Portrait of a Lady: Ana Kraš by AT

Portrait of a Lady: Ana Kraš by AT

Con Ana Kraš ha inizio un ciclo di esclusivi “Portrait of a Lady” firmati Alessandro Turci. Dialoghi che poco hanno dell’intervista e molto della partita a scacchi, dove ogni mossa e contromossa rivela il fascino di femminilità preziose. I ritratti sono una galleria cosmopolita di icone seducenti, capaci di vivere la complessità del presente con rare linee di stile. Come il direttore d’orchestra legge la partitura una nota avanti all’esecuzione, le donne ritratte qui anticipano i temi di domani sovrapponendoli a quelli di ieri, tessendo un mosaico lussuoso e inedito di loro stesse e del nostro tempo sospeso.

di Alessandro Turci

Impossibile da racchiudere in una definizione, algida come un’imperatrice bizantina in esilio, la serba Ana Kraš vive tra New York e il mondo, e l’universo dei suoi demoni che la moltiplicano in continuazione. Modella aristocratica e designer acclamata delle Bonbon Lamps (prodotte in collaborazione con il marchio Hay), fotografa e progettista, Ana rifiuta l’immagine dell’artista bohème semplicemente perché l’ha reinventata meglio di chiunque altro.

Ana, quanti anni aveva quando fu bombardata Belgrado?
Avevo circa 14 anni.

È un evento che ha influenzato la sua vita? E la sua arte? Domanda stupida. Arte e vita coincidono per lei…
Non sono sicura di come rispondere a questa domanda. E’ stata un’esperienza che mi ha sicuramente insegnato molto, ma non direi che ha influenzato direttamente il mio lavoro.

New York è innamorata di lei. Lo sa?
No, per niente. Ma mi piace abbastanza New York.

Ho l’impressione che New York le abbia donato una sorta di endorsement. Lei è à la page. Quali altre città del mondo sono importanti per lei?
New York non è mai stata così importante per me. Ero già formata quando sono arrivata in città, e ho viaggiato molto andando via e tornando. Certo è un posto accogliente perché è a metà tra il tono internazionale e il fatto che a livello energetico mi ricorda abbastanza casa mia.

Belgrado è la città più importante per me. Amo molto il Montenegro: ho trascorso gran parte della mia infanzia su quella costa. Los Angeles, Tokyo, Città del Messico e Parigi sono tutte città molto importanti per me.

L’estetica del “Socialismo Reale” l’ha influenzata molto? Continua a ispirarla?
Sono cresciuta in una città che ha molto di quell’estetica, che è molto naturale per me. Sì mi piace molto.

Lei sa stare sia davanti che dietro alla macchina fotografica. Sa creare arte e ispirarla. Dove si trova più a suo agio?
Assolutamente dietro alla Camera, detesto starci davanti.

Si aspettava il successo delle Bonbon Lamps?
No, è stata una sorpresa per me. La gente ha reagito così bene perché ha percepito l’elemento manuale che c’è dentro.

Lei è considerata uno dei simboli più puri del moderno approccio bohème alla vita. Può dirmi qualcosa di molto pratico rispetto alla sua creatività.
Chi, io? Non mi vedo bohème per niente, ad essere onesta. Io sono molto pratica, quando lavoro costruisco le cose pezzo per pezzo, come in architettura: modulo per modulo.

Lei ha avuto alcuni compagni celebri. Se li ricorda?
Preferisco non parlare della mia vita privata.

Nel suo immaginario la vita di tutti i giorni è elevata ad arte. Mi parli del suo interesse per la moda e come è diventata, lei, la sua stessa Musa in Instagram.
Tutto quello che vedo attorno a me è interessante, quindi credo che tutto sia una Musa. Tutto eccetto me.

Mi racconti del suo film sperimentale Leto.
Non è un film sperimentale. Mi è stato semplicemente chiesto di montare alcune clip di quell’estate: non lo vedo come un progetto.

Lei crede di giocare con i generi sessuali? L’arte è androgina?
Non m’interessa la questione di genere, non credo sia importante.

Gli oggetti che possediamo ci possiedono? Siamo alla loro mercé?
Io non sono attaccata agli oggetti. Ho solo oggetti che uso, niente di decorativo.

Mi dica una bugia e una verità, ma senza rivelare qual è la bugia e quale la verità.
Mi sento bene quando faccio le uova strapazzate.

Ella disse: – se non fossi una donna, 
vorrei essere una donna.
Beppe Fenoglio