Assegnato in Perù il prestigioso Latin America’s 50 Best Restaurants 2014. Ecco i primi cinque in cima alla classifica da segnare in agenda

La cucina gourmet dell’America Latina è una tendenza in crescita: lo dimostrano le insegne di successo che aprono da Los Angeles a New York a Londra, con l’ulteriore spinta data dagli indirizzi brasiliani venuti alla ribalta durante gli ultimi Mondiali. Un nome sopra tutti: Gaston Acurio, lo chef peruviano, titolare oggi di Casa Moreyra, pioniere nel divulgare la cucina della sua terra nel mondo. Vincitore della precedente edizione della San Pellegrino Latin America’s 50 Best Restaurants  a Lima la notte del 3 settembre ha consegnato il testimone proprio a un suo allievo, Virgilio Martinez patron del Central Lima, vincitore assoluto della classifica 2014, giunta all’edizione numero due. 

Vittoria decretata a pieni voti da una Academy di 250 opinion leader di settore provenienti dalle 4 regioni gastronomiche del mondo latino-americano (Messico e America Centrale inclusi i Caraibi, Sud America settentrionale, Sud America meridionale e Brasile) dove ciascun membro ha diritto a 7 voti, di cui almeno 3 dati al di fuori del proprio paese. 

Svelata nella sala gremita del Country Club Lima Hotel ecco la top 5 degli migliori ristoranti (e chef) da mettere in agenda per un viaggio oltreoceano.  

Central Lima (Lima, Perù) – Virgilio Martinez 
Apprezzato per la sua ricerca di ingredienti del territorio che ricalca quella degli antenati sulle Ande (verticale e sostenibile), Martinez ha dotato il suo locale di un orto urbano per avere sempre a disposizione erbe, frutta e verdure fresche. Ed è all’insegna della ricerca e  biodiversità – come il collega danese del Noma – che propone il Pisco Sour con foglie di coca, o il tiradito (ceviche) servito con latte di tigre. Sbarcato anche a  Londra, Central Lima si è declinato in due locali: Lima London e Lima Floral, la recente apertura in Covent Garden.  

Astrid y Gastón (Lima, Peru) – Diego Muñoz
Apripista nel far conoscere la cucina peruviana a un pubblico di critici e gourmet, prende il nome dai due storici fondatori lo chef Gastòn Acurio e la moglie Astrid Gutsche. Oggi è guidato dal promettente Diego Muñoz che mantiene il contatto diretto con contadini e allevatori, continuando la ricerca iniziata da Acurio su prodotti locali come patate e quinoa

D.O.M. (San Paolo, Brasile) – Alex Atala
Insignito anche del premio The Diners Club® Lifetime Achievement Award 2014, lo chef Atala ha il merito di aver attirato l’attenzione sulla cucina della regione amazzonica, con lui diventata ‘alta’ e ancora una volta sostenibile. Viaggi e studi convergono nel menu del D.O.M. votato a far conoscere prodotti come açaí (pianta di cui si usano le bacche) priprioca (una radice), tucupi (un succo estratto dalla manioca) e soprattutto a farli apprezzare. 

Maní (San Paolo, Brasile) – Daniel Redondo e Helena Rizzo
Lei è stata la miglior chef donna di quest’anno, lui il compagno di lavoro al Celler de Can Roca, in Spagna. Insieme, al ritorno in Brasile, hanno aperto uno dei ristoranti più apprezzati del momento sia per l’atmosfera casual, sia per la qualità della cucina, che è pura avanguardia contemporanea ma con i piedi saldi nella tradizione carioca impreziosita da leggere note europee, come nel caso dei bonbon di foie gras con guava e Porto. 

Boragó (Santiago, Chile) – Rodolfo Guzmán
Anche qui biodiversità, ma in questo caso cilena, con una parola chiave che è diventata un’ossessione: ‘endemico’, perché tutto ciò che usa Guzmán è prodotto del territorio, sia questo un fungo di bosco o un’erba che cresce a 3000 metri. Così come le cotture avvengono su pietre diverse, le affumicature con legni di più tipologie mentre piatti e menu cambiano tutti i giorni come il terreno del Cile, chilometro dopo chilometro. 

Cileno e sempre di Santiago è anche i ristorante Ambrosia che con la giovane chef Carolina Bazán Bañados ha guadagnato il premio One To Watch, locale emergente: una nuova tendenza culinaria latino-americana che si affaccia nel panorama mondiale?