Disegni, acquerelli e opere digitali del padre di Bobo: la prima rassegna analogica dedicata a uno dei maggiori protagonisti della satira in Italia

Più incisive di un editoriale, pungenti ma mai offensive e per questo capaci di far sorridere  anche chi è preso di mira. Le vignette di Sergio Staino da 35 anni raccontano e commentano l’attualità italiana e internazionale, fatta di delusioni e sogni (politici) infranti.

E’ il suo alter ego Bobo, paffuto, occhialuto, dal nasone sproporzionato, ad animare dall’ottobre 1979 le strisce satiriche pubblicate la prima volta dalla rivista di fumetti Linus, poi apparse ininterrottamente sui principali quotidiani e periodici italiani.

A celebrare l’artista è oggi la città di Siena, che organizza a Santa Maria della Scala la prima rassegna antologica del conterraneo Staino (nato a Piancastagnaio sull’Amiata, in provincia di Siena) dal titolo Satira e Sogni. Disegni, acquerelli, opere digitali (dal 6 aprile al 3 novembre).

La mostra ripercorre la storia di Bobo attraverso trecento opere, dalle prime strisce realizzate a matita e china, a quelle in aquerello, per arrivare ai lavori in digitale. Una scelta obbligata, quella del digitale, dovuta a un progressivo peggioramento della vista e inizialmente mal accettata da Staino, che però oggi ammette: “Mi sembrava un ripiego e in questo senso anche un passaggio triste. In realtà ho scoperto una parte di mondo meravigliosa: le mille occasioni di raccordo, di confronto e di cambiamento che il touch screen mi offriva”. E proprio al digitale l’esposizione riserva un grande spazio suddiviso in sezioni: Furti e omaggi, Acque toscane, Canzoni e fumetto e Scenografie teatrali del Premio Tenco.

In mostra a Siena anche cinquanta tavole sulla produzione satirica più recente: vignette che raccontano la nostra vita politica e istituzionale con intelligenza, spirito critico, capacità di fare opposizione in maniera civile. Come è nello stile di Staino. Che, a proposito della rassegna a lui dedicata, dice: “La realtà è che vorrei tanto che l’aspetto più importante di questa esposizione non fosse il retrospettivo ma alcuni piccoli germi di futuro, germi di futuro messi a disposizione dalle attuali tecnologie”.