Samuel Ross e il suo nuovo orologio Hublot

Samuel Ross e il suo nuovo orologio Hublot

di Angelo Pannofino

Artista, designer, stilista… La nuova star del design parla della sua collaborazione con Hublot e si racconta ad Icon. Ecco il Big Bang Tourbillon SR_A by Samuel Ross

Come si inquadra uno così? Cosa si scrive sotto la foto di Samuel Ross? “Caption this”, come da tormentone meme. Una parola non basta, coperta troppo corta. “Semplificare” è un verbo che Ross ama, ma può essere inteso in senso buono o cattivo, può essere piuma o ferro, a seconda. Definire Ross “eclettico”, ad esempio, è semplificare in senso cattivo, svicolare davanti alla complessità di un creativo che è una moltitudine, in lui convivendo l’artista, pittore e scultore, il designer industriale, il designer di moda, c’è perfino il filantropo. E ha solo 32 anni.

Nato in Gran Bretagna, a 21 (ovviamente etichettato “enfant prodige”) lo nota Virgil Abloh, altro personaggio da “Caption this”, che lo sceglie come suo assistente; a 24 anni Ross fonda il suo marchio di abbigliamento, A-Cold-Wall*; a 28 apre il suo studio di design industriale, Samuel Ross & Associates (SR_A), e in entrambi i contesti sviluppa la sua idea di design essenziale, pulito, lineare. Semplificare, questa volta nel senso buono, è lo spirito guida dell’istinto creativo di Ross: eliminare il superfluo per arrivare all’essenziale.

Samuel Ross
Samuel Ross con il nuovo Big Bang Tourbillon SR_A by Samuel Ross

Tra gli oggetti passati attraverso il prisma della sua visione ci sono anche due orologi Hublot. L’ultimo dei quali, il Big Bang Tourbillon SR_A by Samuel Ross, è stato presentato a fine ottobre a Shanghai, dove ci incontriamo. La collaborazione con la casa orologiaia svizzera è iniziata nel 2019, quando Ross è stato premiato con l’Hublot Design Prize e un anno dopo è stato nominato ambasciatore ufficiale del marchio.

Una collaborazione sorprendente se si considera lo stile quasi antitetico dei due: «La difficoltà maggiore», conferma Ross, «è stata proprio trovare un equilibrio tra l’essenza di Hublot, che è forte e audace, e la mia, che è più minimalista. Ma è una tensione molto interessante quella che si genera dalla collaborazione tra un minimalista e un marchio massimalista.

L’obiettivo è costruire una nuova immagine del brand: è questo che dovrebbe essere lo scopo di una vera collaborazione: non tanto il singolo prodotto, quanto il modo in cui si procede insieme nel medio e lungo periodo. Rispetto all’inizio del nostro rapporto, oggi ho abbastanza fiducia in me stesso da poter dire: “No. Less is more. Meno è meglio. Meno è meglio. Meno è meglio”. Come designer e artista ho il dovere di essere sincero con i miei partner. E mi sembra di essere stato ripagato».

Samuel Ross
L’orologio nato dalla collaborazione di Samuel Ross con Hublot

Ne è nato «un Tourbillon per chi desidera qualcosa di un po’ più discreto», sintetizza Ross. Progettare un orologio porta a confrontarsi con i tempi e con il Tempo, con la maiuscola: «C’è sempre questa tensione tra il canone che esisterà e gli artefatti che ti lasci dietro quando non ci sarai più. Credo sia questo il motivo per cui, quando si tratta di sviluppare un prodotto, finisco sempre per ridurre, togliere qualsiasi abbellimento “alla moda”. Procedo per sottrazione per assicurarmi che l’oggetto rifletta, idealmente, il livello più alto di sensibilità di questo tempo».

Per essere un trentenne, Ross rivela un’animo piuttosto analogico: «Non sono un grande fan dell’Intelligenza Artificiale né dei software 3D», dice, «preferisco disegnare con la matita». Faceva così anche il suo mentore Abloh: «Da Virgil ho imparato due cose. La prima: lavorare duro. Se vuoi affermarti, l’equilibrio tra vita e lavoro, di cui oggi tanto parlano i Gen-Z e i Millennial, non esiste, è impossibile, anzi, è un concetto anche piuttosto strano. La seconda cosa, tipica di Virgil: l’ottimismo».

Il mondo analogico torna anche quando Ross rivela qual è l’oggetto che più rappresenta il presente: «Il libro». Libri e librerie, sostiene, «sono ciò con cui le persone oggi scelgono di non impegnarsi. Con la digitalizzazione credono di informarsi mentre in realtà stanno solo assorbendo pubblicità. Anche io devo lottare per sforzarmi di leggere».

Samuel Ross
Samuel Ross con il nuovo Big Bang Tourbillon SR_A by Samuel Ross

Figlio di due artisti, il suo approccio così concreto, materico, forse gli arriva dall’infanzia, quando, col padre, si divertiva ad assemblare pc o a costruire macchine fotografiche con l’obiettivo stenopeico: «Questo modo di esprimersi e fare è il punto cruciale del mio essere, del mio modo di comunicare con gli altri. Sono quasi stato formato per essere un artista».

Momento epifanico dell’infanzia: «Quando avevo sei anni i miei mi dissero che non sarei più andato a scuola, che avrei studiato a casa per quattro anni. È una decisione che, a quell’età, ti spalanca la mente: l’idea che il mondo sia plasmabile, che gli si possa dare forma. I miei sono originari dei Caraibi e abbiamo trascorso molto tempo lì, dove sono stato educato».

Le origini, il colore della pelle, sono aspetti che hanno influito sulle sue scelte lavorative: «Essere nero credo sia stato un altro dei motivi per cui volevo dare il mio contributo in questo settore: i designer neri europei sono davvero pochissimi. Ho studiato i libri di storia del design e ho scoperto che negli ultimi 70 anni non c’è stato nessuno. E mi sono detto che avrei voluto essere io il primo a entrare in quei libri».