

Dove bere bene in Italia: la mappa dei cocktail bar da non perdere
Da Milano a Napoli, tra neon, speakeasy nascosti e drink che sembrano opere d’arte: la nuova geografia del bere bene in Italia
Un tempo bastava dire “un Negroni, grazie” e aspettare il tintinnio del ghiaccio nel tumbler basso. Oggi bere bene è tutta un’altra storia. È rituale, estetica, visione: un’esperienza multisensoriale che parte dal bancone e ti porta lontano. I migliori cocktail bar d’Italia non sono più semplici locali, ma vere e proprie fucine di creatività, dove ogni drink ha una personalità e ogni dettaglio – dalla luce alla playlist, fino alle poltroncine su cui ti accomodi – partecipa alla magia. Alcuni sono entrati nelle classifiche globali, altri restano segreti sussurrati tra appassionati. Ecco la mappa, per chi vuole bere bene davvero in Italia.
Drink Kong – Roma
Numero 33 nella World’s 50 Best Bars 2025, Drink Kong è una visione firmata Patrick Pistolesi. Le luci al neon sembrano uscite da un anime cyberpunk, lo spazio si apre in stanze che si scoprono una dopo l’altra, come i livelli di un videogioco. Ma il colpo di scena non è solo l’estetica: è la sostanza. Ogni cocktail ha un profilo aromatico tracciato da coordinate sensoriali (base alcolica, mappa dei sapori e il celebre “Kong Factor“), che ti guida come un GPS del gusto. In menu trovi anche sake, vini naturali, bao e tacos. Non si sceglie un drink: si sceglie un’avventura.

Locale Firenze – Firenze
Al numero 35 della stessa classifica, Locale Firenze è uno di quei posti che ti fanno dimenticare dove sei. Dove il tempo si ripiega su sè stesso. Ti accoglie un palazzo del Duecento con interni rinascimentali, ma in fondo ti ritrovi in un laboratorio di mixology spinta. Fabio Fanni firma 11 cocktail dal piglio visionario: botaniche locali, fermentazioni, tecniche da cucina molecolare. Da provare il “Foglia” con gin, canapa, menta e basilico, oppure il “Fico & Olive”, ponte liquido tra la Toscana contadina e l’avanguardia.

Moebius – Milano
Industriale, colto, elegantemente milanese. Moebius (n. 38 nella World’s 50 Best Bars) è molto più di un cocktail bar: è un mondo. Dentro un ex opificio c’è un ristorante sospeso, una selezione musicale curatissima (dal jazz ai DJ set), una collezione di oltre 300 bottiglie e cocktail firmati da Giovanni Allario. Come il Pesto Martini, omaggio liquido alla Liguria e ai ricordi di famiglia. Il tutto sotto un ulivo secolare di otto metri arrivato dalla Spagna: quando il design incontra la natura.

1930 – Milano
Dopo anni di successi, il 1930 – il secret private club più famoso d’Italia – cambia sede ma non anima. Ha lasciato la storica location in via Sottocorno per trasferirsi nel piano interrato del Mag La Pusterla, altro indirizzo cult del Gruppo Farmily. Si entra sempre su invito, si scendono le scale, e il mondo si trasforma: volte in mattoni, luci soffuse, atmosfera intima e un nuovo menu “à la carte” che unisce cocktail e alta cucina. Cinque sezioni ispirate alla struttura di un ristorante – dagli Antipasti ai Dessert – più una lista di classici rivisitati con twist gourmet, come il “Parmigiano Colada” (spuma di Parmigiano Reggiano, olio al tartufo, pepe di Sarawak). Ogni drink è una narrazione, ogni sorso un’esperienza. E l’accesso? Riservato ai 193 membri del club. Tutti gli altri possono tentare la sorte al Mag: se c’è posto, si apre la porta.

L’Antiquario – Napoli
Alla posizione 78 nella classifica 2024, L’Antiquario è uno di quei posti dove il tempo sembra rallentare. Luci soffuse, velluto, jazz di sottofondo e drink impeccabili. Nato da una vecchia bottega di antiquariato, è oggi uno dei bar più raffinati del Sud, grazie alla visione di Alex Frezza: bartender, collezionista e storyteller partenopeo. Ogni cocktail è un classico rivisitato con rispetto e creatività.

Ruggine – Bologna
Un’insegna che quasi non si nota, muri scrostati, sedie scompagnate. Ma basta entrare da Ruggine per capire che qui c’è sostanza. Il bar è raccolto, sincero, vivo; dall’atmosfera industriale ma calda. Il segreto meglio custodito del centro storico bolognese. I cocktail cambiano spesso, sono freschi, sorprendenti, ma senza effetti speciali inutili. È uno di quei posti dove torni non solo per bere bene, ma per sentirti parte di qualcosa.

Archivio – Verona
Pochi coperti, luci basse, bartender che si ricordano il tuo nome. Archivio è uno di quei posti che si raccontano sottovoce: la qualità dei drink, l’equilibrio dei sapori, la cura nella presentazione, tutto è misurato. Niente effetti speciali, solo tecnica e gusto. Un classico contemporaneo. Qui la mixology è fatta di gesti precisi, persone reali e passione vera.

Les Rouges – Genova
In un palazzo storico affacciato su Piazza Campetto, Les Rouges mescola charme nobile e savoir-faire moderno. Pareti affrescate, lampadari sontuosi, drink ben pensati: è il luogo ideale per chi ama la mixology con un tocco d’antan. Il segreto del successo è il contrasto tra l’ambiente da salotto settecentesco e la modernità dei drink. Contrasto tra la grandeur degli interni e la precisione contemporanea dei cocktail crea un’eleganza rilassata.

Altri da segnare in agenda?
A Palermo il Mini Market Club, uno speakeasy nascosto in un finto negozio di alimentari nella Kalsa, è tra i più cool del momento. A Torino, Bar Cavour dentro lo storico ristorante Del Cambio, è una tappa d’obbligo per chi cerca mixology in versione haute couture. Da tenere d’occhio Radici a Padova e Materia a Brescia: entrambi votati alla sperimentazione sostenibile e a un approccio green alla mixology. Insomma, bere bene, in Italia, è diventata una forma d’arte. E questi sono i suoi atelier sparsi per lo Stivale.