Prada Multiple Views SS21 alla Milano Digital Fashion Week

Prada Multiple Views SS21 alla Milano Digital Fashion Week

di Silvia Perego

Per la presentazione Spring Summer 2021, Prada chiama diversi creativi per interpretare le molteplici declinazioni della collezione uomo e donna. Nascono cinque video firmati da Terence Nance, Joanna Piotrowska, Martine Syms, Juergen Teller e Willy Vanderperre

Una vera e propria conversazione d’autore. Potrebbe essere questa la definizione di Prada Multiple Views SS21, presentazione tanto attesa della Milano Digital Fashion Week, sottotitolata: ‘The Show that Never Happened’, in cui l’ultima collezione della casa di moda milanese è stata interpretata da cinque diversi creativi. Infatti, i diversi punti di vista di Terence Nance, Joanna Piotrowska, Martine Syms, Juergen Teller e Willy Vanderperre hanno dato vita a cinque video che indagano le infinite declinazioni dell’uomo e della donna Prada, in cui però l’attenzione viene richiamata sugli indumenti – abiti semplici con un uso e un valore, una longevità e un posto nella vita delle persone. Perché, quando i tempi diventano più complessi, gli abiti diventano semplici, non ostentati, “macchine” per vivere e strumenti per l’azione e l’attività.

Così, i capi della collezione Spring Summer 2021 di Prada parlano contemporaneamente di abbigliamento sportivo e formalità, di classicismo e futurismo. La silhouette per l’uomo è definita e stretta, con manifatture tecnologicamente innovative in nylon e materiali elasticizzati giustapposti al tradizionale abito. Al contrario, indumenti industrial presentano lavorazioni classiche, pellami, cotoni, taffettà e influenze che provengono dall’abbigliamento sportivo. La maglia è morbida, i colori neutri e i tessuti leggeri – il dinamismo dell’abbigliamento sportivo si traduce in abiti essenziali, perfetti da indossare nel quotidiano.

Per Prada Multiple Views SS21, Terence Nance, Joanna Piotrowska, Martine Syms, Juergen Teller e Willy Vanderperre propongono ognuno un film che cattura un aspetto della collezione, un proprio punto di vista. Così rivive la tradizionale sfilata di moda, dove ogni osservatore ha il proprio punto di vista fisico e ideologico sulla collezione, con le proprie opinioni e le proprie osservazioni. Il progetto è anche una celebrazione della molteplicità – «quando le persone non possono entrare in comunione tra loro, possiamo creare un modo di fare comunità diverso, uniti da idee, obiettivi e convinzioni», si legge nel comunicato stampa.

CAPITOLO I

Willy Vanderperre (1971, Belgio)
«Prada evolve e cambia ogni stagione. Questa stagione, mentre scattavo e filmavo, la collezione mi è sembrata onesta, spogliata dalle idee della moda, che a sua volta trasforma quell’idea di nuovo in moda. Ci è sembrata anche introspettiva e leggermente schizofrenica. Uno sguardo al passato con un occhio rivolto al futuro. Spero che il pubblico percepisca il film come una presentazione pura e onesta della collezione».


CAPITOLO II

Juergen Teller (1964, Germania)
«È stato un onore essere invitati a fotografare e filmare l’ultima collezione di Miuccia. Ai miei occhi, uomini e donne erano belli, eleganti e moderni. Mi è piaciuto interpretare la visione di Miuccia e cercare di darle un senso che fosse il più onesto e diretto possibile».


CAPITOLO III

Joanna Piotrowska (1985, Polonia)
«I gesti e la fisicità sono una forma essenziale di comunicazione non verbale e giocano un ruolo importante negli aspetti concettuali e compositivi del mio lavoro. Schioccare le dita, un’azione rapida e sottile ma che richiede attenzione. Viene anche usata per indicare approvazione o per tenere il ritmo. Ho pensato che questo cortometraggio potesse essere uno spazio interessante per lavorare con lo “schiocco” come motivo ricorrente che segna i movimenti e riorienta l’attenzione dello spettatore verso ogni nuovo look».


CAPITOLO IV

Martine Syms (1988, USA)
«Il video è un collage di molteplici formati e presenta movimenti iterativi e ripetitivi intervallati con persone bellissime che fissano immagini di se stessi su monitor e schermi, a Milano e nel mio studio di Los Angeles. Poiché i capi della collezione hanno un sapore anni ‘60, ho cercato di includere diversi riferimenti alla cultura cinematografica e alla sorveglianza/subveglianza da quel periodo fino ad oggi. Mi ispiro al ruolo che gli schermi hanno nel fare e disfare l’essere umano e a cosa significhi vivere, respirare, muovere persone in carne ed ossa in un mondo che ne è pieno».


CAPITOLO V

Terence Nance (1982, USA)
«Il film è nato velocemente e per gioco. Non ci sono parole per decodificarne il significato presente, passato e futuro, ma forse è solo questione di “tempo” e di trattenere i propri organi in quel contenitore che chiamiamo corpo mentre si contorce per amare ogni secondo che passa e non torna più».