Tarantino e Burton, innovatori da celebrare
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Tarantino e Burton, innovatori da celebrare

di Andrea Giordano

La Festa del Cinema di Roma premia e celebra la carriera di due leggende del cinema, Quentin Tarantino e Tim Burton

Quentin Tarantino da un lato, il 19 ottobre sera, protagonista di una conversazione pubblica, e Tim Burton, pochi giorni dopo, il 23, riceveranno il Premio Marc’Aurelio alla carriera attribuito dalla Festa del Cinema di Roma, in cui parleranno di influenze, cinema italiano, ispirazioni, futuro. Due momenti da non perdere. Ma chi sono davvero questi registi? Outsider soprattutto, capaci nella loro genialità e follia creativa, di trovare uno stile inconfondibile, che di fatto, grazie a loro, ha cambiato una buona parte di grammatica dell’arte su grande schermo.

I personaggi dei film di Burton, ad esempio, talvolta incompresi, costituiscono invece la base di veri e propri successi come il primo Batman, anno 1989, Nightmare Before Christmas, Il mistero di Sleepy Hollow, Frankenweenie, diventando il cuore della sua visione, per lo più cupa e gotica, portando però luce stratificata, riflessi distorti, sovversivi e speculari della cultura pop, nell’aldilà, quanto della vita suburbana americana. Uomini, donne, creature popolano festività come il Natale o Halloween, dimostrando lo stretto legame con i contenuti popolare-culturali, letti come elementi di un modo di raccontare, definito ormai in tutto il mondo “burtoniano”. Californiano, nato a Burbank, è diventato poi un inglese doc. a tutti gli effetti, stabilendosi a Londra, il luogo dove ha anche ambientato uno dei suoi (ultimi) lavori più riusciti, Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street. Pittore, fotografo, animatore-cartoonist (per qualche tempo in Disney), regista poi (spesso indipendente), Burton si è ritrovato nel genere horror e di fantascienza, creando personaggi e storie sempre in discussione, entrando di fatto nella Mecca di Hollywood già a partire da Beetlejiuce, uno dei primi successi. A quelli sono seguiti titoli ormai imprescindibili dagli appassionati, cinefili e non: da Edward mani di forbice, Mars Attecks!, Big Fish, il film più bello e il più forse doloroso, dedicato al rapporto padre-figlio, Charlie e la fabbrica di cioccolato, Alice nel paese delle meraviglie, La sposa cadavere, Dark Shadows. Tra sogno e realtà, con lui, ad accompagnarlo l’amico-alter ego Johnny Depp, una salvezza a cui ancorarsi (fu lui a premiarlo a Venezia consegnandogli il Leone d’Oro alla carriera) e col quale ha costruito uno dei rapporti artistici più importanti. Ed ora lo aspetta una nuova sfida, seriale, per Netflix, dedicata, guarda un po’ a La famiglia Addams, e al personaggio di Mercoledì, il titolo dello spin-off, semplice Wednesday.

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Quentin Tarantino

Evoluzioni, da imitare e a cui puntare, come quella di Quentin Tarantino.

Un autore che dopo oltre 30 anni di carriera ha inserito il proprio nome tra quelli più preziosi, rivoluzionari, al punto che per capirne davvero la sua evoluzione stilistica basterebbero solo alcuni frammenti dei suoi lavori. A partire da un desiderio realizzato, The Hateful Eight, l’ottavo film, collaborando per la prima volta col mito Ennio Morricone, chiamato a scrivergli la colonna sonora (poi premiata con la statuetta), dopo averne ammirato (e usate) le musiche da sempre. Un viaggio d’atmosfera in cui possiamo trovare una delle tante chiavi di lettura, senza mistero, il cinema italiano: gli spaghetti – western nello specifico, sono stati uno degli spunti del regista americano, fan da sempre della modernità di Sergio Leone, da Il Buono, il Brutto e il Cattivo a Per un pugno di dollari, che in queste parabole visive (così noi) ha visto un cambiamento epocale. La filosofia ‘tarantiniana’ nasce e riparte così da un insieme di esperienze, cinephilie doc, che gli permettono di essere non solo un’autentica enciclopedica vivente, ma di ricreare mondi, storie, senza mai perdere di vista la propria personalità.

L’Italia, da una parte, ha fatto così la differenza: i B-movies, da lui stesso omaggiati anni fa durante una Mostra del Cinema di Venezia, i poliziotteschi, il cinema di genere tra gli anni ‘50 e ‘70, l’inventiva di autori come Fernando Di Leo, Fulci, Lenzi, Martino, Sollima. Da loro ha appreso, si è innamorato, e così li ha citati. Non è un caso se due autentici gioielli della sua cinematografia, Bastardi senza gloria e Django Unchained (Oscar per la miglior sceneggiatura originale) virano e rinascono in quelle direzioni, omaggiando l’esempio di Enzo Castellari, Quel maledetto treno blindato, e nel secondo l’originale di Sergio Corbucci. Dall’altra parte, c’è invece l’Asia, è il cinema d’azione di Hong Kong, i revenge o i chambara movies, duelli di spada, vendette, rituali, spunti ritrovabili in Kill Bill volume 1 e 2, una pietra miliare, nella quale poter (ri)toccare nuovamente temi a lui cari, già visti nei suoi primi capolavori, Le Iene e Pulp Fiction. Parliamo di estetica, cura dei dettagli, ironia, umorismo, violenza, lotta, protagonisti dalla dubbia moralità, ma mai secondari, semmai tutti allineati in un ritratto narrativo sorprendente, dove, in primis, disegnare personaggi femminili forti, sexy, ma mai oggetti sessuali, delle eroine vere come Uma Thurman, in grado di poter fare tutto. Tarantino è un perfezionista della messa in scena, rischia e si diverte, stravolge la cronologia, gioca sull’analessi, è lo spettatore stesso, in fondo, a immergersi in livelli e prospettive diverse.

Nel suo universo c’è spazio per qualunque cosa lui abbia amato: la scrittura di Elmore Leonard, da cui trae Jackie Brown, il votarsi all’estremo, dando vita a Natural Born Killers e Dal Tramonto all’Alba, l’horror-splatter Grindhouse, l’andare controcorrente, anche premiando, da Presidente di Giuria a Cannes, Fahrenheit 9/11 di Michael Moore. C’era una volta a Hollywood, è stata l’ennesima lettera di un ragazzo appassionato di cinema, e che ora vorrebbe chiudere il cerchio, realizzando il famigerato decimo, l’ultimo, e dopo si aprirà a piece, teatro, televisione. Ma prima di allora ci sono due progetti sul tavolo, magari da realizzare: Django/Zorro, tratto da un suo fumetto, e Kill Bill Vol. 3.

Ma il bello per entrambi, a questo punto, magari deve ancora arrivare.