In conversazione con Enzo Fusco

In conversazione con Enzo Fusco

di Paolo Lavezzari

Imprenditore sui generis, Enzo Fusco racconta ad Icon presente e futuro di Blauer Usa, un “in progress” basato su visione, pragmatismo e un archivio pieno di idee

«L’esperienza fa la differenza in questo momento», dice, a proposito dei tempi correnti, Enzo Fusco, il papà di Blauer Usa (nonché presidente di Fgf Industry, che comprende oltre a Blauer anche Bpd, Ten c, Blauer Ht). Certo, gli scombussolamenti generali di questa fine 2023 preoccupano – e non solo lui – ma 40 anni di presenza da protagonista e innovatore della moda (Kenzo, Versace, Armani, Lancetti, Iceberg, Moschino, Yves Saint Laurent…) hanno insegnato molto a questo signore che si ricorda ancora bene i suoi anni da ragazzino della “paninaro age” con la passione per i piumotti, e poi quella per il military. Addirittura, spinto da quest’ultima, ha costruito un archivio in progress con oltre 40mila pezzi dagli anni 40 in poi. Tutte “esperienze” che sa mettere a frutto e che costituiscono un’ispirazione ben lungi dall’esaurirsi, come dimostra, collezione dopo collezione, con Blauer Usa. «L’archivio (che ha sotto casa, davvero a portata di mano, ndr) è dove faccio ricerca. Sono capi che hanno una cultura» e, sottolinea, «per chi sa capirli».


Enzo Fusco

Sicuramente lui li interpreta come va fatto e la clientela sembra intenderli altrettanto bene se Blauer Usa è, nel campo dello sportswear e outerwear alto, un brand che per il 2023 prevede una chiusura del fatturato a 70 milioni, cui aggiungerne 14 per la licenza footwear, di cui Fusco, confessa, è felicissimo. «La campagna vendita era già chiusa sei mesi prima e abbiamo anche incrementato il 18-20% in più rispetto al 2022. Una flessione c’è stata all’estero, Germania in primis, ma ampiamente compensata dall’incremento italiano. Come azienda, insomma, non possiamo dire niente». Sul futuro prossimo, pragmaticamente mette «un punto interrogativo; come ho già detto ai miei collaboratori, facessimo come il 2023 sarei già contento». Se, come si dice, talvolta fare un passo avanti è non indietreggiare, Fusco ha ottimi motivi per affrontare ciò che verrà con le spalle ampiamente coperte: «Siamo un’azienda che ha margine da sempre; non avendo bisogno, ho sempre reinvestito l’80% e quindi godiamo di una tranquillità finanziaria che oggi non è poco. Essere senza debiti, non sembra, ma ti fa dormire meglio».


Blauer collection

Il buon riposo non fa comunque dormire sugli allori conseguiti, ma tiene la mente fresca per le prossime correzioni di rotta. «Attualmente Blauer Usa vende il 60% in Italia e il 40% all’estero; stiamo lavorando per fare l’inverso, e per questo stiamo investendo in marketing e comunicazione». Tempi previsti? «Un paio d’anni». Intanto, con la certezza che oltre le Alpi il presidio Blauer in Paesi come Germania, Spagna, Austria, Francia, Benelux, Portogallo è solido, ora Fusco guarda anche oltreoceano: «Corea e Giappone sono molto interessati, perché sono Paesi che sanno apprezzare il nostro prodotto». Intanto, profeta anche in patria, lo store diretto, aperto a Roma il 17 ottobre, va ad aggiungersi a quelli di Milano, Cortina, Padova e Olbia. Gli States? «Prima bisogna trovare il partner giusto». E il fatidico quadrilatero milanese? «Se capita l’opportunità, perché no?». E comunque, come si capisce, Fusco non ha alcuna fretta.