I designer italiani che hanno fatto la storia del progetto

I designer italiani che hanno fatto la storia del progetto

di Paolo Lavezzari

Ecco i designer italiani che hanno lasciato un’impronta nel progetto italiano e stanno ritornando alla ribalta con le loro creazioni rivoluzionarie e attuali

Tornano, tornano tutti, anche se, a pensarci meglio, non se ne sono mai andati. Sono i designer che hanno fatto la storia del progetto italiano. Semplicemente siamo distratti da tante altre cose, presunte novità, finché la moda e la necessità delle aziende di avere sempre qualcosa da presentare fanno in modo che l’attenzione torni giustamente si  essi. Negli ultimi anni i casi sono stati diversi: Gianfranco Frattini, poi Gaetano Pesce che quest’anno è stato la superstar della MDW; ancora, Tobia Scarpa  e oggi, almeno così sembrerebbe, il team Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi,  – ora solo D’Urbino Lomazzi dopo la scomparsa di De Pas nel 1991. Magari i nomi non vi dicono molto, né tantomeno l’acronimo DDL con cui si firmavano, ma se passa ai prodotti allora la storia cambia decisamente. Perché, per fare giusto qualche piccolo esempio, la poltrona trasparente Blow (che vanta più tentativi di imitazione della Settimana enigmistica) è loro, come pure l’appendiabiti Sciangai e, last but not least, la poltrona Joe, quella fatta come un gigantesco guantone da baseball. 


Tutto più chiaro ora? Dopo la riedizione aggiornata della poltrona Campiello, Zanotta ripropone ora sempre del pirotecnico trio, la Galeotta. Trasformabile in pieno spirito sessantottino, è una poltrona con cuscini ribaltabili che si apre, si allunga e diventa chaise longue e meridienne. Realizzata interamente in poliuretano espanso a quote differenziate, non ha struttura di sostegno né meccanismi interni. Non c’è trucco, non c’è inganno: solo giusto tre blocchi dal profilo irregolare che permettono tre diverse configurazioni, per una postura seduta o semisdraiata con due differenti inclinazioni del modulo schienale. Disegnata nel 1968 fu subito un progetto innovativo e dirompente che rispondeva in pieno a quell’esigenza allora sentitissima di rendere gli spazi domestici più dinamici, svecchiandoli una volta per tutte da quella visione ingessata che ancora vigeva. 


E a proposito di rivoluzione in salotto, altra riscoperta di questa ultima MDW, sempre direttamente da quegli anni (stavolta 1973) là è arrivato, firmato da Acerbis nella sua collezione Remasters, il progetto Free System di Claudio Salocchi. Qui è l’intero salotto  a saltare per aria, a non esistere più come era sempre stato. Qui parliamo di un programma di imbottiti che va oltre la tipologia del divano, dove gli elementi a disposizione – tatami, pouf e seduta con schienali diversi e intercambiabili – sono i protagonisti di un sistema modulare componibile in molteplici accostamenti e configurazioni da realizzare in totale libertà.