora, la pop star inglese, con la quale fa coppia fissa da qualche tempo.

Ed ora, dopo Thor, la nuova avventura potrebbe sconfinare nella galassia ‘lontana lontana’, quella dell’universo Star Wars, per un progetto (tutto da costruire, confermare, ed in fase di definizione) che gli appassionati probabilmente attenderebbero con molta attenzione, visto quanto già fatto in alcuni episodi di The Mandalorian.