

Tanner Buchanan
Bello, non si discute, ma Tanner Buchanan ha pure il talento che gli permette di interpretare personaggi dai lati oscuri. Anche se, sorpresa!, il suo film del cuore è “Singing in the Rain”
Tanner Buchanan ha il super potere della bellezza. Una bellezza naturale, tanto sfacciata da diventare un tratto distintivo della sua persona. Ha un sorriso disarmante, capelli decolorati con un accenno di ricrescita (che può stare bene solo a lui) e una maglia vintage dei Nirvana.
Per cui invece di cominciare la chiacchierata parlando del suo lavoro da attore, del suo ultimo film Come far innamorare Billy Walsh, o del successo mondiale di Cobra Kai, serie tv che porta avanti il franchise di Karate Kid, getto alle ortiche la mia presunta professionalità per rendere omaggio alla “musica del demonio”.

Gli chiedo i suoi tre gruppi preferiti e il mio potenziale migliore amico Tanner Buchanan se ne esce con un triplete niente male: «Mastodon, Gojira (che adesso conoscono tutti per la loro esibizione all’apertura dei giochi olimpici) e Pantera». Il mio ufficiale migliore amico Tanner mi ha appena fatto emozionare: i Pantera sono stati il mio primo concerto, nel lontano settembre 1992 a Reggio Emilia, sei anni prima della sua nascita.
Già perché è nato in Ohio nel 1998 e mentre si appassionava ai chitarroni ha trovato il modo di cominciare la sua carriera da attore. Sempre per quella cosa per cui è bellissimo, ha iniziato facendo qualche pubblicità, ma nel giro di qualche anno ha deciso di spostarsi dove le cose succedono: Los Angeles. E infatti nel 2010 è scelto per un piccolo ruolo in Modern Family, una delle serie tv comedy più famose di sempre.

Da allora le cose sono accadute sempre più velocemente e nel suo curriculum sono stati aggiunti successi come Grey’s Anatomy, Major Crimes, The Goldbergs o Fuller House. La svolta avviene con altre due serie tv: Designated Survivor, dove interpreta il (problematico) figlio del protagonista Kiefer Sutherland e, soprattutto la già citata Cobra Kai, dove interpreta Robby, il (problematico) figlio di uno dei due protagonisti, William Zabka.
Ed è proprio il “problematico” a interessarmi, a distinguere Tanner Buchanan da altri attori della sua generazione. Perché per riuscire, con un viso del genere, a interpretare dei personaggi dai lati oscuri ci vuole davvero del talento. È come mettere insieme le due famose facce della stessa medaglia.

«Robby è essenzialmente un personaggio positivo, ma in realtà non importa: secondo me non conta quanto una persona sia buona o positiva perché dentro ognuno di noi c’è uno spettro molto più ampio di emozioni e comportamenti che si muove come un pendolo da qual punto al suo potenziale opposto. Robby era davvero un cattivo, molto diverso da quello che poi è diventato. Un traguardo del genere lo ottieni con un ottimo lavoro di scrittura e poi, certo, c’è la mia interpretazione.
Sono convinto che se si studia a fondo il personaggio si riescono a capire le sue intenzioni e le sue motivazioni più profonde. In quel momento Robby era convinto che quello che stava facendo era corretto e io semplicemente ho assecondato i suoi desideri».

Evidentemente Tanner è anche modesto, non solo bravo. La cosa strana però è come si sia saputo integrare con estrema facilità in un franchise amatissimo dal pubblico, ma molto più vecchio di lui.
«Quello non è stato un problema per me. Prima di riuscire a fare il provino per la parte di Robby avevo già visto il film un paio di volte. Questo perché mia mamma è cintura nera secondo dan di karate. Per cui per lei Karate Kid è stato un film quasi formativo, uno di quelli che non vedeva l’ora che io guardassi. Per cui, una volta sul set, sapevo esattamente come comportarmi».
Una bella fortuna, non c’è che dire. Ma ognuno di noi ha dei film formativi, piccoli pezzi del nostro dna che in qualche modo ci guidano o indirizzano.

«Ne sono convinto. Il film per me più importante, quello che mi ha convinto a intraprendere la carriera da attore è Cantando sotto la pioggia». Ma come? Il musical con Gene Kelly e Debbie Reynolds? Ho un piccolo mancamento dall’emozione e, mentre prenoto le vacanze in Grecia per passare un po’ di tempo con il mio migliore amico di sempre, Tanner Buchanan mi spiega meglio.
«Di base sono cresciuto recitando. Cioè, quando facevo le pubblicità semplicemente seguivo delle indicazioni, ma poi col tempo ho dovuto imparare a fare sul serio, a recitare. E ci sono due modi per farlo. Lavoro sodo quotidianamente con il mio acting coach ed è come andare in palestra: forse non noti subito i miglioramenti, ma se insisti i risultati alla fine arrivano. L’altro modo è guardare. Amo il cinema e gli attori.

Cantando sotto la pioggia è un film perfetto per me, ma se dovessi citarti un attore, ti direi James Dean o Heat Ledger. Due interpreti incredibili, molto avanti rispetto alle loro epoche, capaci entrambi di dare spessori ai loro personaggi mettendo in primo piano anche le loro debolezze, la loro vulnerabilità. Pensa al Joker di Ledger: è il cattivo del film, sai che verrà sconfitto e che questo è un bene, ma allo stesso senti dentro di te quasi un affetto nei suoi confronti».
Una capacità analitica non da poco per un attore giovane e dal potenziale enorme. «Mi piacerebbe fare tutto: commedie romantiche, la nuova ondata di horror, gli action». Per lui forse c’è ancora tanto da imparare, per noi sicuramente ancora tanto da vedere.